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Il patrimonio boschivo italiano e il protocollo di Kyoto

La grande estensione delle foreste sul territorio italiano ha dei risvolti tangibili negli impegni nazionali a ridurre le emissioni di gas serra.

E’ durato alcuni anni il lavoro del Corpo Forestale dello Stato, realizzato in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Statistica, per redigere l'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio. Una necessità per uno Stato come l’Italia, tenuto a rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto: le foreste hanno infatti un ruolo determinante nel bilancio del carbonio globale, in quanto lo trattengono con la fotosintesi clorofilliana e solo in parte lo restituiscono con la respirazione, offrendo perciò un valido contributo alla riduzione di gas serra. In pratica dunque più alberi possono significare maggiori sconti perché l’anidride carbonica assorbita dai boschi può essere contabilizzata e contribuire, senza sforzi o sacrifici, al raggiungimento degli impegni assunti dall’Italia.

Faggeta Il lavoro condotto dal Corpo Forestale è stato suddiviso in tre fasi. E’ iniziato con le capillari rilevazioni fotografiche del territorio – trecentomila – per stabilire, con un lavoro eseguito da esperti, una prima grande classificazione in base alla vegetazione rilevata. Un sottocampione costituito da 30.000 zone di un kilometro quadrato di superficie è stato esaminato in situ da squadre del Corpo, che hanno rilevato la composizione degli alberi presenti ed il loro stato di salute. Un successivo sottocampione di 6.000 aree è stato sotto posto ad una misurazione dei parametri salienti, come altezza e diametro del tronco, età, per poter comporre un inventario della biomassa presente e stimare, di conseguenza , la quantità di carbonio in essa contenuta. I dati finali indicano che oltre un terzo dell’Italia è ricoperto di foreste, con una massa arborea complessiva che si attesta sulle 486mila tonnellate. Si tratta in larga parte (quasi il 70 %) di boschi di origine seminaturale, cioè cresciuti in seguito ad impianti vegetali realizzati dall’uomo per le attività da reddito (selvicoltura) nelle aree boschive. La presenza di boschi di origine naturale si limita invece al 15% circa del totale. Lo stato di salute generale è soddisfacente, in quanto più di due terzi degli esemplari esaminati non presentano segni di malattie o danni evidenti.

Per il calcolo della quantità di carbonio trattenuta dagli alberi si è proceduto con prove di laboratorio che hanno preso in esame un certo numero di specie in diversi stadi di accrescimento. Le concentrazioni rilevate sono servite per definire dei parametri, utilizzati poi per calcolare l’ammontare complessivo. Si tratta di una stima che presenta non poche difficoltà perché sono numerosi i fattori che intervengono nell’assorbimento del carbonio da parte dei vegetali. Influiscono infatti, l’età della pianta, la stagione, le variabili fisiche del clima (acqua, luce, umidità), l’esposizione, la disponibilità di acqua ed elementi minerali nel terreno, ecc.

Considerando che il protocollo di Kyoto consente di scaricare dal totale delle emissioni di gas serra relative a ciascun Stato il volume di legno che si trova nelle sue foreste, le attuali scorte boschive di carbonio permetteranno di detrarre dalle emissioni italiane circa 25 milioni di tonnellate di carbonio – circa l’11% del totale delle emissioni che il nostro Paese si è impegnato a tagliare, con un risparmio di circa due miliardi e mezzo di euro in sanzioni previste. Il ripetersi periodico dell’inventario realizzato dal Corpo Forestale potrà, per il futuro, assicurare, oltre ad una fotografia degli ecosistemi naturali, la stima di un valore economico, sinora poco considerato, ma che assumerà nel tempo sempre maggiore peso.

Per approfondimenti

Inventario Forestale http://www2.corpoforestale.it/web/guest/ilcfs/eventiemanifestazioni/iniziative/2008infc

Filiera foresta-legno dalla Provincia di Torino http://www.provincia.torino.it/agrimont/bosco_territorio/

Bilancio del carbonio http://www.regione.piemonte.it/montagna/foreste/dwd/carboeuroflux2.pdf

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