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Un lampo dai confini dell’Universo

Un gruppo di ricercatori dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Brera ha osservato l’afterglow, ossia una traccia residua di radiazioni X e ottiche, del più lontano lampo di raggi gamma mai visto fino a ora.

GRB 050904 Il nuovo lampo di raggi gamma, siglato GRB050904, è stato rilevato il 4 settembre scorso da Swift, il satellite lanciato nell’ottobre 2004, frutto della collaborazione internazionale fra NASA, Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’agenzia britannica Particle Physics and Astronomy Research Council (PPARC). La luce di questa sorgente, ha impiegato 12700 milioni di anni per raggiungerci ed è partita quando l’Universo aveva meno di 900 milioni di anni, meno del 7% della sua età attuale.

“Questo vuole anche dire che è anche il GRB più intrinsecamente luminoso mai visto prima” dice Guido Chincarini dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera, capo del gruppo di ricercatori che ha studiato l’oggetto con il Very Large Telescope (VLT), il più grande telescopio ottico del mondo situato in Cile e appartenente all’European Southern Observatory (ESO). E aggiunge “La sua luminosità è stata tale da ipotizzare che l’energia rilasciata dall’oggetto in pochi minuti sia stata 300 volte superiore a quella che il nostro Sole potrebbe emettere nell’arco di tutta la sua vita di 10 miliardi di anni”.

I lampi di raggi gamma, meglio noti nell’ambiente come GRB (acronimo di Gamma Ray Burst), sono esattamente quello che il loro nome indica: brevi lampi di luce di altissima energia. Possono durare da meno di un secondo a qualche minuto, rilasciando, in questo breve lasso di tempo, un’altissima quantità di energia, tale da indicarli come i più potenti eventi dopo il Big Bang, l’esplosione primordiale da cui ha avuto origine l’Universo. È ormai universalmente accettato che la maggior parte dei GRB segnalano l’esplosione di una vecchia stella di grande massa e il suo collasso in un buco nero. Durante il processo, un disco di gas e materia che cade ruotando nel buco nero emetterebbe un fascio di radiazione gamma parallelo al suo asse di rotazione. Come i segnali di un faro, il fascio di raggi gamma attraversa lo spazio-tempo e ci arriva dalle profondità del cosmo con il suo prezioso carico di informazioni.

Questa scoperta non solo segna un nuovo record nell’astronomia moderna, ma è anche fondamentale per studiare l’infanzia dell’Universo. Infatti, poiché i GRB sono molto più brillanti delle galassie più lontane note, possono essere utilizzati come sonde per osservare le condizioni fisiche dell’Universo in queste sue precoci fasi. Poiché, inoltre, i GRB sono associati a eventi catastrofici come la morte esplosiva di stelle massicce, l’esistenza di questi oggetti così lontani può fornire informazioni importanti per comprendere meglio l’evoluzione dell’Universo. E per modificarne in modo sostanziale l’immagine storica di immutabilità che ne abbiamo: se, infatti, i nostri occhi fossero sensibili alla radiazione gamma, una volta al giorno vedremmo accendersi in punti diversi del cielo una sorgente di luce brillante, a testimonianza di queste violente esplosioni ai confini dell’Universo.

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