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Ulivi in Piemonte

Il Piemonte, terra di vini, strizza l’occhio agli ulivi. Grazie ai cambiamenti climatici.

Gli alberi di ulivo hanno trovato sinora diffusione in Piemonte soprattutto nelle zone del nord-est caratterizzate dall’essere punteggiate da numerosi laghi - Lago Maggiore, Lago d’Orta, Lago di Mergozzo – sulle cui sponde l’albero di origine mediterranea trova le condizioni ideali per svilupparsi. La comunicazione “L’olivo nella storia dell’agricoltura dell’Italia settentrionale” del prof. Andrea Fabbri del Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale dell’Università di Parma, presentata in occasione del Convegno dell’Accademia dei Georgofili “L’olio di oliva nel Nord Est” (Padova, 17 maggio 2006), cita presenze di olivi nel passato agricolo piemontese anche “…a Castelvecchio di Moncalieri, a Rivoli, in Val di Susa e Val Pellice; a Torino il 7 febbraio 1369 è emesso un ordinato che impone di piantare olivi e mandorli a chiunque abbia vigne; gli Statuti Criminali di Chieri, dello stesso secolo, impongono gravi multe a chi estirpi, rubi o danneggi piante di olivo,…”. Climi ed esigenze diverse rendevano probabilmente questa pianta più consueta nel paesaggio agricolo del Piemonte del passato rispetto ai giorni nostri.

Oggi sono i cambiamenti climatici a favorirne il ritorno: l’innalzamento delle temperature tende infatti a favorire uno spostamento dell’olivo nelle zone settentrionali. La pianta, anche se proveniente dalle aree calde mediorientali, non sopporta temperature troppo elevate durante la fioritura, che provocano un aumento degli aborti fiorali e difficoltà della successiva fase di allegagione. Inoltre, pur resistendo al grande caldo, soffre la carenza d’acqua.

Giovane uliveto

Sull’onda di questa nuova potenzialità offerta dal clima agli agricoltori piemontesi, ha preso forma e struttura in questi ultimi anni l’olivicoltura piemontese. Dal 2003 è rappresentata dall’associazione piemontese olivicoltori Asspo, che conta 170 soci sparsi nel Monferrato, nel Pinerolese, nel Saluzzese e nel Canavese, con un patrimonio olivicolo regionale che contava lo scorso anno circa sessantamila piante, che hanno prodotto 150 quintali di olive da cui sono stati spremuti 15 quintali di olio. L’interesse verso l’olivicoltura è testimoniato anche dalla ricerca che il settore ha prontamente stimolato. Presso l’Azienda Agraria dell’Istituto Tecnico Agrario Statale Luparia di Rosignano (Al) esiste oggi un allevamento di olivi di oltre 180 piante messe a dimora tra il 2001 e il 2005, suddivise in circa 30 varietà, scelte tra quelle maggiormente resistenti al freddo. Nell’azienda dal 2006 si è aggiunto un campo sperimentale, sostenuto da un finanziamento della Regione Piemonte e condotto dall’Itas Luparia insieme con l’Asspo e il supporto tecnico scientifico della Facoltà di Agraria di Torino, che servirà per osservare la risposta di 100 esemplari, appartenenti a 10 varietà, a diverse tecniche di potatura e gestione.

Già nella primavera di quest’anno è previsto inoltre l’impianto, nei terreni della medesima azienda agraria, delle prime piante ottenute da varietà autoctone, ottenute cioè da piante madri già presenti sullo stesso territorio e non derivanti da vivai fuori regione, su cui verrà condotto lo studio della biodiversità olivicola piemontese. Un secondo campo sperimentale è attivo presso l’Istituto Agrario di Verzuolo, dove le stesse varietà di ulivo vengono coltivate adottando altre forme di allevamento, sesti d’impianto, concimazioni, ecc. in modo di arrivare a definire i parametri varietali e tecnici più adatti alla realtà dei territori piemontesi.

I dati relativi al primo anno di realizzazione del progetto saranno presentati il prossimo 21 aprile presso la Facoltà Universitaria di Agraria di Grugliasco, Via Leonardo da Vinci 44, Grugliasco.

Per approfondimenti : www.luparia.it/scuola/uliveto.htm ; http://www.asspo.it/; http://www.arboree.unito.it/

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