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Per combattere i tumori scende in campo l'astuzia

All'Università di Torino si studiano nuove strategie antitumorali, tra "talloni d'Achille" e "cavalli di Troia"

La terapia antitumorale si basa sull’approccio integrato di chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Quest’ultima è una scelta obbligata in caso di tumori disseminati o metastasi, ma è inefficace in una percentuale variabile dal 30% al 70% dei casi, a seconda del tipo di tumore e dello stadio. Il principale ostacolo al successo della chemioterapia è la farmacoresistenza, che può essere costitutivamente presente nel tumore o acquisita in corso di chemioterapia ed è spesso multipla e simultanea verso più farmaci antitumorali.

Cellula tumoraleSono stati prodotti e testati numerosi agenti da associare ai chemioterapici per aggirare l’insorgenza di resistenza, ma sinora si sono accumulati tanti fallimenti terapeutici, a causa dell’alta tossicità di questi stessi agenti. Un approccio alternativo per combattere la farmacoresistenza tumorale è quello di studiare in che cosa si differenzi il metabolismo del tumore resistente da quello di una cellula sana, per identificare i punti deboli di una cellula apparentemente indistruttibile come quella tumorale.

Uno dei “talloni d'Achille” che abbiamo identificato nel nostro gruppo di ricerca, operante presso il Dipartimento di Genetica, Biologia e Biochimica/Ce.R.M.S. dell’Università di Torino, è la “fame” di colesterolo. Quanto più è resistente, tanto più un tumore ha bisogno di assumere dall’ambiente colesterolo, che gli serve per proliferare ed attivare i meccanismi di resistenza ai farmaci.

Per assicurarsi il suo carico di colesterolo, il tumore resistente espone in superficie specifici sensori che catturano il colesterolo dal circolo sanguigno, in misura molto maggiore rispetto ad una cellula sana. Inoltre, grazie al colesterolo, è in grado di espellere i farmaci chemioterapici mediante appositi proteina-canale.

Schema farmaco antitumorale 2Adottando una strategia a “cavallo di Troia” abbiamo pensato di mascherare i farmaci chemioterapici e di rivestirli con un involucro lipidico che mimasse il colesterolo e li indirizzasse, come “navicelle spaziali”, ad attraccare sui sensori del colesterolo presenti specificamente sul tumore. Dai risultati preliminari in laboratorio, questa strada è stata efficace nel forzare la resistenza del tumore, facendogli assumere una sostanza che - all’apparenza utile - si è trasformata in un’arma letale.

Il nostro obiettivo è quello di poter realizzare in futuro una chemioterapia efficace anche contro i tumori più resistenti e libera degli effetti collaterali, che ogni paziente oncologico oggi sperimenta. L’impegno di tutto il nostro gruppo è quello di costruire una “carta d’identità” il più approfondito possibile delle caratteristiche del tumore resistente, al fine di identificare nuovi “talloni d’Achille” e disegnare gli opportuni “cavalli di Troia”.  

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