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Trent'anni, com'è cambiato il nostro pianeta!

Attraverso le immagini raccolte dalla missione Landsat dal 1984 a oggi si evidenziano i grandi cambiamenti subiti dalla superficie terrestre

Secondo le stime e gli studi effettuati, la formazione della Terra dovrebbe risalire a più di 4 miliardi di anni fa. Certo, rispetto ad una storia così longeva, 30 anni sembrano un irrisorio lasso di tempo per osservare importanti mutamenti.

Eppure, a guardare le immagini fornite da Google Earth Engine, la piattaforma che mette a disposizione fotografie satellitari del nostro Pianeta raccolte dal 1984 ad oggi, si rimane stupiti di quanti cambiamenti siano avvenuti.

Google Earth EngineSpesso ad avere un forte impatto sulla natura sono gli interventi dell'uomo e si può dire che nel giro di pochi decenni la civiltà ha letteralmente ridisegnato il nostro pianeta.

Per rendere evidenti e realmente percepibili queste mutazione, la nuova pagina di Google ha messo a disposizione di specialisti, scienziati e del grande pubblico, un modello digitale dinamico che viene aggiornato quotidianamente. Si tratta in particolare di una serie di animazioni che in pochi minuti, attraverso lo scorrimento di fotografie satellitari in time lapse, ripercorrono 28 anni di storia.

I dati sono quelli raccolti dalla missione Landsat, il programma lanciato nel luglio del 1972 con lo scopo di raggruppare informazioni sulla Terra per la ricerca sul cambiamento globale, le applicazioni in agricoltura, cartografia, geologia, pianificazione regionale, di sorveglianza e di educazione.  Questo satellite era equipaggiato con due strumenti per le osservazioni: un RBV (Return Beam Vidicom), ovvero una telecamera con trisolfuro di antimonio come materiale target e un Multi-Spectral Scanner o MSS (sistema di scanner multispettrale). La sua messa in orbita diede il via ad un'era di osservazioni terrestri a scopi non-militari.

Lago di AralAttraverso poi strumenti ad alte prestazioni, in collaborazione con la rivista Time, la NASA e il Servizio Geologico degli Stati Uniti, gli studiosi hanno analizzato e interpretato le informazioni a disposizione per poterle poi visualizzare su una mappa online in continuo mutamento.

Che cosa si può osservare accedendo alla pagina?

Un esempio è il disastro ecologico del lago di Aral, tra le steppe e le montagne dell’Asia Centrale. Oggi questo bacino rischia di scomparire, è ridotto a due piccoli laghetti, il Piccolo Aral e il Grande Aral, separati da una  distesa di circa 40.000 km quadrati  di sabbia e sale. Questo è ciò che rimane dei fondali un tempo occupati da pesci, oggi cimitero di navi arrugginite, vecchie gru e serbatoi con metalli velenosi e radioattivi. Tutto ciò a causa del costante prelievo di acqua per l'agricoltura, che ha avuto ovvie ricadute anche sulla fauna e sulla flora lacustri.

E' poi possibile anche verificare la condizione del ghiacciaio Columbia, in Alaska, avviato alla scomparsa, l’espansione delle infrastrutture di irrigazione in Arabia Saudita, la crescita e l'urbanizzazione di Las Vegas, e tenere d'occhio anche i luoghi più vicini a noi, in Italia.

Questa iniziativa ha già suscitato l’interesse di molte persone e associazioni ambientaliste che hanno a cuore le sorti del nostro Pianeta e speriamo che possa servire da campanello d'allarme per un utilizzo più responsabile da parte di istituzioni e cittadini delle risorse naturali a nostra disposizione.

 

 

 

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