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Ingegneria genetica e produzione viticola

Il centro ed il sud dell’Europa hanno sviluppato nei secoli differenti tipi di viticoltura da cui sono nate tradizioni e tecniche di produzione del vino diverse tra loro. Oggi i ricercatori del settore sono al lavoro per offrire ai produttori nuove tecnologie in grado di valorizzare un comparto economico dove la concorrenza extra europea si fa serrata.

Nella proposta di risoluzione del Parlamento Europeo sulla riforma dell’organizzazione comune del mercato del settore vitivinicolo ci sono precise indicazioni del valore economico ed ambientale che la viticoltura assume in Europa. Nella parte introduttiva, tra gli altri “considerando” si legge infatti che “ la viticoltura costituisce un elemento chiave del modello agricolo multifunzionale europeo, che essa rappresenta più di 1,6 milioni di aziende, che coprono 3,4 milioni di ettari, e che essa assicura il 5,4% del valore della produzione agricola dell'Unione (…); che la viticoltura ha effetti sostanzialmente positivi sull'ambiente, soprattutto perché il suolo è protetto dall'erosione ma anche perché, di solito, le risorse naturali sono sfruttate in modo estensivo”. Parallelamente, dal 2005 si registra un aumento costante, anche se meno tumultuoso rispetto agli anni precedenti, delle superfici a vigneto nei paesi extra comunitari, in particolare in Brasile, in Nuova Zelanda, in Cina, Cile, Sud Africa, Argentina, Australia.

Grappolo danneggiato da peronospora Sono perciò numerosi i centri di ricerca europei che lavorano per migliorare le tecniche viticole, con lo scopo di ottenere grappoli sani a maturazione, in grado di dare vino di qualità.

In Italia, presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, è stata completata la mappatura del genoma della vite: un gruppo di scienziato italiani e statunitensi hanno eseguito la decodifica di 19 cromosomi e individuato circa 500 milioni di nucleotidi. Da questa importante acquisizione ci si aspetta di ottenere positive opportunità per i viticoltori, in particolare per quelli italiani (la produzione italiana di vino rappresenta il 34% di quella dell’Unione Europea e il 21% circa di quella mondiale). Quando si sarà capito il meccanismo che regola la resistenza genetica della pianta nei confronti degli agenti patogeni, si potrà pensare ad una vite che “si difende da sola”, come puntualizza il dr. Roberto Viola, alla testa del gruppo di ricerca. Infatti, una volta superato questo ostacolo la vite avrà gli anticorpi e si potrà evitare il ricorso ai mezzi di lotta chimica, sempre infausti per l’ambiente.

A Colmar, presso l’Institut Français del la Vigne et du Vin, si stanno mettendo a punto nuove metodologie per rendere più efficaci le barriere immunitarie delle viti e proteggere, indirettamente, l’industria europea del vino. I ricercatori dell’Istituto hanno sviluppato un tipo di pianta resistente ad un’ampia gamma di malattie: le modifiche apportate lavorando sul patrimonio genetico della vite aggiungono una serie di informazioni genetiche che permettono di migliorare il sistema immunitario della pianta, proteggendola tra l’altro da una malattia virale che ha origine dal terreno. La manipolazione si limita al portainnesto, sul quale viene innestata una vite non modificata, che rimane quindi separata dal terreno e dal virus indesiderato. Si ottengono così grappoli naturali e non geneticamente modificati, che, per scrupolo di sicurezza, per il momento vengono distrutti. Tra i viticoltori francesi c’è forte dibattito su questa nuova tecnologia: i più tradizionalisti temono che si tratti di un’apertura futura agli ogm, i più innovativi ribattono che anche in passato si modificavano le piante facendo gli innesti e sono favorevoli alla novità, purchè le prove siano effettuate sotto severi controlli.

Nel futuro prossimo nessun ogm in viticoltura, ma solo nuove tecnologie a supporto di una migliore qualità delle produzioni.

Per approfondimenti:

http://www.ismaa.it/

http://www.itvfrance.com/materiel_vegetal/sommaire.htm

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