Articoli

Nuove frontiere per frutta e verdura

Cambiano le ottiche di mercato per i prodotti ortofrutticoli

In occasione della fiera internazione del settore ortofrutticolo Macfrut, tenutasi a Cesena nel maggio 2004, uno dei temi dibattuti ha riguardato l'allargamento dell'Unione Europea ai dieci nuovi Paesi: Ungheria, Polonia, repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Lituania, Estonia, Lettonia, Cipro e Malta.

I confini dell' Europa stanno cambiando: da maggio 2004 sono venticinque i Paesi che condividono obiettivi economici comuni.

Tra i diversi settori produttivi, quello dei prodotti ortofrutticoli subirà importanti modificazioni perché l'ingresso dei dieci nuovi membri avrà sicuramente un risvolto, che si auspica positivo non solo per loro ma anche per i vecchi Paesi membri.

La situazione attuale

L'UE è il secondo esportatore e il primo importatore di ortofrutticoli.

L'UE è un operatore attivo sul mercato mondiale. Per quanto riguarda le importazioni, i principali prodotti freschi interessati sono: banane (3,3 milioni di tonnellate), agrumi (1,9 milioni), mele (0,7 milioni), uva (0,3 milioni)

e ananas (0,3 milioni). Anche i succhi di frutta, soprattutto di agrumi e mela, occupano un posto di rilievo. Nel segmento degli ortaggi, cipolle e pomodori sono i più importati (rispettivamente per 0,26 e 0,17 milioni di tonnellate).

L'EU esporta frutta principalmente sottoforma di agrumi (1,0 milioni di tonnellate), mele (0,5 milioni), uva (0,2 milioni), pesche e pesche noci (0,2 milioni) mentre tra gli ortaggi spiccano cipolle (0,4 milioni) e pomodori (0,2 milioni). Altre importanti voci di esportazione sono costituite dalle salse a base di pomodoro e dai pomodori pelati ( con 0,3 milioni di tonnellate ciascuna).

Una quota consistente dell''interscambio in termini di volume è rappresentata altresì dagli ortaggi congelati ed essiccati.

Elaborazioni 2003 della Commissione Europea- Direzione Generale dell’Agricoltura

Per quanto riguarda gli ortaggi, l'EU-15 ha prodotto circa 55 milioni di tonnellate soprattutto in Italia(15 milioni), Spagna (12 milioni) e Francia (8 milioni).

Anche nel segmento della frutta fresca (57 milioni di tonnellate), la produzione si è concentrata in Italia (18 milioni), Spagna (15 milioni) e Francia (11 milioni).

Con 15 milioni di tonnellate - di cui 7 in Italia, quasi 4 in Spagna, 2 in Grecia e oltre 1 in Portogallo - i pomodori sono l'ortaggio maggiormente coltivato. Per ciò che attiene alla frutta, il primo posto nell'EU-15 spetta alle mele (poco più di 9 milioni di tonnellate). La produzione si concentra soprattutto in Francia (2,5 milioni di tonnellate), Italia (2,3 milioni) e Germania (1,8 milioni). Nel comparto degli agrumi (10 milioni di tonnellate), le arance rappresentano 6 milioni di tonnellate e i piccoli agrumi (tangerini, mandarini, clementine e satsuma) 2,6 milioni. Il principaleproduttore è la Spagna (5,6 milioni di tonnellate), seguita da Italia (3 milioni) e Grecia (1,3 milioni). Pesche e pesche noci (4,2 milioni di tonnellate), cipolle secche (3,9 milioni), carote (3,7 milioni), lattuga (3,2 milioni), cavoli (3 milioni) e pere (2,9 milioni) costituiscono altrettanti prodotti coltivati diffusamente sul territorio comunitario.

