Sta per fortuna cambiando e deve cambiare, se vogliamo garantire un futuro di consapevolezza e di democrazia compiuta alla nostra società. Sempre più, infatti, sarà necessario, nella nostra dotazione di cittadini che fanno parte di un sistema democratico, avere alcune conoscenze basilari della scienza, dalla fisica alla biologia. Non mi riferisco alle conoscenze che tuttorai vengono messe a disposizione dal sistema scolastico, che peraltro insegna cose già superate, ma alle scoperte più recenti che hanno rivoluzionato non solo la scienza ma l’intero sapere dell’umanità.
Parlo di quelle innovazioni avvenute nei primi anni Settanta, dall’introduzione a cura di Prigogine e Geogescu Reogen dei principi della termodinamica in economia (1971), alla teoria generale dei sistemi (1972); si tratta di novità che segnano la necessità di distacco dalla visione riduzionistica dei problemi per sostituirla con il paradigma sistemico.Oggi la teoria della relatività che viene ancora considerata dai più come l’ultima scoperta della fisica è già ampiamente superata dalla fisica quantistica.
Sono conoscenze necessarie per affrontare il futuro con parametri aggiornati; solo se diventeranno patrimonio comune sarà possibile governare e non subire i processi sociali ed economici legati alle scoperte scientifiche e alle loro applicazioni tecnologiche, come ad esempio la nuova biologia piuttosto che le nanotecnologie, per fare solo l’esempio di due settori “maturi” di cui sappiamo troppo poco per poterne dedicere sviluppi e applicazioni.
A metà perché il portale non è che uno degli strumenti di cui il nostro territorio ha bisogno. L’obiettivo rimane quello di un luogo, anche fisico dedicato all’”edutaintment” e al dibattito sulle frontiere del sapere scientifico, della ricerca e delle applicazioni tecnologiche, un’agorà in cui dibattere delle implicazioni che il settore ha e avrà sulla vita di tutti i giorni e per approfondire gli incontri e gli scontri con l’etica, la morale, la stessa democrazia. Abbiamo bisogno di conoscere, sapere, per poter decidere senza affidarci a fideistiche soluzioni miracolose o a irrazionali pregiudizi basati sull’emotività. L’interesse dimostrato da Regione e Comune di Torino, che ha consentito di inserire la realizzazione di uno Science Center nella nostra città tra i progetti per il 2011, mi rende moderatamente ottimista sulla realizzazione di questo progetto per il quale ho speso molte energie, nonostante i numerosi arresti che il percorso ha sin qui avuto.
Tutte le volte che è stata offerta l’opportunità, ai cittadini, di incontrare la scienza e la tecnologia, la risposta è stata all’altezza. Spesso ha superato le attese, come qualche anno fa quando promuovemmo la grande esposizione “Next” in parallelo al Salone del libro.
Vi è uno zoccolo duro che si è man mano formato grazie a occasioni consolidate, da Experimenta ai Giovedì Scienza, dalla Settimana della ricerca scientifica, ai Mercoledì dell’Accademia delle Scienze e vi sono cittadini che hanno dimostrato un interesse ogni qual volta si offriva loro l’opportunità di entrare nei luoghi della scienza e della tecnologia. Dunque è indispensabile continuare in queste iniziative mettendo a disposizione strutture permanenti, come è accaduto con il museo “A come Ambiente” piuttosto che con il recente centro astronomico “Infini-To”.
La nostra idea originaria, che ritengo mantenga intatto il suo valore, è quella di avere un luogo simbolo che rappresenti la vetrina di ciò che si sta facendo, alle frontiere della ricerca, nelle nostre istituzioni pubbliche e nei centri privati di ricerca e parallelamente una ragnatela di opportunità cui il visitatore viene rinviato per approfondirne alcuni aspetti specialistici, piuttosto che trovare risposte alle sue domande sulle radici di questi saperi con i musei storici esistenti.
Abbiamo a disposizione una rete ricca e complessa che dobbiamo organizzare in un vero e proprio sistema, interessante, istruttivo e spettacolare. Per farlo è indispensabile il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati, disponibili a raccogliere questa sfida.
Sicuramente sì, giacché sottolinea e riconosce al nostro territorio una presenza, almeno nel panorama europeo, di eccellenza. Sarà uno stimolo per far riflettere sull’importanza strategica di questo settore e per far sì che si proceda nel riequlibrio tra umanesimo e sapere scientifico: per portare la scienza nella cultura del nostro paese.
Ci stiamo già attrezzando affinché questo evento sia adeguatamente sostenuto con la partecipazione di tutta la città e di tutto il territorio. Dobbiamo lavorare per farne un appuntamento non “esclusivo” destinato solo a una parte delle comunità, quella specializzata, ma far diventare Esof 2010 un momento partecipato e coinvolgente per tutta la popolazione. E’ uno sforzo che già negli scorsi anni abbiamo fatto aprendo, in taluni casi fisicamente, in altri virtualmente le porte dei luoghi in cui si fa scienza alla cittadinanza. Un metodo di lavoro che ha sempre accompagnato il nostro impegno nel campo della cultura scientifica e che ci auguriamo possa attrarre sempre di più i giovani per avviarli agli studi e alla carriera in questi settori vitali per il paese e strategici per il suo futuro.
Non si tratta tanto di preservare, se non in talune situazioni che richiedono politiche di conservazione, quanto di utilizzare con sapienza, lungimiranza e consapevolezza –in modo da garantirci un futuro durevole- ciò che ricerca e innovazione mettono a disposizione. Pur garantendo la massima libertà di ricerca -il naturale e innato desiderio dell’Uomo di conoscere ciò che sta al di là di ogni confine non può incontrare ostacoli e bavagli- è evidente che in alcuni casi occorrerà anche indirizzare questi settori verso obiettivi in sintonia con la sostenibilità ambientale e sociale e con la ricerca del bene comune .
Ricordavo prima alcune novità di rilievo avvenute nei primi anni Settanta. Ebbene, va aggiunto che, nell’estate del 1972, per la prima volta l'energia prodotta dalle attività industriali ha superato il naturale flusso energetico che attraversa la biosfera e nel 1977 venne annunciata la necessità di un Patto ecologico, in analogia al patto sociale, per un corretto utilizzo delle risorse naturali rinnovabili.
Anche questi sono elementi di conoscenza che non possiamo più ignorare se vogliamo che, davvero, scienza e tecnologia siano al servizio dell’umanità
Credo che l’ambizione debba essere almeno europea, anche considerando che nella nostra area ci sono eccellenze internazionali, dall’Istituto di Fisica Nucleare impegnato nel progetto del Cern di Ginevra, ai numerosi soggetti che operano nel campo delle telecomunicazioni; dal settore aereospaziale che contribuisce alla Stazione spaziale internazionale, alle realtà pubbliche e private fortemente attive nel settore delle biotecnologie. Una galassia di attori, non necessariamente di grandi dimensioni aziendali, ma di straordinaria qualità, alla frontiera dell’innovazione più sofisticata.