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L’attacco decisivo a epatite C e AIDS: i farmaci innovativi

In occasione del premio giornalistico "Riccardo Tomasetti" i ricercatori raccontano la svolta nelle terapie

In occasione della presentazione della sesta edizione del Premio giornalistico “Riccardo Tomassetti” a Milano, ricercatori di fama mondiale fanno il punto sulla svolta terapeutica che potrebbe cambiare il destino di milioni di pazienti.

Proprio alla ricerca, all’innovazione ed alle future prospettive nel campo della virologia è dedicata questa edizione del Premio “Riccardo TomassettiRiccardo Tomassettipromosso dal Master di I livello “Le Scienze della vita nel Giornalismo e nei rapporti Politico-Istituzionali” (SGP) dell’Università Sapienza di Roma e sostenuto dalla casa farmaceutica MSD Italia (Merck & Co). Il premio è destinato al giovane giornalista che avrà realizzato il miglior servizio su questi argomenti.

L’attenzione dei ricercatori è rivolta soprattutto a due farmaci di nuova generazione messi a punto dalla MSD: boceprevir e raltegravir per il trattamento, rispettivamente, dell’epatite C (di cui è responsabile il virus HCV) e dell’AIDS (la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita di cui è responsabile il virus HIV).

Mai per nessuna patologia la ricerca di base, clinica e farmacologica è riuscita a mettere in campo in pochi anni con sforzi inauditi una fortunata sequenza di molecole di successo, capostipiti di trattamenti salvavita, come per l’epatite C e l’AIDS.

La svolta che potrebbe rivelarsi epocale nel trattamento dell’epatite C è rappresentata dagli inibitori delle proteasi, come boceprevir. Giovanni Di Perri, Professore straordinario di Malattie Infettive e Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Università di Torino, spiega che si tratta di molecole che agiscono bloccando la funzione dell’enzima proteasi che partecipa alla riproduzione dell’HCV. Se l’enzima viene bloccato, il virus non è in grado di riprodursi normalmente e l’infezione viene rallentata. Gli inibitori delle proteasi sono stati inseriti nella terapia dell’epatite C come terzo farmaco in aggiunta all’opzione terapeutica standard con interferone peghilato e ribavirina, questi farmaci incrementano l’efficacia dal 40-50% a valori che superano il 70%.

Questa classe di molecole promette addirittura l’eradicazione del genotipo 1 dell’HCV, il più diffuso e il più difficile da trattare. HCVAttualmente, infatti si conoscono 6 genotipi del virus dell’epatite C (i virus sono spesso suddivisi in classi definite genotipi poiché differiscono l’una dall’altra per differenze nel materiale genetico), di cui quelli più diffusi sono 4. Sul genotipo 1, il più difficile da combattere si sono raccolti i maggiori sforzi nella ricerca di terapie adeguate.

L’imperativo è di rendere disponibili questi farmaci sin dalle prime fasi di terapia ad un numero di pazienti sempre maggiore, in quest’ottica è importante la divulgazione che il Premio giornalistico intende promuovere. Premio che infatti è patrocinato dall’Associazione pazienti con Epatite e malattie del fegato, EpaC Associazione Onlus, e dalle più importanti Associazioni di lotta all’HIV/AIDS,  Anlaids Onlus, C.I.C.A., Nadir Onlus e NPS (Network Persone Sieropositive) Italia Onlus.

Proprio questo aspetto è sottolineato da Silvia Bonaccorsi, Professore ordinario di Genetica alla Sapienza di Roma, che spiega come la scelta di promuovere l’iniziativa risieda nel fatto che il Master della Sapienza ed il Premio “Riccardo Tomassetti” condividono un obiettivo fondamentale: formare e far crescere una nuova generazione di comunicatori in grado di assicurare una divulgazione corretta e fruibile per un pubblico ampio su tematiche e relative scoperte della ricerca biomedica.

Anche nel caso dell’AIDS l’imperativo resta quello di iniziare le terapie prima possibile. Oggi questo si può fare grazie a farmaci antivirali sempre più efficaci e con caratteristiche migliori in termini di tossicità ed interazione con altri farmaci. Tra questi emergono gli inibitori delle integrasi, come il raltegravir, molecole che interferiscono con il legame del genoma del virus dell’HIV con quello umano, integrazione che costituisce un passo decisivo dell’infezione.

La scarsa interazione con altri farmaci è importante poiché le terapie contro l’HIV riguardano sempre un maggior numero di pazienti che invecchiano e che quindi sviluppano altre patologie per cui assumono farmaci, come problemi cardiovascolari e diabete. Di Perri  osserva come in questo senso gli inibitori delle integrasi sono un grande successo in quanto si tratta di una classe di farmaci davvero ben tollerata e in grado di garantire un’efficacia antivirale elevata con un potenziale interattivo con altri farmaci molto minore rispetto ad altre classi.

Oggi per l’HIV esiste una terapia efficace che in condizioni ottimali può portare a un’aspettativa di vita per il malato prossima a quella della popolazione generale. Oltre allo sviluppo di nuove molecole come gli inibitori delle integrasi, sono state sviluppate nuove soluzioni terapeutiche come la somministrazione con una singola compressa.

Sia per l’epatite C, sia per l’AIDS il cammino fin qui percorso è importante e promettente, ma occorre ancora uno sforzo della ricerca biomedica e clinica per sferrare l’attacco decisivo ed ultimo contro queste patologie che un così grande impatto hanno nella nostra società.

 

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