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L'agenda dei terremoti

Grazie a una nuova teoria ipotizzata dai ricercatori dello Ieni-Cnr si apre uno spiraglio per la previsione di eventi catastrofici

Riuscire a prevedere in tempo  fenomeni catastrofici come  sismi, frane, valanghe,  risparmiando così innumerevoli vite umane, è certamente una delle priorità assolute per gli scienziati di tutto il mondo, soprattutto in questi ultimi anni così ricchi di eventi distruttivi.  E a quanto pare qualche speranza c’è.

Nature ottobre 2012 - copertinaAd aprire uno scenario positivo in questo campo è una nuova teoria sulle catastrofi naturali dello Ieni-Cnr, realizzata in collaborazione con l’Università di Yale e Cornell e con l’Air Force Reserach Laboratory (Usa), che, non a caso, conquista la copertina della prestigiosa rivista americana Nature.

Si sa che le catastrofi sono il risultato del lento accumularsi di una perturbazione esterna: ad esempio la neve che si deposita sul pendio o il moto di una faglia.

In laboratorio i ricercatori hanno prodotto dei micro-terremoti di intensità variabile comprimendo colonnine di nichel di dimensioni micrometriche e, come in altri esperimenti di questo tipo, si è osservato che i fenomeni avvenivano in maniera del tutto casuale.

Variando la velocità di compressione delle colonnine, i ricercatori hanno però constatato che esiste un regime in cui i micro-terremoti avvengono in maniera quasi periodica, come se seguissero una sorta di ‘calendario‘.

Inoltre è stato dimostrato teoricamente che tale periodicità è dovuta alla competizione tra due effetti: la risposta ‘catastrofica’ dei micro-terremoti e una risposta lenta di sottofondo, che nella maggior parte dei casi Sciame sismicorimane inosservata. Quando la risposta di sottofondo avviene alla stessa velocità della sollecitazione esterna, l’evento catastrofico si verifica in modo quasi periodico.

Secondo la teoria proposta questo meccanismo è generale e dovrebbe valere anche per sistemi di dimensioni molto più grandi.  Lungo una faglia, ad esempio, tra un terremoto e un altro, l'energia viene spesso rilasciata anche tramite il lento fluire di acqua. La teoria suggerisce che se la velocità del flusso fosse simile a quella della faglia i terremoti potrebbero avvenire in modo quasi-periodico.

Questa  teoria potrebbe spiegare alcune passate osservazioni di terremoti periodici.  Ma per arrivare a questo risultato sarà necessario rianalizzare e reinterpretare una enorme  mole di dati sperimentali.

Ancora una volta, nonostante le scarse attenzioni, e le ancor più esigue risorse economiche, dedicate dai nostri governi alla ricerca scientifica, i risultati riescono a essere tali da portarci alla ribalta internazionale, rendendoci orgogliosi.