Il secondo millennio è appena iniziato: da quello precedente, ma soprattutto dal secolo scorso, ha ereditato il grande progresso tecnologico, un balzo in avanti che non ha pari nella storia dell'uomo. Dell'eredità fanno però anche parte le problematiche legate all'ambiente che, nel corso di solo cento anni, ha subito notevoli modificazioni in conseguenza delle attività umane. L'agricoltura, tra queste, ha un ruolo importante per i cambiamenti fisici e chimici apportati al suolo e per l'immissione di sostanze nocive nell'aria e nell'acqua. Oggi si cercano soluzioni per non mantenere o peggiorare questo stato di cose.
I Governi centrali e le Istituzioni hanno iniziato una politica di salvaguardia ambientale, adottando diversi strumenti per la sua realizzazione.
L'Unione Europea, che dalla sua nascita ha sempre sostenuto finanziariamente il settore primario, oggi intende finalizzare parte dei propri contributi alla realizzazione di un'agricoltura che non solo produca materie prime, ma adotti delle regole agronomiche in grado di rispettare l'ambiente.
In pratica, verranno concessi finanziamenti agli agricoltori che riducono le lavorazioni al terreno, che utilizzano i residui vegetali, come le stoppie del grano, direttamente in campo per aumentare la sostanza organica o per mantenere una copertura vegetale al suolo, che applicano la rotazione delle colture per razionalizzare l'uso di fitofarmaci e fertilizzanti.
I vantaggi derivanti dall'adozione di regole agronomiche virtuose sono molteplici: le particelle di terreno, protette dai residui delle colture, trattengono meglio l'acqua e ne limitano lo scorrimento superficiale, migliorando così la qualità delle acque di laghi, fiumi e torrenti. Con la sostanza organica il terreno permette una migliore circolazione di aria ed acqua e facilita lo sviluppo dell'apparato radicale delle colture. Il passaggio limitato di pesanti macchine aiuta a mantenere meglio la struttura originaria del suolo ed evita i fenomeni di compattamento. La copertura vegetale del suolo crea riparo e fornisce cibo per la piccola fauna selvatica, favorendoe lo sviluppo della vita microbica.
C'è anche un risvolto strettamente economico nelle tecniche di minima lavorazione: riducendo le lavorazioni, ad esempio i passaggi con le macchine che preparano il terreno prima della semina o la profondità di aratura, che non supera i 15-20 cm, diminuiscono anche i tempi per effettuarle, fino al 20%, e le potenze impegnate, con minor consumo di combustibile. Il che significa minori costi di produzione e quindi un beneficio economico consistente. Per contro, per adeguarsi ai nuovi metodi occorrerà sostituire i macchinari vecchi con quelli progettati e realizzati per le tecniche di minima lavorazione.