Articoli

Quanto costa un laboratorio di Ricerca?

In Piemonte, come in Italia si investe meno rispetto agli altri paesi per la ricerca. Pertanto l’attività principale di un capo laboratorio, che in genere è un professore universitario, è quella di reperire i fondi per pagare gli strumenti, gli stipendi ed i reagenti necessari, mentre dare l’indirizzo scientifico ai ricercatori e svolgere attività didattica diventa quasi un'occupazione secondaria.

Per avere le sovvenzioni, bisogna dimostrare di essere bravi (pubblicando spesso articoli su riviste scientifiche internazionali) ed avere progetti di ricerca validi ed innovativi.

L’Università annualmente eroga poco. Sono previsti i progetti chiamati “ex 60%” dove il contributo si aggira intorno a 5.000 Euro. Ovviamente è molto esiguo ed in genere è soltanto il primo passo per richiedere al MUR (Ministero dell’Università e Ricerca) il cosiddetto PRIN (Progetto inter- o intra universitario di rilevante interesse nazionale) a questi si aggiungono i FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base.) che sono di entità simile ai PRIN e sempre banditi dal MUR.

Laboratori biotecnologie L’iter è il seguente: una cordata di 4 o 5 laboratori presenta un progetto: se i revisori, cioè altri scienziati deputati a valutare il progetto, lo reputano degno, il MUR finanzierà il 70 per cento mentre il restante 30 sarà a carico delle strutture richiedenti (che lo copriranno in parte con denaro reperito da altre sovvenzioni). Con questi progetti si otterranno circa 60 mila euro per due anni. La richiesta si può formulare, in caso di assegnazione, con cadenza biennale.

La cifra è comunque inadeguata. Per fare attività di ricerca avanzata, servono infatti almeno 60-80 mila euro all’anno soltanto per il materiale di consumo (reagenti, anticorpi, soluzioni), la cifra lievita a 80-100 mila euro se un laboratorio deve mantenere uno stabulario (area riservata all’allevamento e riproduzione di topi da laboratorio). Oltretutto l’acquisto di prodotti per la ricerca è molto caro in Italia, basti pensare, per esempio, che uno stesso anticorpo o reagente, sul mercato americano costa dal 30 al 60 per cento meno. Bisogna quindi integrare il finanziamento ministeriale con fondi di altri enti pubblici, quali la Regione, la Comunità Europea e organizzazioni private, quali l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) e Telethon. La Regione Piemonte gestisce il cosiddetto “CIPE” (Comitato Interministeriale per la programmazione Economica) che con delibera del 27 maggio 2005 n35, ha approvato i criteri per l’assegnazione delle risorse e la loro ripartizione alle regioni. Al Piemonte sono stati assegnati, per il triennio 2005-2008, circa 98 milioni di euro, di questi, compreso un cofinanziamento della Regione, alla Ricerca Scientifica Applicata sono arrivati circa 30 milioni di euro, che si sono trasformati in contributi per 311 progetti. Le Regione Piemonte contribuisce ogni anno alla ricerca anche con il Bando “Progetti di Ricerca Sanitaria Finalizzata” che in genere riescono a coprire una borsa di studio di un ricercatore per un anno.

Di ben altra entità i fondi erogati dalla Comunità Europea nell’ambito del sesto e settimo programma quadro (FP6 e FP7). Di solito queste sovvenzioni vengono erogate ad una cordata internazionale di laboratori che sottendono ad un programma derivato dalle linee guida della Comunità. In genere un laboratorio si assicura un contributo di circa 500/700 mila euro per 4 anni. A Torino, attualmente, sono circa 10 i laboratori che hanno ottenuto un contributo di questo tipo.

Microscopio invertito Pensato al fabbisogno quotidiano, il capo del gruppo di ricerca deve preoccuparsi di tutta la strumentazione scientifica. Sul nascere un laboratorio medio piccolo ha bisogno di circa 400 mila euro (un buon microscopio ad esempio costa circa 25 mila euro). Per poi assestarsi sui 50 mila euro ogni due anni per aggiornare la strumentazione. In questo caso, in linea di principio, il P.I. (Principal Investigator) si rivolge a fondazioni bancarie quali la Compagnia di San Paolo o la Fondazione Crt che spesso sponsorizzano gli "start up" per progetti innovativi. L’Università degli Studi di Torino promuove il “Bando per l’acquisto di grandi apparecchiature e strumentazioni” con un contributo a titolo di cofinanziamento del 40% per strumentazioni dal valore non inferiore a 200 mila euro e grandi apparecchiature dal valore non inferiore a 500 mila euro. Il bando 2006 ha elargito 890 mila euro.

Da quanto precede risulta chiaro che l’intera attività di un laboratorio di ricerca vive nell’incertezza quotidiana: se non si pubblica e non si presentano buoni risultati, diminuiscono le possibilità di accedere ai finanziamenti, ma allo stesso tempo senza soldi non si può fare buona ricerca e ottenere risultati scientifici degni di pubblicazione.

Ma chi sono i “cervelli” che, di fatto portano avanti l’attività di ricerca? In ogni laboratorio si seguono diversi filoni di studio perciò il direttore scientifico deve contare su ricercatori per così dire di prima nomina, che saranno aiutati da schiere di post dottorati, dottorandi, borsisti, tecnici di laboratorio e studenti. I posti di ruolo sono pochi, così come i soldi che si possono investire per gli stipendi. Per quanto riguarda le borse di dottorato ogni professore può avvalersi di una borsa elargita dal MUR con cadenza bi o tri-ennale, per gli altri dottorandi bisogna cercare uno sponsor. In genere a pagare questi salari sono le fondazioni bancarie, ad esempio il progetto Lagrange, bandito dalla fondazione CRT.

Un’altra forma di finanziamento sono gli Assegni di Ricerca, l’Università di Torino quest’anno ne elargirà 100, che andranno a coprire il 50% del costo dell’assegno che è di 18.666,29 euro all’anno lordi, il resto è coperto dal laboratorio. Un assegnista percepisce circa 1.100 euro netti al mese, un dottorando 900. Le borse di studio per la ricerca vengono perlopiù sostenute da associazioni senza fini di lucro che operano a livello nazionale (quali Telethon e AIRC) o locale come la Fondazione Cavalieri Ottolenghi, la Fondazione Internazionale di Ricerca in Medicina Sperimentale, la Fondazione Ghirotti, la Fondazione per la Ricerca Biomedica. Infine una grossa mano per l’attività del laboratorio viene dagli studenti: futuri medici, biologi o biotecnologi, che offrono la propria opera gratuita in cambio della possibilità di fare una tesi sperimentale.

Suggerimenti