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Parità nella scienza: le giovani non ci credono

Solo il 18% delle ragazze è convinto che le donne siano portate per la ricerca, mentre i maschi ignorano del tutto il problema. È uno dei risultati di un’indagine condotta da Rossella Palomba, ricercatrice del Cnr e ambasciatrice europea per le Pari opportunità nella scienza

ricercatrice Cerms Donne e scienza. Il binomio, nonostante i progressi degli ultimi decenni, resta difficile. Purtroppo il problema delle differenze di genere nel mondo scientifico è sottovalutato dalle stesse donne ed è addirittura ignorato dagli uomini. Solo il 18% delle studentesse, ad esempio, è convinto che le ricercatrici siano portate per questo lavoro, poiché hanno una mentalità flessibile e sono abituate a fare più cose contemporaneamente, considerazione che i maschi non contemplano affatto. È quanto emerge dall’indagine svolta presso le scuole superiori da Rossella Palomba dell’Istituto per le ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e ambasciatrice europea per le Pari opportunità nella scienza.

Nell’ambito del progetto «Diva», acronimo di «Science in a different voice», nato per sensibilizzare i giovani alle carriere scientifiche, la ricercatrice romana ha incontrato 2.000 studenti di 43 scuole distribuite tra Aosta, Torino, Bologna, Siena, Roma, Guidonia, Ciampino, Tivoli, Avezzano, Napoli, Matera, Catania e Sassari. Ai questionari “aperti”, consegnati agli alunni per commentare gli incontri e i filmati proposti, hanno risposto soprattutto le ragazze, il 73% del totale.

Dall’indagine emergono tra i due sessi diverse interpretazioni della vita del ricercatore. Così, se per le ragazze ricerca vuol dire soprattutto libertà (18%), per i ragazzi è anzitutto gusto della scoperta (24%). Per entrambi i sessi, la fantasia è tra le qualità riconosciute come necessarie a un buon ricercatore: ne è convinto il 58% delle studentesse e il 33% dei ragazzi intervistati; inoltre sono le donne (43%), più degli uomini (24%), a ritenere utile la collaborazione per ottenere risultati in campo scientifico. Il 33% degli studenti maschi, infine, reputa che fare ricerca sia anche una questione di «passione», tenuta in grande considerazione anche dalle ragazze, che ad essa aggiungono però una buona dose di divertimento (54%).

laboratorio provette «Dai risultati dei questionari», spiega Rossella Palomba, «emerge che sia gli studenti sia le studentesse sono molto interessati a saperne di più sulla scienza e sul lavoro di scienziato, anche se gli incontri tenuti solo con le ragazze sono stati più proficui. Il dato preoccupante è che il tema delle pari opportunità in generale non è sentito come rilevante neppure dalle giovani donne: per questo è importante che gli insegnanti ne discutano in classe».

Ma il progetto «Diva» non si è fermato alle scuole. «Dal dialogo con oltre 400 ricercatrici, impegnate in diversi settori disciplinari», aggiunge Palomba, «sono emerse indicazioni sui nodi critici che impediscono alle donne di fare carriera e, primo fra tutti, la mancata valutazione dei meriti. Le più giovani hanno una minore percezione di tali disuguaglianze e sono più convinte che le loro capacità prima o poi saranno premiate. Il tema delle quote “rosa” resta controverso, mentre la necessità di una maggiore trasparenza nei concorsi è condivisa da tutte. Dagli incontri pubblici con 380 esponenti politici, amministratori locali e rettori, infine, risulta che il problema delle pari opportunità è più sentito a livello nazionale che non tra i presidi e i rettori delle singole Università, che difficilmente ammettono l’esistenza di discriminazioni». La strada che porta alla parità, insomma, è ancora lunga ed è tutta in salita.

Sulle stesse tematiche leggi anche l’articolo «Donne e scienza: binomio difficile?».

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