Cambiamenti climatici e malattie delle piante
La presenza dell’uomo sulla Terra ha forzato, soprattutto nell’ epoca più recente, la naturale variabilità del clima, perché ha alterato i valori medi e gli intervalli entro cui si verificano i fenomeni atmosferici, inducendo i cosiddetti cambiamenti climatici. Tra le diverse conseguenze che questi hanno nell’ambiente naturale, la patologia vegetale è particolarmente interessata a studiare gli effetti sulle malattie delle piante. Le possibili cause ed i potenziali effetti dei cambiamenti climatici hanno cominciato ad essere indagate a partire dagli anni Settanta, al verificarsi di variazioni climatiche più importanti rispetto a quelle riscontrate nei decenni precedenti; a partire dalla metà della stessa decade si è rilevato che, malgrado il progresso delle tecnologie agrarie (messa a punto di cultivar più produttive e di strategie innovative di difesa e di gestione della fertilizzazione), il clima continuava a causare notevoli perdite nelle produzioni vegetali.
Gli studi finora condotti dimostrano come i cambiamenti climatici possano indurre variazioni nelle produzioni agricole a causa di effetti diretti sulla fisiologia e sulla morfologia delle colture e di effetti indiretti sul ciclo degli elementi nutritivi, sull’interazione coltura-infestante e sulla comparsa di patogeni e insetti dannosi. Il potenziale impatto dei cambiamenti climatici viene attualmente simulato e studiato adottando metodologie diverse: in prove sperimentali condotte in ambiente protetto (celle fitotroniche, camere di crescita, tunnel) o in condizioni di campo, oppure è stimato attraverso l’impiego di modelli di simulazione climatica abbinati a modelli di crescita. Poiché attualmente le conoscenze relative all’impatto dei cambiamenti climatici sulle malattie delle piante risultano carenti, l’impiego combinato di modelli di simulazione (climatica, produttiva ed epidemiologica) risulta lo strumento più adatto, nonché il più economico, al fine di comprendere in quale modo i patosistemi possano reagire ai cambiamenti.
Presso l’Università di Torino è stato scelto come caso studio quello della peronospora della vite, patogeno chiave di una coltura così importante per il settore agricolo piemontese, per capire come evolverà l’epidemiologia di questo patogeno in uno scenario di cambiamento climatico. I modelli hanno previsto un intensificarsi delle epidemie future a causa delle condizioni climatiche più favorevoli al patogeno durante i mesi di maggio e giugno; temperature in media più alte non riusciranno ad essere controbilanciate dall’effetto della riduzione delle precipitazioni, imponendo di conseguenza un maggior ricorso a trattamenti chimici volti a contenere il patogeno (fino a due in più rispetto a quelli attuali).
Grazie al ricorso ai modelli di simulazione è possibile fare ipotesi sui probabili scenari futuri. Per quanto riguarda l’aumento della CO2 atmosferica, i modelli prevedono maggiori rese delle colture perché il gas ha un effetto fertilizzante sui vegetali e genera un aumento dei meccanismi di difesa. Ma più rigoglìo vegetativo significa anche condizioni favorevoli per lo sviluppo di alcuni tipi di patogeni e di parassiti fogliari. L’aumento delle temperature ha anch’esso una doppia valenza: permetterà di estendere le colture in zone finora climaticamente meno adatte o avverse, ma nello stesso tempo l’intensificarsi di fenomeni atmosferici estremi (inondazioni e uragani nelle aree temperate o, all’opposto, ondate di siccità ad esempio nel bacino del Mediterraneo) e la possibilità per alcuni parassiti di riprodursi più frequentemente non potranno che nuocere alle coltivazioni, con conseguenti effetti negativi sulla produzione agricola.
Relativamente al cambiamento climatico, l’attenzione dei ricercatori dovrà pertanto focalizzarsi su tre fenomeni principali: una modificazione nelle perdite di produzione legate a malattie, una variata efficacia delle strategie di difesa (mezzi chimici e mezzi di lotta biologica) e una variazione della distribuzione geografica dei patogeni.
Per approfondimenti
Agricoltura mediterranea e cambiamenti climatici http://clima.casaccia.enea.it/staff/pona/TesiGio/Giov05.html