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Le cellule Natural Killer: nuovi approcci per la cura delle Leucemie

Il professor Lorenzo Moretta, direttore scientifico del Gaslini di Genova, spiega come le cellule Natural Killer, innate nel nostro sitema immunitario, possono riconoscere ed aggredire le cellule tumorali.

Venerdì 11 maggio 2007, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino, si è tenuta la nona seduta scientifica del nuovo anno dell’Accademia dal titolo “Cellule Natural Killer: nuovi scenari nella terapia di tumori e leucemie acute”.

Moretta Lorenzo

Intelligente, estroso e determinato, così il professor Umberto Dianzani ha presentato il prof. Lorenzo Moretta relatore della serata, Direttore Scientifico dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova che per 4 anni ha lavorato presso l'Università di Torino.

Precursore di fama internazionale nello studio delle cellule Natural Killer: “Con tenacia – continua Dianzani- è riuscito a capire quali sono i recettori che regolano la chimica di queste cellule”

Le cellule Natural Killer possono essere una nuova frontiera nella cura dei tumori, nella terapia delle leucemie in particolare. “Il nostro sistema immunitario è così composto: l’immunità innata e quella specifica (gli anticorpi per intenderci)” esordisce il prof. Moretta. L’immunità innata è composta di molti tipi cellulari, ad esempio le cellule dendritiche (cellule accessorie che svolgono un importante ruolo nell’induzione delle risposte immuni), con una potente funzionalità nel combattere le infezioni. Non hanno bisogno di tutti i meccanismi delle cellule dell’immunità specifica per funzionare. Esse intervengono nelle fasi più precoci delle infezioni, sono poco citate, ma bloccano la maggior parte delle infiammazioni, si calcola il 95 per cento, senza che intervengano gli anticorpi ed i linfociti (cellule in grado di riconoscere specificamente e discriminare determinanti antigenici diversi).

Come queste cellule riconoscono gli agenti patogeni? Grazie ai recettori di superficie della cellula, sensori in grado di accorgersi se ci sono agenti potenzialmente pericolosi. Segnalano alla cellula del sistema immunitario innato che c’è un corpo estraneo ed attivano una risposta molto veloce. Agiscono a livello citologico (cellulare), sono citotossiche (riconoscono ed uccidono la cellula bersaglio) rispetto all’agente estraneo.

Sono state scoperte negli anni ’80 grazie alla loro funzione citotossica contro cellule tumorali. Hanno inoltre la capacità di non intaccare le cellule normali. Quando esse si attivano producono grandi quantità di citochine (fattori solubili prodotti da una cellula che possono interagire con altre cellule) e chemochine (fattori solubili che permettono migrazione cellulare verso un sito) consentendo di richiamare altre cellule con funzioni difensive.

“Fino alla fine degli anni 80 si sapeva poco sul come e perché esse potessero ammazzare cellule tumorali non avendo alcun effetto contro le cellule normali - continua il professore - Negli anni 90 si è notato che uccidevano le cellule che non avevano i recettori del complesso maggiore d’istocompatibilità”. Sistema di molecole coinvolte nella discriminazione tra il self /non self, vale a dire il proprio e l’estraneo, e nel riconoscimento dell’antigene da parte dei leucociti. Le NK possono esprimere dei recettori in grado di vedere l’antigene di istocompatibilità di classe prima e questo porta ad un segnale di stop: le cellule NK non attaccano le cellule sane. Molte cellule tumorali non hanno questo complesso, quindi non c’è il segnale di stop ed esse attivano la loro funzione citotossica. In altre parole, se le cellule perdono questi antigeni di classe prima (come spesso accade nel processo di trasformazione tumorale), non c’è inibizione e la cellula NK è in grado di essere attivata.

Le Natural Killer possono essere originate in misura copiosa dalle cellule staminali e presentano, come detto, la particolarità di attivarsi soltanto in caso di bisogno e precisamente a seguito di una serie di segnali attraverso i quali il sistema immunitario si mette in movimento per salvaguardare la salute dell'organismo. La novità consiste nell'utilizzo delle capacità di queste cellule, opportunamente coltivate e sensibilizzate, nel trattamento di alcune leucemie, senza particolari effetti collaterali. La potente attività antitumorale delle cellule NK è stata recentemente sfruttata nella terapia delle leucemie mieloidi acute trattate col trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche. Le cellule NK, originate da cellule staminali del donatore, compaiono precocemente ed esercitano un potente ruolo antileucemico e prevengono le ricadute della leucemia stessa. Questi approcci terapeutici sono ora applicati in via sperimentale anche a leucemie acute del bambino che non rispondono alla chemioterapia. Rappresentano in sintesi una concreta speranza nell'approccio “naturale” a malattie particolarmente gravi e progressive.

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