Il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Torino gode di una posizione privilegiata: sulle rive del Po, immerso nel Parco del Valentino, a fianco dell’elegantissimo Castello del Valentino, si affaccia sull’Orto Botanico, che in questo periodo di rigoglìo primaverile offre una scenografia di accattivante bellezza.
Nell’Aula Magna del Dipartimento si è svolta la conferenza stampa per il lancio del progetto “Genome sequencing of the black truffle Tuber melanosporum”- Sequenziamento del genoma del tartufo nero
Il progetto, che utilizza piattaforme metodologiche e tecniche di alto livello, associate a strumenti propri della bioinformatica e della biologia molecolare, ha un particolare riscontro in Piemonte, dove il tartufo è presente nelle sue diverse forme e costituisce un patrimonio economico rilevante. Il giornalista scientifico de La Stampa Piero Bianucci ha condotto l’incontro e si è soffermato, nelle sue domande ai ricercatori degli Istituti coinvolti, sugli aspetti tecnico scientifici dell’iniziativa, senza tralasciare gli indubbi risvolti pratici.
La professoressa Paola Bonfantedel Dipartimento di Biologia Vegetale ha evidenziato come il lavoro svolto dal suo Istituto per l’interpretazione della mappa genetica del tartufo nero ha più obiettivi: individuare i geni che condizionano le molecole responsabili dell’aroma tipico; valutare su base genomica le risposte dei tartufi (le specie di tartufo già caratterizzate ad oggi sono 17) agli stress ambientali, ad esempio lo stress idrico, e ai cambiamenti climatici; adottare il tartufo nero come modello di riferimento della categoria dei funghi simbionti, per valutarne le potenzialità come accumulatori di carbonio nel terreno e biofertilizzatori. Il professor Francis Martin dell’INRA di Nancy, che si occupa dell’impegnativo compito del sequenziamento del genoma e della successiva analisi funzionale, ha sottolineato come la scelta del tipo di tartufo sia caduta su quello nero perché in Francia è senz’altro il più diffuso e per questo si presta a studi sul rapporto tra genoma - variabilità ambientale, dai quali potranno poi scaturire successive ricerche ed approfondimenti su altri tipi di tartufo, ad esempio quello bianco, ed ambienti differenziati. Il professor Simone Ottonello dell’Università di Parma ha infine evidenziato il ruolo dei funghi nella produzione di metaboliti utilizzati comunemente nella medicina umana, come le penicilline e molti antibiotici, da cui la sua partecipazione al progetto di sequenziamento, in un’ottica di ulteriore potenziale utilizzo del tartufo nell' ambito medico e farmaceutico, parallelamente a quello ambientale ed economico.
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