Elaborazioni 2003 della Commissione Europea- Direzione Generale dell’Agricoltura

frutta e verdura

Le prospettive

I dieci nuovi entranti hanno parecchie caratteristiche comuni per quanto si riferisce alla produzione agroalimentare: proprietà agricole molto frammentate, produttività ridotta, scarsi investimenti in macchine agricole e rinnovamento delle varietà coltivate. Per contro, dispongono di manodopera a bassissimo costo che lavora terreni agricoli con prezzi competitivi. Fino ad ora i mercati locali dei Paesi entranti hanno assorbito gran parte della produzione, sta però affermandosi la distribuzione moderna di matrice occidentale e ci saranno nuove opportunità sia per le esportazioni che per le importazioni.

Le previsioni degli esperti stimano che i maggiori cambiamenti avverranno, almeno per i prossimi dieci anni, a carico della logistica: la Germania, grazie alla particolare posizione geografica, dovrebbe diventare un importante polo di smistamento e distribuzione delle merci da e per i Paesi dell'Est, insieme con la Repubblica Ceca e l'Ungheria.

L'ingresso dei nuovi Paesi avrà nel futuro un impatto differente a seconda delle loro possibilità attuali e delle potenzialità future.

Alcuni di essi sono produttori di rilievo, che stanno attuando politiche di sviluppo diverse, destinate ad interferire pesantemente con le produzioni agricole dell'Europa dei 15.

La Polonia è un Paese con grandi potenzialità produttive ( insieme con l' Ungheria, ha ancora il 25-30% della forza lavoro dedicata all'agricoltura) che si affaccia alla realtà europea con oltre 23 milioni di tonnellate di frutta e verdura , destinate a crescere nel futuro. Una quota ingente se si pensa che l'Europa a 15 produce annualmente poco oltre 120 milioni di tonnellate e I 10 nuovi Paesi ne producono quasi 40 milioni. Si tratta in gran parte di patate e cipolle, ma anche di prodotti più ricercati, come funghi e asparagi, che spuntano prezzi molto interessanti.

L'Ungheria, con quantitativi decisamente inferiori, punta invece allo sviluppo del settore attraverso la qualità degli interventi: riorganizzazione strutturale della produzione, incentivando la cooperazione tra le aziende agricole e programmi di educazione alimentare.

La Repubblica Ceca, senza disporre delle notevoli estensioni agricole della Polonia, indirizza i propri sforzi di crescita verso la grande distribuzione, con l'apertura di supermercati e grandi superfici commerciali, oggi in numero superiore a quelli presenti in Italia.

Si prevedono però sbocchi di mercato anche per gli operatori della "vecchia" Europa.

Essi guardano con interesse ai cosiddetti Paesi Baltici: lì, a fronte di una produzione agroalimentare scarsa, sta crescendo la domanda da parte di una nascente borghesia con buone disponibilità economiche, propensa ad adottare modelli di consumo tipici della vecchia Europa. Senza contare che i Paesi che si affacciano sul Baltico, con i numerosi porti commerciali, potranno diventare un accesso preferenziale verso i Paesi Scandinavi.

Anche la Slovenia, che nell'ultimo decennio ha dato un forte impulso al proprio sviluppo economico, è un mercato interessante per le esportazioni, ma soprattutto per la posizione geografica del Paese, strategicamente a metà strada tra l'Europa occidentale e i Paesi dell’Est.

Malta e Cipro, in quanto isole del Mediterraneo, sono viste in prospettiva di futuri traffici marittimi verso l'Oriente.

Per l'Italia esperti, economisti e tecnici, stimano che l'organizzazione e l'aggregazione tra i produttori, insieme alla produzione di qualità, potrà essere lo strumento adatto a sostenere il cambiamento, traendone vantaggio.

Senza dimenticare che se l'Europa a 25 è ormai una realtà consolidata, si avvicina a grandi passi l'apertura di un'area di libero scambio nel Mediterraneo, prevista nel 2010, che coinvolgerà Paesi come Egitto, Siria, Turchia, Marocco, Libano, Tunisia e Algeria le cui economie sono a base largamente agricola: nuovi rischi, ma anche nuove opportunità per gli operatori italiani.

Suggerimenti