Dossier

OGM - Organismi Geneticamente Modificati

Analisi del DNA

La tecnica che permette una rapida identificazione della presenza di OGM in alimento individuando i frammenti di DNA inseriti è la reazione a catena della polimerasi (PCR).

E' una tecnica estremamente sensibile, in grado di individuare la presenza anche solo in tracce di OGM, l'unica caratteristica limite è che bisogna conoscere, almeno parzialmente, il DNA che è stato aggiunto, che deve essere presente nel prodotto finito. Infatti il DNA è soggetto a degradazione durante la produzione di alimenti, quindi un alimento pur derivando da un OGM può non contenere più il materiale genetico modificato.

A questo proposito si sta facendo largo l'idea di effettuare i controlli sulle materie prime piuttosto che sul prodotto finito.

E' sicuramente la tecnica più sensibile, rapida e standardizzabile che abbiamo a disposizione, e rappresenta quindi la tecnica di elezione.

Attualmente si effettua un'analisi basata sull'individuazione di due sequenze di DNA, i cosiddetti promotori 35S e il terminatore nos, che sono largamente utilizzate per produrre OGM.

In questo modo con un solo test generale si identificano OGM di diverso tipo.

Due protocolli di questo tipo sono stati validati a livello europeo per lo screening del mais e della soia.

Con una seguente PCR si può poi stabilire con precisione di che tipo di OGM si tratta.

Infatti il DNA che viene inserito nelle piante e negli animali per modificarli geneticamente è composto da sequenze comuni utilizzate in tutti o in più casi, e in sequenze altamente specifiche per una determinata funzione.

La PCR è per sua natura qualitativa, cioè non ci dice la quantità di DNA esogeno, ma solo se è o meno presente.

Per soddisfare l'esigenze di etichettatura richieste dal Regolamento 49/00/CE, è stata sviluppata una tecnica specifica, denominata PCR in tempo reale (real time PCR).

L'approccio consiste in una lettura della concentrazione di DNA durante la reazione, per costruire delle curve che permettano di estrapolare la quantità di DNA presente nel campione di partenza.

E' una tecnica molto costosa perché richiede l'utilizzo di una strumentazione sofisticata, ma è sicuramente l'approccio migliore per questo tipo di analisi.

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