Uragano, tifone, tempesta tropicale, willy willy: lo stesso devastante fenomeno chiamato con diversi nomi in base alla località in cui arriva e produce danni. Nelle notizie di questi ultimi giorni gli uragani sono stati molto presenti, molto spesso i protagonisti: Rita, Katrina, ed ora Vince e Stan. Abbiamo conosciuto gli enormi danni che possono causare, ma esattamente cosa sono gli uragani? Come si formano? Come si possono prevenire gli immensi danni?
Partiamo dalla prima domanda: gli uragani appartengono alla famiglia dei cicloni tropicali, sistemi di bassa pressione che si formano nella regione oceanica compresa tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno. Il centro del ciclone viene definito occhio, zona di relativa calma attorno alla quale ruotano i venti in senso antiorario nell’emisfero Nord e in senso orario nell’emisfero Sud.
I “fratelli”più piccoli dell’uragano, ovvero i cicloni con venti di velocità inferiore, sono: la depressione tropicale, in cui i venti viaggiano a meno di 63 km/h e la tempesta tropicale, con velocità massima di 118 km orari. Gli uragani superano questa soglia e possono lasciare degli eredi molto potenti, i tornado, piccole e violente tempeste cicloniche.
Gli uragani si formano per la somma di una serie di fattori, primo fra tutti il ciclo di evaporazione-condensazione dell’aria umida che si forma sopra l’oceano in corrispondenza dell’Equatore. Infatti, nella zona equatoriale le temperature sono abbastanza elevate da rendere l’aria molto umida che, quindi, tende a salire, anche grazie ai forti venti di superficie che producono un movimento vorticoso. Una volta arrivata ad alta quota l’aria umida si condensa, date le temperature più basse, e forma così accumuli di goccioline di pioggia e nuvole. Durante la condensazione viene rilasciato del calore che va a riscaldare gli strati più alti, così da spingerli ancora più in alto. Tale calore viene definito “calore latente di condensazione”. Questo processo continua sempre in modo da aumentare progressivamente la velocità dei venti.
Il secondo fattore fondamentale riguarda i venti di alta quota che rimuovono l’aria calda che arriva dal centro della tempesta, liberando così nuovo spazio per l’aria umida di superficie. Il terzo fattore è la forte differenza di pressione che si crea tra l’occhio del ciclone, in cui la pressione è molto bassa, e quella ad alta quota. L’aria viene risucchiata dall’alto verso il centro della tempesta, aumentando ulteriormente la velocità dei venti soprattutto nella zona intorno all’occhio, definita parete.
Abbiamo visto, quindi, che le cause principali della formazione di un uragano sono il ciclo di evaporazione-condensazione dell’aria umida, i venti di superficie e di alta quota e il moto d’aria dovuto alla forte differenza di pressione.
Una volta formatosi, l’uragano può provocare ingenti danni, che in parte possono essere evitati. Infatti, il National Hurricane Center fornisce allarmi tempestivi affinché in anticipo si possa far evacuare i residenti nella zona in pericolo e prendere altri provvedimenti di emergenza. Inoltre, dal 1965, la Difesa degli Stati Uniti ha messo a disposizione un corpo speciale di
Per quantificare l’entità dell’uragano, ovvero il suo potenziale di distruzione, nel 1969, Herbert Saffir e Bob Simpson hanno fornito una scala, che prende il loro nome, in cui vengono segnalati cinque gradi di gravità del fenomeno in base alla velocità dei venti e ai possibili danni. Si va dal grado minimo, quando vengono causati danni ad alberi e mareggiate sulla costa, al grado massimo con danni catastrofici come la distruzione di case e grandi inondamenti tanto da dover fare evacuare i residenti nella zona. Abbiamo sentito nominare in questi ultimi mesi nomi di uragani di livello massimo di intensità; purtroppo sentiremo ancora parlare di questo fenomeno fino alla fine di novembre, quando terminerà