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Un database ci racconta lo stato di salute degli oceani

E' nato SOCAT, il più completo database on line che riporta i livelli di anidride carbonica misurati sulla superficie degli oceani negli ultimi 40 anni.

Pochi giorni fa è stato pubblicato in rete il più completo database riguardante i livelli di anidride carbonica (CO2) misurati sulla superficie degli oceani negli ultimi 40 anni. L’atlante, chiamato SOCAT (Surface Ocean CO2 Atlas), comprende 6.3 milioni di misurazioni eseguite in navi da ricerca o imbarcazioni commerciali in giro per gli oceani a partire dal 1968 fino ad oggi.

SOCATL’ideazione di SOCAT è partita nel 2007 a seguito dalla necessità, espressa da oceanografi e climatologi di tutto il mondo, di riunire in un unico formato tutti i dati disponibili sulla quantità di CO2 presente nelle acque marine del pianeta. Alla stesura del database ha collaborato anche la Commissione Oceanografica Intergovernamentale dell’UNESCO. Il database è a portata di click per chiunque lo voglia consultare. É stato infatti ideato per essere facilmente interrogabile da scienziati ma è aperto anche anche a curiosi o appassionati.

Perché è tanto importante questa collezione di dati? L’assorbimento di anidride carbonica da parte degli oceani è un processo fondamentale per ridurre la quantità dello stesso gas nell’atmosfera e contrastare quindi l’effetto serra. Questo processo di assorbimento da parte degli oceani, dicono gli scienziati, è importante per la salute nostra e dell’ambiente in cui viviamo perché attenua i cambiamenti climatici imputabili all’aumento di CO2 e di altri gas serra nell’atmosfera. D’altra parte, l’aumento di anidride carbonica nelle acque porta ad un processo di acidificazione degli oceani che potrebbe danneggiare molti organismi marini.  SOCAT fornisce quindi uno strumento prezioso per lo studio dei cambiamenti climatici degli ultimi 40 anni ma anche per monitorare la salute dei nostri mari.

Farfalla di mare“Purtroppo non ci sono buone notizie”, ci spiega Dorothee Bakker, una delle coordinatrici del progetto dell’Università dell’East Anglia, commentando quanto emerge dall’analisi dei dai di SOCAT. “La quantità di CO2 aumenta di anno in anno, con dei picchi in alcuni punti, come nel Nord Atlantico. Questo potrebbe essere dannoso per organismi come i coralli, le cozze e le farfalle di mare. Non abbiamo ancora analizzato l’andamento temporale di questo aumento, per capire quali sono stati i momenti storici più dannosi per gli oceani, ma sicuramente SOCAT fornirà importanti indicazioni”.

A essere più a rischio di acidificazione oceanica sono gli oceani che si trovano ad alte latitudini (Oceano Artico e Oceano Glaciale Antartico). Il pericolo è che cambi la composizione delle specie con impatto sulla biodiversità

Si può fare ancora qualcosa per evitare tutto questo?  Cercare di ridurre le emissioni di CO 2 prodotte dall’uomo bruciando carburanti fossili e implementare tecniche di  assorbimento dell’anidride carbonica da parte dell’atmosfera. 

 

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