I semi di 84.000 campioni di semi di piante agrarie ed affini conservati nella Banca del Germoplasma del CNR di Bari stanno morendo. L'appello è stato lanciato dalla Banca stessa che, fondata nel 1970, è l’unica in Italia, la seconda in Europa e tra le prime dieci su un totale mondiale di 1470. Nei suoi "archivi" conserva 84.000 campioni di germoplasma, appartenenti a più di 60 generi e più di 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche affini minacciate da erosione genetica e/o estinzione.
Oggi la Banca è al centro di una vicenda burocratica che mette a rischio la sopravvivenza del patrimonio di germoplasma da essa custodito
Le Banche di Germoplasma nascono negli anni Sessanta – Settanta, l’indomani della Prima Rivoluzione Verde, quando cioè diventa chiaro a molti che la Rivoluzione Verde, tanto declamata negli anni Quaranta e Cinquanta è stata in realtà responsabile dello sviluppo di sistemi agricoli industriali ad alto impatto ambientale, basati sulle monocolture e sull’uso di varietà molto omogenee, che hanno creato una grave minaccia alla biodiversità.
Il germoplasma vegetale conservato nelle banche di germoplasma è costituito principalmente da semi di vecchie varietà di cereali, leguminose, ortive, foraggiere e piante medicinali: questo patrimonio genetico è stato reperito in tutto il mondo, principalmente nei Centri di Origine delle piante coltivate perché minacciato da erosione genetica e/o estinzione. Queste vecchie varietà, in realtà, sono delle popolazioni ritenute non molto produttive, ma caratterizzate da una base genetica larga, che a partire dalla Rivoluzione Verde sono state sostituite da varietà moderne, ritenute più produttive, ma caratterizzate da una base genetica molto ristretta e concepite per sistemi agricoli industriali, ad alto impatto ambientale e ad alto input energetico.
Con la Rivoluzione Verde i sistemi agricoli industriali hanno incominciato a prevalere su quelli tradizionali, oggi
ribattezzati sistemi ecocompatibili o sostenibili ed a basso impatto ambientale e/o basso input energetico (arature poco profonde, uso moderato di irrigazioni, ricorso a fertilizzanti naturali, lotta biologica ai parassiti delle piante e controllo delle malerbe con metodi naturali, uso di prodotti poco o non inquinanti, pratica della policoltura, ecc.). La Rivoluzione Verde ha spazzato via una miriade di vecchie varietà sostituendole con poche varietà moderne, determinando una notevole perdita di agrobiodiversità. Si calcola che, specialmente nei Paesi più interessati dalla Rivoluzione Verde, sono scomparse per sempre dal 60 al 90% delle vecchie varietà delle piante agrarie più comuni.
La variabilità o diversità genetica contenuta nelle vecchie varietà conservate nelle banche di germoplasma rappresenta dunque una risorsa dal valore inestimabile, è la materia prima da cui partire per selezionare o costituire varietà adatte a sistemi agricoli ecocompatibili, resistenti alle malattie, avversità ambientali e cambiamenti climatici, inclusa la desertificazione, siccità o scarsità d’acqua, oggi un problema planetario.
Le minacce alla biodiversità sono poi aumentate con l’avvento della Seconda Rivoluzione Verde (anni Novanta), cioè quella dell’ingegneria genetica o degli organismi transgenici o geneticamente modificati (OGM).
Nonostante i più recenti studi di gruppi di ricerca internazionali - confermati dalla FAO - dimostrino che le aziende agricole che adottano sistemi a basso impatto ambientale, come l’agricoltura biologica, producono quanto se non di più delle aziende agricole che adottano sistemi ad alto impatto ambientale, il sostegno politico e scientifico internazionale, e di conseguenza la quota più significativa dei finanziamenti, va ancora a favore dell'ingegneria genetica e dello sviluppo degli OGM.
Le banche di germoplasma, conservando una parte considerevole dell’agrobiodiversità, creata dagli agricoltori nel corso di millenni, danno quindi un notevole ed importante contributo alla riduzione della perdita della biodiversità delle principali piante agrarie, e rappresentano un bene fondamentale per la collettività che dovrebbe essere salvaguardato.