Articoli

Ridurre il colesterolo a tavola

Preziosi consigli in un documento congiunto della Nutrition Foundation of Italy, del Consiglio nazionale delle ricerche e di altre istituzioni scientifiche italiane

obeso Lo stile di vita sempre più sedentario e l’alimentazione a elevato contenuto di grassi espongono i popoli occidentali a crescenti rischi cardiovascolari. Ictus e infarti sono ormai in cima alla classifica delle cause di mortalità nei principali Paesi industrializzati. L’Istituto superiore di sanità (Iss) italiano, ad esempio, stima che il tasso medio di colesterolo della popolazione sia superiore al limite consigliato dei 200 mg/dl e che oltre la metà dei cittadini abbia valori «non ottimali». A partire da queste considerazioni un gruppo di esperti del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), della Nutrition foundation of Italy (Nfi) e di altre istituzioni scientifiche italiane hanno redatto un documento dal titolo «Non-pharmacological control of plasma cholesterol levels» per dare indicazioni pratiche su come ridurre la colesterolemia attraverso una corretta alimentazione e un sano stile di vita.

Il testo, basato sulle migliori evidenze scientifiche, è stato pubblicato lo scorso luglio sulla rivista «Nutrition metabolism & Cardiovascular diseases». «L’obiettivo», spiega Roberto Volpe del Servizio prevenzione e protezione (Spp) del Cnr di Roma, «è fornire ai medici coinvolti nella prevenzione cardiovascolare uno strumento completo e aggiornato, ma anche facile da consultare». Perché il controllo dietetico della colesterolemia è «un obiettivo spesso raggiungibile, purché si parta da una corretta informazione del pubblico e degli operatori sanitari».

Le raccomandazioni degli esperti comprendono concetti noti come la moderazione nell’apporto giornaliero di grassi saturi e insaturi (della serie trans) e la preferenza per gli oli extravergini di oliva, ricchi di acidi grassi monoinsaturi, o gli oli di semi a elevato tenore di polinsaturi della serie n-6. Ma ci sono anche indicazioni su nutrienti meno comuni. Ad esempio, spiega Andrea Poli, direttore scientifico della Nfi, «le fibre contenute in cereali e legumi, in particolare quelle solubili come pectine, gomme e betaglucani, possono avere un effetto di riduzione del colesterolo, se introdotte nell’organismo in quantità di circa 25-30 g al giorno. Anche l’integrazione nella dieta di 25 grammi di proteine di soia, in parziale sostituzione delle proteine animali, riduce la colesterolemia totale e Ldl».

In ogni caso, precisa Roberto Volpe, l’obiettivo non deve essere solo la riduzione del colesterolo totale e Ldl, ma anche un aumento del colesterolo Hdl, quello “buono”, il cui compito fondamentale è rimuovere il colesterolo Ldl dalle placche localizzate a livello delle arterie. «Un risultato facilmente conseguibile», spiega, «moderando l’apporto di alcool e svolgendo un’attività fisica regolare di tipo aerobico».

yogurt Dalle ricerche condotte risulta che gli interventi sui macronutrienti della dieta (essenzialmente la riduzione dei grassi) inducono un calo della colesterolemia totale e Ldl di ampiezza variabile, ma in genere dell’ordine del 5-10%. «Qualora questo risultato non fosse sufficiente per ricondurre i livelli di colesterolo ai valori-obiettivo in relazione al livello individuale di rischio, e non sussista l’indicazione a un trattamento farmacologico ipocolesterolemizzante», continua Volpe, «è possibile introdurre, in aggiunta alle correzioni dietetiche prima ricordate, alimenti arricchiti in fitosteroli. I prodotti a base di latte o yogurt (i cosiddetti “minidrink”), che contengano almeno 2 grammi di fitosteroli, possono ridurre il colesterolo totale e Ldl del 10-15% circa. Vanno consumati preferibilmente durante o alla fine dei pasti principali».

Gli esperti hanno preso in esame anche situazioni specifiche, come quella delle donne ipercolesterolemiche in menopausa, per le quali interventi di riduzione dei formaggi possono teoricamente associarsi al rischio di osteoporosi. «Una dieta alimentare a basso contenuto di grassi finalizzata a diminuire il rischio cardiovascolare», precisa Volpe, «deve tenere conto anche del fabbisogno di calcio, fondamentale per la prevenzione dell’osteoporosi». E in questo senso può essere utile la scelta di alimenti a contenuto lipidico non elevato, come latte scremato e yogurt magri o alcuni tipi di pesce (per esempio calamari e polpo) e verdure (rughetta, radicchio e broccoletti) e le acque con un buon contenuto di calcio. «La scelta di alimenti ad adeguato tenore calcico e a ridotto contenuto di grassi», conclude Poli, «assieme a un appropriato apporto di vitamina D e una regolare attività fisica, meglio se all’aria aperta, permettono di prevenire sia le malattie cardiovascolari che l’osteoporosi».