Articoli

La Fondazione Lilly stanzia 360 mila euro per la ricerca sul diabete

Al via una nuova iniziativa che assegnerà, ogni quattro anni, un cospicuo finanziamento al miglior progetto di ricerca nel campo delle scienze della vita.

microscopio esame È stata presentata il 14 novembre presso il Senato della Repubblica, sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica, del Senato e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, una nuova iniziativa della Fondazione Eli Lilly, volta a finanziare la ricerca sulla base della peer review.

Previo apposito Bando pubblico, la Fondazione assegnerà ogni quattro anni un grant di 360 mila euro al miglior progetto di ricerca nel campo delle scienze della vita. Per la prima edizione l’area prescelta è quella endocrino-metabolica; tema «La patologia vascolare nelle malattie metaboliche e nel diabete». I progetti candidati, da presentarsi esclusivamente per via telematica (segreteria@fondazionelilly.it) entro il 31 marzo 2009, devono riguardare «la ricerca di base intesa all’acquisizione di nuove conoscenze e a favorire lo sviluppo, anche in fase precoce, di innovazioni potenzialmente trasferibili nella pratica clinica».

Il Bando è aperto a giovani ricercatori, di età inferiore a 35 anni alla data di scadenza del concorso, laureati in Medicina e Chirurgia, di cittadinanza italiana (anche se residenti all’estero). È altresì indispensabile indicare l’istituzione presso la quale si intende realizzare il progetto, accompagnata da una dichiarazione del responsabile della sede. I fondi saranno erogati in tranche annuali di 90 mila euro, di cui 45 mila destinati al ricercatore e 45 mila alla copertura delle spese di ricerca (incluse quelle per collaboratori e/o tecnici).

Le domande vanno sottoscritte secondo le indicazioni presenti nel Bando e nell’application form, entrambi recuperabili all’indirizzo Internet: www.fondazionelilly.it. Per la valutazione dei progetti, il board scientifico, composto da Stefano Vella (direttore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto superiore di sanità), Andrea Lenzi (presidente del Consiglio universitario nazionale) e Achille Caputi (presidente Società italiana di farmacologia), si avvarrà della collaborazione di centri di eccellenza internazionali. Il comitato selezionerà il progetto di ricerca attraverso il criterio della peer review.

«L’iniziativa della Fondazione Lilly», ha spiegato il direttore generale Concetto Vasta, alla presentazione del 14 novembre, «vuole dare una risposta a una duplice criticità presente nel nostro Paese. La prima è che si fa poca ricerca e, quindi, c’è una forte necessità di investire maggiormente in questo settore, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche culturale e sociale. La seconda è che i pochi fondi disponibili non sempre vengono utilizzati al meglio, in quanto, spesso, non sono assegnati seguendo il principio della meritocrazia. Per questo vogliamo lanciare un modello che speriamo possa essere adottato da altri enti, con l’obiettivo di incoraggiare la ricerca scientifica nazionale sulla base di un metodo di valutazione totalmente meritocratico e trasparente».

Marino Ignazio «Purtroppo l'Italia investe soltanto l'1,1% del Pil nella ricerca scientifica», ha incalzato il senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. «Si tratta di una percentuale insufficiente, che ci colloca nella fascia medio bassa tra i Paesi industrializzati». Ed è tanto più grave se si considera che l'Unione europea si è impegnata ad aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico passando da una media dell'1,9% al 3% del Pil entro il 2010. Ciò significa, ha proseguito il senatore, che «i giovani ricercatori, che formano la base più numerosa della piramide delle università, oltre a dover lavorare in scantinati senza un adeguato supporto economico, trovano chiuse tutte le porte verso il futuro. Basta un dato per evidenziare quanto poco il nostro Paese punti sulla sua risorsa più preziosa: tra i docenti di ruolo, quelli con meno di 35 anni sono pari allo 0,05%, mentre quelli al di sopra dei 65 anni rappresentano oltre il 30% del totale. È questa una gerontocrazia che non premia i meritevoli e che spinge i giovani più brillanti verso gli altri Paesi».

