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Il nuovo Centro Ricerche SMAT

L’acqua è stata identificata come il maggior problema del ventunesimo secolo. Alla SMAT di Torino il nuovo Centro Ricerche studia l’oro blu e le soluzioni per non sprecarne neanche una goccia.

Il 28 novembre scorso è stato inaugurato ufficialmente il nuovo Centro Ricerche della SMAT - Società Metropolitana Acque Torino Spa, fra le maggiori realtà italiane nel campo della ricerca applicata e nel controllo delle acque potabili e reflue. Il Centro trova posto all’interno del comprensorio dei grandi impianti di potabilizzazione che la Società occupa all’ingresso del Po a Torino. Esteso su oltre 2.200 metri quadrati, confina direttamente con il campus dell’International Labour Organization (ILO), dove hanno sede i corsi della Scuola Hydroaid, costituendo così un polo di formazione e sviluppo scientifico di grande importanza a livello internazionale nel settore delle acque.

smat provette L’attività di ricerca applicata che il Centro esercita consiste principalmente in progetti sulle tematiche relative ai trattamenti di potabilizzazione e di depurazione, convenzionali e innovativi; alla qualità chimica, microbiologica e organolettica dell’acqua potabile; al monitoraggio qualitativo delle risorse idriche; ai dispositivi e ai materiali innovativi, in collaborazione con università, enti e imprese di primaria importanza. Innumerevoli, per ogni tematica, gli approfondimenti oggetto di studio: il trattamento di acque superficiali con membrane a fibra cava sommersa; la ricerca di microrganismi patogeni emergenti e di indicatori in tempo reale di contaminazione batterica; la presenza di ciano batteri, produttori di sostanze tossiche, in acque di invaso destinate alla potabilizzazione; la valutazione del rischio per la presenza di pesticidi nelle fonti di approvvigionamento; lo sviluppo di protocolli analitici rapidi per la gestione delle emergenze idriche qualitative; l’automazione delle tecniche analitiche per la determinazione di molecole ambientalmente rilevanti in tracce; la presenza di disturbatori endocrini e di residui di prodotti farmaceutici e di droghe nelle acque di scarico. L’attività analitica di controllo delle acque potabili e delle acque reflue consiste in circa 42.000 campioni analizzati ogni anno, per un totale di oltre 600.000 parametri determinati.

Attraverso la realizzazione di numerosi impianti pilota, il Centro Ricerche ha già potuto sperimentare processi avanzati di ossidazione e disinfezione negli impianti di potabilizzazione di acqua superficiale, così come trattamenti a membrane di micro e ultrafiltrazione e di osmosi inversa per la rimozione degli inquinanti, mentre nel più grande impianto di trattamento delle acque reflue urbane d’Italia testa processi di depurazione innovativi. Da oltre 20 anni la ricerca SMAT è inoltre all’avanguardia nella sperimentazione di nuovi metodi di controllo delle risorse, in particolare strumenti automatici per il monitoraggio on line, ossia istante per istante,della qualità delle acque, che garantiscono la continuità del controllo e la tempestività dell’intervento.

L’impianto di potabilizzazione della SMAT a Torino (corso Unità d’Italia 235/3) Dopo lo studio e la sperimentazione, molto spesso le conoscenze acquisite vengono trasferite ed applicate nel mondo dell’industria. A questo proposito il Centro annovera già numerosi successi, come l’adozione delle biotecnologie per il trattamento dei contaminanti inorganici, il recupero ambientale di un bacino artificiale per il pretrattamento di lagunaggio (sistema di depurazione dei reflui di origine civile e industriale) naturale di acque destinate alla produzione di acqua potabile, l’impiego di agenti disinfettanti più efficaci e di tecnologie ecocompatibili (ad esempio membrane di vario tipo), lo sviluppo di tecnologie di trattamento dei fanghi di depurazione volte al riutilizzo dei fanghi stessi.

Un’ applicazione di prestigio tra tutte, di livello internazionale, nella primavera scorsa: la cosiddetta acqua “spaziale”, fornita dalla SMAT alla NASA, grazie alla quale l’acqua di Torino è stata bevuta anche nella Stazione Spaziale Internazionale, in orbita intorno alla Terra. Negli ultimi anni, coerentemente con la consapevolezza che l’acqua del rubinetto non può essere solo sicura, ma deve anche essere “buona” (Carta di Bonn, 2004), il Centro Ricerche ha inoltre costituito un gruppo di assaggiatori diplomati che, effettuando sperimentazioni sulle caratteristiche organolettiche delle acqua potabili prodotte, suggeriscono gli interventi necessari per migliorarne il gusto.

Per approfondimenti

http://www.smatorino.it/

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