Dossier

Buchi neri. Da Mitchell alla teoria delle stringhe, l'evoluzione di un'idea

1965-1974: un decennio memorabile

Stephen Hawking Nel decennio 1965-1975, si andarono delineando fondamentalmente due indirizzi di ricerca.

Un primo orientamento di ricerca fu di tipo squisitamente matematico volto a comprendere la natura delle singolarità vere, quelle non eliminabili come nel caso di Schwarzschild nel punto r=0, o quella a forma di anello come nel caso di un buco nero di Kerr. In questo ambito di ricerca si esaltò il britannico, Roger Penrose, il quale oltre a dimostrare che le singolarità erano inevitabili in ogni processo di collasso gravitazionale enunciò la famosa congettura del Censore Cosmico.

Come se non bastasse mise in luce un processo decisamente affascinante: la possibilità di estrarre energia da un buco nero rotante.

Un secondo orientamento, invece, si occupò di comprendere la natura dello stato finale della materia collassante una volta raggiunto lo stadio di buco nero.

In questo settore fornirono grandi contributi il gruppo di Wheeler, nel quale eccelse un giovane ricercatore il già menzionato Jacob Bekenstein, e quello di Stephen Hawking.

I due orientamenti non corsero paralleli senza confrontarsi mai, ma, anzi, si intersecarono più volte e dall'intreccio di queste ricerche vennero gettate le basi della fisica classica dei buchi neri.

Da queste Stephen Hawking avrebbe partorito nel 1974 uno dei risultati più straordinari di tutti i tempi: l'evaporazione dei buchi neri.

La posta in gioco d'altronde era grande visto che secondo quanto aveva detto Wheeler, la fisica poteva essere alle soglie della più grande crisi che avesse mai conosciuto.

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