Comunque, ha aggiunto Marino, il problema della ricerca non è solamente legato alla mancanza cronica di finanziamenti: «Come sottolineano spesso i nostri ricercatori, ciò che rende la nostra ricerca inefficiente e che favorisce la fuga all'estero dei nostri cervelli migliori sono i criteri di assegnazione dei finanziamenti. I fondi sono prevalentemente erogati "a pioggia", ossia tramite un meccanismo che ha permesso il radicamento di un odioso sistema di baronie universitarie, basate sul clientelismo piuttosto che sulla capacità di produrre ricerca. Tale sistema fa sì che i finanziamenti vengano assegnati a tutti e tramite criteri arbitrari, alimentando sprechi e inefficienze. Credo che l'unico sistema per rivitalizzare il mondo della ricerca sia quello di modificare il criterio di attribuzione dei finanziamenti, puntando decisamente verso la peer review, ossia la valutazione tra pari».

Dello stesso avviso il senatore Antonio Tomassini, presidente della Commissione igiene e sanità: « È necessario un cambiamento culturale, a partire da una corretta informazione. A molti, infatti, non è ancora chiaro lo stretto legame tra ricerca e sviluppo economico e sociale. Lo sconsolante dato che l’Italia investe nella ricerca una delle cifre più basse d’Europa del nostro Pil è il risultato di una carente cultura socio-politica trasversale».

obeso Altrettanto scarsa la percezione del problema diabete, a cui la Fondazione Lilly ha dedicato la prima edizione del concorso. Nazioni Unite e Organizzazione mondiale della Sanità sono “scese in campo”, a livello mondiale, per affrontare, far conoscere e contenere il problema diabete. Parola d'ordine: prevenzione drastica e informazione. I media, infatti, tendono a concentrare la loro attenzione su patologie come cancro, infarti e Aids, ignorando il diabete.

Eppure ogni due secondi e mezzo nel mondo viene riscontrato un nuovo caso di diabete di tipo 2. I malati erano 246 milioni nel 2007 e saliranno a 380 milioni nel 2025. Una vera e propria epidemia “silenziosa”, perché spesso asintomatica. Solo in Italia, a fronte di circa 3 milioni di diabetici (4,6%), altrettanti sono malati senza saperlo: 6 milioni, dunque, il totale. E quando si parla di diabete si deve pensare anche a premesse (sovrappeso e obesità) e complicazioni derivate (in particolare sui vasi sanguigni, con infarti, cancrene, scarsa funzionalità renale...). A livello mondiale i morti sono poco meno di 4 milioni ogni anno.

I costi sanitari e sociali sono enormi. Secondo i calcoli da Banca mondiale, in molti Paesi la spesa per il diabete è aumentata più velocemente della crescita del Pil pro-capite e sta sottraendo una parte crescente dei bilanci dei governi, dei datori di lavoro, delle famiglie e dei singoli. Si stima che nel mondo il trattamento e le strategie per la prevenzione del diabete ammontino a circa 260 miliardi di euro e che nel 2025 arriveranno a superare i 330 miliardi di euro. Oggi in Italia ogni paziente costa al Servizio sanitario nazionale 2.589 euro l'anno: il 75% della spesa va a coprire i costi ospedalieri per curare le complicanze della malattia.

Frutta e verdura Un altro allarme riguarda la tendenza all’obesità. La dieta mediterranea, ottima strategia preventiva, sembra bandita da tutti, compresi gli italiani, che segnano il record di bimbi oversize. Anche perché spesso i cibi “diabetogeni” costano molto meno di quelli “sani”. In Italia un minore su tre è sovrappeso (1 su 4 è la media europea) e rischia, dunque, di ammalarsi di diabete già da giovane.

I pediatri raccomandano di prestare massima attenzione agli stili di vita sbagliati. I principali consigli anti-diabete sono: camminare di più, per esempio andando a scuola a piedi; mangiare sano e bere poche bevande zuccherate, compresi i succhi di frutta; passare meno ore davanti a tv, computer e videogiochi; fare attività fisica e dormire un numero di ore adeguato. «La mancanza di sonno», spiega Renata Lorini, presidente della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica «aumenta il rischio di insulino resistenza». Ultimo consiglio: una buona prima colazione al mattino. I suggerimenti, ovviamente, sono validi anche per i genitori.

Suggerimenti