Non è più tempo di eroi, verrebbe da dire. Il volo spaziale riesce finalmente a compiere quel balzo che fu decisivo per l'aviazione: dall'avventura rischiosa ed eroica alla normalità del biglietto da comprare per godersi un viaggio.
Ne parlano da anni. Ora ci prova la Virgin, la vulcanica compagnia inglese creata da Richard Branson. Alle bibite gassate, i telefonini e, naturalmente, le linee aeree, Branson ha aggiunto una sezione "Galactic", una società destinata specificamente a portare turisti nello spazio. E cominciano anche a muoversi i soldi: nei giorni scorsi è stato annunciato che la Virgin Galactic ha raggiunto un accordo con lo Stato del Nuovo Messico, negli USA, per la costruzione del primo spazioporto privato della storia.
Realizzata nel deserto, la struttura costerà 225 milioni di dollari ed avrà un solo scopo: essere il punto di partenza per tutti quelli che vorranno fare un salto al di fuori dell'atmosfera terrestre. Lo spazioporto sarà costruito, secondo i dettagli forniti dalla Virgin Galactic durante una conferenza stampa, quasi interamente sottoterra. Da lì prenderanno il volo i cinque veicoli spaziali che Branson ha già ordinato alla Mojave Aerospace Ventures. Il modello scelto è la Spaceship One, la navicella che lo scorso anno ha vinto il Premio X-prize per essere stato il primo veicolo privato a raggiungere lo spazio (oltre i 100 chilometri di altitudine).
Disegnata da Burt Rutan, considerato uno dei più grandi progettisti aeronautici del mondo, con un corposo aiuto finanziario di Paul Allen, cofondatore della Microsoft assieme a Bill Gates, la Spaceship One ha dimostrato, nelle due prove di volo eseguite, di potercela fare a diventare la prima navetta spaziale con turisti a bordo. Ci vorranno molti altri test, ma probabilmente sarà questa l'astronave che inaugurerà l'era del volo spaziale "normale", alla portata di tutti, almeno da un punto di vista medico. Da quello dei soldi le cose andranno molto diversamente: sono solo cento le persone che hanno già pagato l'enormità di 200.000 dollari per prenotare il posto.
Ma altri verranno, assicurano alla Virgin Galactic. I prezzi dei biglietti scenderanno gradualmente, e naturalmente ci si aspetta un aumento della sicurezza e dell'affidabilità dei veicoli.
L'iniziativa porta al centro dell'attenzione un fenomeno che molti attendono da anni: lo spazio che diventa luogo da frequentare. Astronauti coraggiosi, superpreparati, pronti a sfide durissime, ce ne saranno ancora. Ma il loro lavoro non sarà più nelle vicinanze della Terra, bensì sulla Luna o verso Marte. L'orbita terrestre diventerà una tranquilla rotta di viaggio, non più pericolosa di un odierno volo transatlantico.
C'è da dire che Branson e Rutan stanno facendo da battistrada con un'iniziativa ancora per certi versi limitata. La Spaceship one, infatti, è capace di fare dei "salti" nello spazio, uscendo dall'atmosfera per poi tornare giù senza entrare in orbita. I passeggeri potranno godersi una quindicina di minuti di assenza di gravità e di spettacolare vista del nostro pianeta.
Entrare in orbita per trascorrere una settimana (magari una luna di miele) fuori dalla Terra è invece qualcosa ancora di là da venire. Un veicolo orbitale deve viaggiare a oltre 30.000 chilometri l'ora. Un'astronave capace di farlo dovrà avere, per cominciare, uno scudo termico adeguato per affrontare il rientro in atmosfera, mentre la Spaceship One, con il suo volo suborbitale, ha problemi molto minori in questo campo.
Ma la Virgin Galactic non è l'unica azienda che ha adocchiato il turismo spaziale come sviluppo commerciale. Altre società stanno provando veicoli nuovi. E qualcuna punta proprio alla costruzione di alberghi in orbita. Probabilmente ci vorrà ancora molto tempo, ma ormai si può essere ragionevolmente sicuri che lo spazio un giorno sarà popolato di chiassosi turisti pieni di macchinette fotografiche. I primi "intrepidi" dovrebbero decollare dal deserto del Nuovo Messico nel 2009.