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Studiare da super medici

Parte a Torino il primo Programma didattico che ha lo scopo di preparare i medici a lavorare all’interfaccia tra la medicina e la ricerca sperimentale.

E' l'Università di Torino la prima in Italia ad attivare un corso specialistico che ha lo scopo di preparare i medici a lavorare all’interfaccia tra la medicina e la ricerca sperimentale. Tecnicamente viene definito Programma  MD/PhD, e avrà inizio il primo novembre 2012.

Università di Torino - logoSi tratta di un percorso didattico aggiuntivo al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia destinato alle eccellenze e riservato a 10 studenti di Medicina selezionati per concorso nazionale (due prove scritte e una orale) su una rosa di 88 candidati.

Al Programma è stata data una denominazione internazionale, che pone l’accento sulla combinazione della formazione alla professione medica (dall’ inglese MD: medical doctor) con l’addestramento alla ricerca scientifica che si conclude con l’acquisizione del titolo di dottore di ricerca (dal latino PhD: Philosophiæ Doctor).

Programmi MD/PhD con questi obiettivi sono attivi dagli anni ‘70 negli Stati Uniti, dagli anni ’90 nel Regno Unito e in Svizzera e sono partiti negli ultimi dieci anni in alcune Università francesi. In Italia, l’Università di Torino è la prima ad attivarne uno con analoghe caratteristiche, tra cui quella, non trascurabile, di offrire agli studenti facilitazioni finanziarie per poter studiare e lavorare in ricerca senza preoccupazioni: gli studenti che entrano nel Programma sono esentati dal pagamento delle tasse universitarie, fruiscono dell’ospitalità nelle residenze dell’Università di Torino, e ricevono una borsa di studio come contributo alle spese aggiuntive. Inoltre possono accedere a finanziamenti per lo svolgimento di “stage” in istituzioni nazionali e internazionali.

Medici e ricercaPoiché la passione e la competenza per la ricerca si sviluppano praticandola, la peculiarità di questo percorso didattico è che i corsi non sono teorici ma consistono in periodi di addestramento presso laboratori e reparti della Scuola di Medicina dell’Università di Torino. Con questo programma l’Università di Torino intende offrire, agli studenti di Medicina più meritevoli e motivati a fare ricerca scientifica, l’opportunità di confrontarsi con le proprie aspirazioni già durante il corso di laurea. Una volta conseguita la Laurea, i medici neo-laureati saranno pronti a passare al corso di dottorato e a completarlo in tempi ridotti.

Il Programma ha un costo elevato e in questo progetto l’Università di Torino ha trovato il sostegno finanziario dell’Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari del Piemonte (ARESS), che è interessata a promuovere la formazione di eccellenza dei medici, come garanzia della qualità dell’assistenza dei cittadini.

Anche il Ministero per la Ricerca Scientifica ha erogato all’Università di Torino un finanziamento per l’alta formazione. Ma  il Programma ha potuto iniziare la sua attività  soprattutto grazie alla generosità di due cittadini torinesi, il compianto prof. Gianluigi Turco e sua moglie Simonetta Como, che hanno lasciato i loro beni alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, tra i quali edifici storici come il Caffè Mulassano.

Studenti vincitori MD-PhDL'acceso al Programma è estremamente selettivo, sono disponibili solamente 10 posti all'anno e l’iscrizione avviene al secondo anno del corso di Medicina, per concorso nazionale per esami, aperto a studenti che abbiano frequentato il primo anno in qualunque Università italiana. Sia per accedere al concorso, che successivamente per rimanervi,  agli studenti è richiesto di superare tutti gli esami entro l’anno e con una media di voti alta (27/30) oltre a rendere conto delle attività scientifiche svolte trimestralmente al comitato didattico - scientifico del Programma.

I primi dieci ammessi sono studenti che avevano già tutti dimostrato la loro eccellenza durante gli studi liceali e hanno tutti superato nelle prime due sessioni gli esami del primo anno del corso di laurea in Medicina con voti altissimi: la loro media è ben più alta di quella minima richiesta (27/30).

Almeno in questo caso, nell'Università italiana sembrerebbe finalmente aver preso piede la meritocrazia.

 

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