La corsa allo spazio potrebbe diventare interessante come ai vecchi tempi. Negli anni '60 la grossa partita si giocò su chi, tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, sarebbe arrivato primo sulla Luna. Erano giorni frenetici ed appassionanti. Come quella volta in cui la missione Apollo 8 fu lanciata proprio nel periodo di Natale per orbitare attorno alla Luna. Apparentemente inutile, la decisione di rovinare le feste agli astronauti fu dovuta al timore che proprio in quei giorni i Russi riuscissero a mandare una loro missione "o la va o la spacca", rubando la scena agli USA.
Ma l'astronave russa Zond, destinata all'impresa, non portò mai gli uomini sovietici verso il nostro satellite. E l'Apollo 11, con lo sbarco vero e proprio, sistemò la corsa una volta per tutte nel 1969. Fino all'Apollo 17, nel 1972, il nostro satellite rimase terreno di caccia americano. Da allora la Luna è rimasta sola e mai più visitata, ma proprio lei potrebbe ora tornare al centro di una nuova gara, questa volta tra Americani e Cinesi, e non per una veloce passeggiata, ma per una base abitata permanente.
Il programma spaziale Cinese partì decisamente in ritardo rispetto ai protagonisti dell'epoca: solo nel 1970 (mentre gli Americani già scorrazzavano sulla Luna) fu lanciato il primo satellite artificiale. Poi le cose andarono lentamente, con i Cinesi che, a partire dal 1986, si concentrarono soprattutto sull'uso commerciale dei loro razzi vettori.
Ma una vecchia idea di fondo agiva come un tarlo: i primi "razzi" (in realtà erano fuochi artificiali, ma il principio di azione e reazione era quello) erano stati inventati secoli fa in Cina. Perchè una nazione con una tale storia dovrebbe ora rimanere indietro rispetto alle altre?
Il 1992 segna così l'inizio ufficiale del "Progetto 921": mandare uomini nello spazio con astronavi interamente cinesi. O quasi. Tutta l'iniziativa è infatti permeata sin dall'inizio di una stretta collaborazione con l'Agenzia spaziale russa. Gli astronauti cinesi cominciano subito ad allenarsi a Star City, il centro spaziale vicino Mosca. E l'astronave in costruzione, nelle poche foto che circolano in quel tempo, ricorda molto da vicino una Souyz russa, il vecchio "mulo da soma" dell'astronautica sovietica, magari risistemato con un po' di tecnologie più avanzate.
I dettagli degli accordi tra Cina e Russia non sono noti (peraltro l'intera operazione cinese è coperta dal massimo segreto), ma sicuramente c'è stato lo scambio di tecnologie tra i due Paesi è stato enorme. Il risultato, nel 1999, è il lancio della prima astronave "Shenzou" ("vascello degli Dei") senza uomini a bordo. A questa missione di prova ne seguono altre tre, tutte ragionevolmente di successo.
E si arriva alla storia recente: nel 2003 la Shenzou 5 porta un solo astronauta in orbita, e dopo due anni la missione numero 6 ne porta due.
Ed ora a cosa puntano i Cinesi? In fondo le tappe nello spazio sono obbligate, ed anche loro dovranno rispettarle, come fecero tanti anni fa Americani e Russi. Ora c'è da compiere una passeggiata spaziale, uscire dall'astronave indossando le tute. Forse sarà tentata nel 2007.
E poi la Luna. Già nel 2006 potrebbe essere lanciato un satellite che le orbiterà attorno per un anno raccogliendo dati ed immagini, la preparazione necessaria per lo sbarco umano. E qui le cose si potrebbero fare frizzanti.
Gli Stati Uniti pensano infatti di tornare sulla Luna entro il 2017 con un'astronave tutta nuova di zecca. Ma qualche giorno fa un quotidiano cinese ha parlato di una data anche per il loro programma spaziale: esattamente la stessa.
Naturalmente il divario tecnologico tra USA e Cina in campo spaziale è enorme. Come dicono i tecnici della Nasa "non è in discussione il primo posto". Però c'è un dettaglio da considerare: la Cina vede la sua avventura nello spazio come una questione di orgoglio nazionale, anche a costo di impiegare enormi risorse che potrebbero essere invece usate per aiutare le sue zone ancora afflitte dalla povertà. Ed i ragazzi cinesi fanno la fila per incontrare i loro astronauti ("Taikonauti") nelle poche manifestazioni pubbliche. E' una situazione già vista: c'era negli Stati Uniti degli anni '60. L'entusiasmo e la volontà politica sono motori potentissimi, che potrebbero oggi mancare alle nazioni occidentali, ormai abituate ai voli spaziali come se fossero passeggiate in autobus.
I prossimi anni potrebbero vedere un rinnovato interesse americano, e probabilmente anche russo, verso una Luna che potenzialmente ha la capacità di diventare un nuovo polo sud: un luogo dove le nazioni più grandi installano le loro basi di ricerca. Ma quale sarà la bandiera che si affiancherà alle sei già presenti lassù, tutte a stelle e strisce?