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Il mistero del manoscritto di Voynich

Curiosi simboli magici, animali e piante fantastiche, sfere celesti e donne nude illustrano uno dei libri più affascinanti e misteriosi del mondo.

E’ un manoscritto che non ha titolo, non se ne conosce l’autore ed è scritto in una lingua sconosciuta, oppure in un codice che nessuno è mai riuscito a decifrare. Oggi è noto come il “Manoscritto di Voynich” dal nome dell’antiquario russo Wilfred Voynich che lo ritrovò frugando nella biblioteca dei Gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, nel 1912, quando si riteneva ormai perduto per sempre, scomparso da  più di tre secoli.

Le ipotesi sull’origine e sul significato di questo manoscritto, che si trova oggi nella biblioteca della Yale University, sono molte e alcune veramente  fantasiose. Era noto un tempo come “Manoscritto di Bacone, dal nome del doctor mirabilis del XIII secolo che  si riteneva ne fosse l’autore. Molti hanno sostenuto questa tesi, ad esempio William R. Newbold, docente di filosofia della  University of Pennsylvania, uno dei primi ad aver avuto la fortuna di esaminare il manoscritto, nel 1921.  

Secondo Newbold, ogni carattere del codice conterrebbe piccoli tratti corrispondenti a  un antico tipo di stenografia che nasconderebbe la descrizione del microscopio e di altre straordinarie invenzioni fatte da Bacone. Ma l’interpretazione non ha retto a un più attento esame: i trattini di penna si sono rivelati, in realtà, semplici macchioline di inchiostro.

Alla fine della seconda Guerra Mondiale molti dei crittografi che erano riusciti a decifrare il codice Enigmae, il codice della Flotta Imperiale giapponese, si dedicarono alla decifrazione di antichi documenti cifrati e riuscirono a decifrarli tutti, tranne uno: il Manoscritto di Voynich.

Nel 1978 il filologo John Stojko sostenne che il testo era scritto in ucraino, senza le vocali: un’ipotesi anche questa non convincente.

Nel 1987 il medico Leo Levitov sostenne invece che era un testo religioso dei Catari, scritto in una specie di “gramelot”, un insieme di termini di lingue diverse.

C’è poi chi lo ritiene opera di  Leonardo da Vinci,   chi è pronto a giurare che sia la versione più segreta della leggendaria “Clavicola di Salomone”, il testo magico per eccellenza, e naturalmente c’è anche chi sostiene che sia opera di una civiltà extraterrestre. 

Dallo stile e dai costumi dei personaggi delle illustrazioni possiamo soltanto avanzare l’ipotesi che sia stato redatto alla fine del XIV secolo. La prima notizia certa su questo manoscritto è una lettera del Seicento, ritrovata fra le sue pagine, dalla quale veniamo a sapere che il manoscritto fu acquistato nel 1586, per la considerevole somma di seicento ducati d’oro, da Rodolfo II, Imperatore del Sacro Romano Impero.

Successivamente, verso la fine del Seicento, il manoscritto scomparve. L’unico documento che lo riguarda è una lettera che il rettore dell’Università di Praga Joannes Marcus Marci, presumibilmente detentore del manoscritto, inviò nel 1666 al celebre gesuita Athanase Kircher, esperto crittografo, invitandolo a tentare la soluzione del manoscritto, che ricomparve, come abbiamo detto, soltanto nel 1912, in un convento dei gesuiti. Voynich lo affidò immediatamente ai massimi esperti di codici segreti, ma nessuno è riuscito a trovare una soluzione convincente e il mistero rimane ancora oggi.

Il codice torna d'attualità nei primi anni del 2000 per l’ultimo tentativo di interpretazione da parte di un informatico inglese, Gordon Rugg, della Keele University. Si tratterrebbe  soltanto di una burla, sostiene Rugg, o meglio di una  truffa operata ai danni di Rodolfo II.

Molti studiosi sono sempre stati contrari a questa ipotesi – osserva Rugg – il “Voynichese” sarebbe troppo complesso per  essere un documento privo di significato. Come avrebbe potuto un truffatore medioevale produrre 230 pagine di testo con una struttura così perfetta? Neanche lavorando per parecchi anni a una nuova grammatica si arriverebbe a un testo  così convincente come il manoscritto di Voynich. Ma io ho scoperto che questo è possibile usando uno strumento molto semplice, la Griglia di Cardano, inventata dal grande algebrista italiano Girolamo Cardano e ben  nota nel  XVI secolo”. Si tratta di un foglio di cartone nel quale vengono praticati a caso buchi rettangolari. Il messaggio scritto in questi buchi su una pagina sottostante, riempita poi con altre parole e frasi fuorvianti, ma di senso compiuto, potrà essere letta solo da chi possiede una griglia identica a quella del mittente. Il testo che si può produrre grazie a questa griglia assomiglia molto al Voynichese, ma è soltanto un insieme di parole privo di significato, senza alcun messaggio nascosto. 

Protagonisti del raggiro sarebbero stati due inglesi, Edward Kelley, medium e avventuriero, e il suo amico, il celebre matematico e filosofo, con una accentuata inclinazione per il paranormale, John Dee. I due viaggiarono insieme per anni, presentandosi a tutte le corti europee come messaggeri delle sfere celesti, in comunicazione diretta con gli angeli, ed erano a Praga alla corte di Rodolfo II proprio nel periodo in cui l’imperatore acquistò il misterioso manoscritto. La “Griglia di Cardano” utilizzabile per costruire il codice era, secondo Rugg, uno strumento sicuramente noto a un matematico del valore di John Dee, e Kelley può averlo convinto a collaborare nell’organizzazione della truffa.

Per la sua ricerca Rugg ha usato EVA, l’Alfabeto Europeo Voynich, uno dei modelli di traduzione dei caratteri del Voynichese nelle lettere del nostro alfabeto. Analisi statistiche compiute sui vari linguaggi umani dai linguisti rivelano una chiara regolarità nella ripetizione di sillabe o parole. La struttura del Voynichese risulta completamente diversa da quella di qualsiasi altro linguaggio conosciuto, pur presentandosi con una complessità linguistica straordinariamente precisa. E’ proprio questa differenza dagli  altri linguaggi avvalorerebbe l’ipotesi della truffa e ha convinto Rugg a proseguire nella sua indagine.

Mi resi conto che una Griglia di Cardano con tre buchi, collocati in modo opportuno – afferma Rugg – posta su una tabella contenente colonne di prefissi, sillabe di mezzo e suffissi, poteva essere usata per costruire, partendo dalla tabella, parole in un linguaggio simile al Voynichese”.

Nel manoscritto non sarebbe però nascosto alcun messaggio particolare, sarebbero tutte parole senza senso Questa mancanza di significato non prova sicuramente che il manoscritto sia una truffa, ammette onestamente Rugg, ma prova semplicemente che un’unica persona in due o tre mesi di lavoro potrebbe produrre un documento simile. Rugg afferma di essere in grado di dimostrare la sua ipotesi, plausibile ma contestata da altri esperti che  si sono occupati del manoscritto.

L’indagine di Gordon Rugg, con tutte le informazioni necessarie per capire il suo procedimento:

http://www.keele.ac.uk/depts/cs/staff/g.rugg/voynich/

 

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