La ricostruzione in laboratorio di una cellula minima è un obiettivo che nel mondo scientifico diversi team di ricerca tentano di realizzare: l’importanza della riuscita di un progetto del genere si basa su tre aspetti diversi, ma complementari. In prima istanza confermerebbe che la vita, almeno a livello cellulare, è una proprietà emergente di sistemi chimici organizzati; in seconda istanza potrebbe fornire utili indicazioni circa la struttura delle prime cellule e in terza istanza potrebbe dar vita ad una ricca serie di importanti implicazioni nella biotecnologia e nelle applicazioni farmaceutiche, come il trasporto di farmaci o di interi microsistemi metabolici mediante cellule intere.
Un team di scienziati del Centro Enrico Fermi di Roma è riuscito con successo a realizzare in laboratorio la prima cellula sintetica made in Italy.
Questo successo inaugura sotto una buona stella il progetto in cui rientra e di cui rappresenta solo il primo di una lunga serie di passi, noto come “The Minimal Life” che ha lo scopo di condensare in una cellula primitiva il numero minimo di componenti in grado di far scattare la vita, cercando di ricreare in laboratorio quello che si presume sia successo sulla Terra all’incirca 3,5 miliardi di anni fa.
Diversamente da altre ricerche internazionali in corso, il team del Centro Enrico Fermi, adottando un’impostazione “bottom up”, anziché partire da cellule già esistenti sintetizzate e innestate in laboratorio – come è il caso del progetto del Gruppo Venter con il JCVI-syn1.0, microrganismo semi-sintetico in grado di riprodursi –ha costruito ex novo una cellula primordiale, partendo da una sfera di lipidi in grado di innescare la sintesi proteica.
Il risultato è una microscopica bolla verde fluorescente.
Il team coordinato da Pierluigi Luisi ha utilizzato per l’involucro una sfera lipidica simile ad una bolla di sapone – il liposoma – assemblata a partire da molecole di acidi grassi. In presenza di acqua, queste molecole si riorganizzano spontaneamente formando delle sfere capaci di inglobare l’apparato biosintetico della cellula. Il primo passo di "Minimal Life" ha dimostrato con successo, osservando la fluorescenza, che la sintesi proteica si era innescata.
Il prossimo obiettivo è l’inserimento nelle sfere lipidiche di qualche centinaio di geni – un set di genoma minimo - e dimostrare la capacità della cellula minimale di dividersi.