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Il super colombo all'attacco di Venezia

Più grandi e più aggressivi, con il becco e gli artigli delle zampe questi comuni uccelli cittadini stanno gravemente danneggiando i monumenti della Serenissima.

Colombi a Venezia Che i colombi, comunemente chiamati anche piccioni, fossero dannosi per i monumenti e potenziali portatori di pericolose malattie si sapeva già da tempo, ma che un nuovo ceppo più grande e robusto potesse addirittura mettere gravemente a rischio l’integrità di Venezia è notizia recente.

Renata Codello, architetto direttore presso la Soprintendenza per i beni architettonici, per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Venezia e Laguna, è pronta a presentare al sindaco Cacciari e al ministro per i beni culturali Francesco Rutelli una denuncia di oltre 200 pagine nella quale dettaglia i danni artistici ed economici provocati dalla Columbia livia e i provvedimenti da adottare per preservare il patrimonio rappresentato dalla Serenissima.

Il Rapporto Nomisma, citato nell’esposto, attesta che ogni colombo costa ai cittadini dai 10 ai 23 euro in termini di interventi necessari per la pulizia e la bonifica delle aree pubbliche e per la ripulitura e il restauro dei monumenti. Il guano di piccione che si deposita nelle microfessure delle strutture è terreno fertile per la proliferazione di muschi, licheni e arbusti, e provoca lo sgretolamento della pietra calcarea di cui sono fatti i monumenti e i palazzi della città. Inoltre, la pratica diffusa tra i colombidi di inghiottire frammenti di pietra per favorire lo sminuzzamento degli alimenti ingeriti, unita all’abitudine di affilarsi il becco sulle parti sporgenti delle statue, aumenta in modo esponenziale l’azione di danneggiamento provocata da questi uccelli.

Columba livia Un’opera distruttiva aggravata dall’osservazione di una nuova specie piccioni di maggiori dimensioni e dalle abitudini molto più aggressive di quella che solitamente popola il capoluogo lagunare. Studi condotti per conto della Soprintendenza hanno infatti dimostrato che i colombi insediati a Venezia hanno sviluppato nuove modalità comportamentali e adattato la loro struttura fisica alle condizioni di colonizzazione offerte dalla città, portando all’individuazione di tre tipologie distinte. I kamikaze sono esemplari adulti, robusti, che aggrediscono le zone da tempo sottratte alla loro invasione, perché, per esempio, sottoposte a lavori di restauro e ingabbiate da impalcature, come il Palazzo Patriarcale. I giovani sono l’avanguardia colonizzatrice addetta al perpetuamente della specie, impegnati a riprodursi nidificando anche laddove sono stati posti i dissuasori ad aghi, che neutralizzano ricoprendoli di sterpaglie. I vecchi, infine, sono gli individui che vanno a occupare le zone più isolate e gli anfratti più nascosti, dove spesso trovano la morte causando ulteriori gravi problemi da un punto di vista igienico e ambientale.

La Codello specifica di non avercela con gli animali in sé, ma con il numero gigantesco che hanno raggiunto a causa dell’inverno mite che ha permesso loro di riprodursi in modo spropositato: quasi 12 mila colombi che volano ogni giorno su Venezia attratti dai grandi quantitativi di granaglie offerti dai turisti in caccia di foto ricordo a effetto. Una proposta di provvedimento per limitare la loro prolificazione è volta infatti a ridurre il numero di rivenditori di grano che stazionano in Piazza San Marco. Degli attuali 18 più 2 “sostituti” che si alternano quotidianamente, 7 hanno accettato di cambiare articolo di vendita, mentre 11 sono ancora in trattativa. Un situazione molto delicata, come riconosce la Soprintendente, ma per la quale non si può ignorare il fatto che è in gioco la conservazione di un patrimonio artistico, culturale e storico di importanza mondiale.

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