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Il Madagascar, eden degli anfibi

Il secolo delle grandi scoperte è appena iniziato: un team internazionale di zoologi, tra i quali il torinese Franco Andreone, scopre oltre 130 nuove specie di anfibi in Madagascar

Sono trascorsi 150 anni da quando Charles Darwin pubblicò la sua teoria sull’origine delle specie, ispirata dal suo viaggio di 5 anni che lo portò in alcune delle aree maggiormente ricche di specie al mondo. Mentre la teoria dell’evoluzione viene oggi sempre più sostenuta da prove esemplari, il completamento dello studio degli inventari zoologici in giro per il Mondo procede relativamente a rilento. Circa due milioni di specie animali sono oggi note ed etichettate con nomi scientifici, ma zoologi e ricercatori ritengono che il numero reale di specie viventi sul nostro pianeta sia assai superiore e che, dunque, una buona parte di esse sia ancora sconosciuta. Addirittura vi è il rischio che specie non ancora descritte siano già in pericolo di estinzione.

Scaphiophryne gottlebei - Madagascar Fra le aree di maggior interesse naturalistico vi è senza dubbio il Madagascar. Questa isola, grande due volte l’Italia e situata al largo delle coste del Mozambico, vanta una fauna e una flora davvero uniche ed endemiche, introvabili altrove.

Un team di zoologi tedeschi, italiani e spagnoli ha appena pubblicato una serie di risultati impressionanti sulla biodiversità del Madagascar, con la scoperta di almeno 130, forse anche 200 nuove specie di rane. La fauna anfibia del Madagascar è già molto elevata e attualmente conta circa 250 specie. Il suo studio è stato oggetto di attenzione da parte del team fino dall’inizio degli anni ’90. Frank Glaw, esperto erpetologo della Collezione Statale di Monaco di Baviera afferma: “…negli ultimi 15 anni abbiamo scoperto oltre 100 nuove specie di rane in Madagascar, portandoci a credere che l’inventario tassonomico fosse pressoché completo. Teoria che invece è stata contraddetta, in quanto le nostre ricerche dimostrano la presenza di molte più specie rispetto a quanto presumessimo.”

Grazie a uno sforzo notevole il team ha anche condotto uno screening genetico di oltre 3000 esemplari di rane e di girini, provenienti da tutto il Madagascar. Katharina Wollenberg, che conduce le ricerche biomolecolari all’Università Tecnica di Braunschweig, afferma che: "…i risultati delle analisi genetiche hanno subito evidenziato che questi animali differivano significativamente dalle specie più affini già note. Ciò ha permesso di identificare quelle che noi definiamo “specie candidate”, in attesa di essere descritte formalmente.”

Come risultato di questa analisi i ricercatori hanno trovato un numero esorbitante di rane a cui essi stessi non credevano: almeno 130 nuove specie fino ad oggi ignote. Alcune di queste possono essere riconosciute non solo geneticamente, ma anche per molti altri caratteri, fra cui morfologia, colorazione e repertorio sonoro. Oltre a queste specie ve ne sono altre (almeno 90) che probabilmente sono anch'esse nuove specie – in quanto sono distinte per i loro codici genetici divergenti –, ma per le quali non sono ancora disponibili altri caratteri diagnostici. Numeri così elevati erano finora ritenuti appannaggio di insetti e altri invertebrati, ma non si pensava potessero riscontrarsi in vertebrati come le rane, anche con una media di 100-150 specie descritte annualmente da tutto il mondo, principalmente da regioni tropicali. Tanto per fare una comparazione vale la pena ricordare che l’Italia, che è già una regione estremamente ricca di anfibi in Europa, ospita “solo” 43 specie di anfibi.

Boophis luteus septentrionalis - Madagascar Anche Miguel Vences, capo del laboratorio di Biologia Evolutiva di Braunschweig, è rimasto stupefatto dei risultati raggiunti dal team: "Generalmente pensiamo di conoscere pressoché tutto sulle specie di animali e di piante del nostro pianeta. Ma il secolo delle scoperte è appena iniziato e gran parte delle forme di vita sulla Terra ancora attende di essere scoperta e descritta”.

Questi spettacolari risultati sul numero di anfibi del Madagascar, pubblicati sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA (PNAS) nel maggio 2009, sono rilevanti anche per gli aspetti di biologia della conservazione. Infatti, una moltitudine di queste nuove specie è stata rilevata solo in piccole e ristrette foreste del Madagascar, non ancora soggette a una concreta azione di conservazione. Questo aspetto è stato sottolineato da Franco Andreone, biologo della conservazione al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e Coordinatore dell’Amphibian Specialist Group per il Madagascar: "negli ultimi anni ci siamo impegnati per la realizzazione di piani d'azione per la conservazione degli anfibi del Madagascar. E’ cruciale che la comunità internazionale continui con i suoi sforzi per aiutare il paese a proteggere i suoi tesori unici e introvabili altrove, anche in tempi di instabilità politica.”

Durante gli ultimi anni, Il Madagascar, che è anche uno dei paesi più poveri al mondo, ha fatto passi da gigante per proteggere la sua natura unica. All’inizio di quest’anno, purtroppo, un colpo di stato ha provocato la caduta del presidente eletto Marc Ravalomanana, con l’instaurazione di una autorità di transizione. Nel conseguente “vuoto di potere” che è seguito la protezione delle ultime foreste pluviali del Madagascar non ha potuto essere adeguatamente garantita, e persino riserve e parchi nazionali, come quello di Marojejy nel Nord-Est dell’isola, hanno subito ultimamente il saccheggio di prezioso legname protetto e un incremento di bracconaggio e di commercio illegale di animali e piante. Inoltre, l’industria dell’eco-turismo, importante fonte di reddito per il paese, è collassata e le aree protette sono nuovamente sotto la pressione delle pratiche agricole di “taglia e brucia”, negative per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.

L’eccezionale numero di anfibi del Madagascar rappresenta dunque una ricchezza naturalistica invidiabile. Andreone ha recentemente coordinato la redazione di un Piano d’Azione per la conservazione delle specie malgasce, che prevede una serie di iniziative strategiche. La scoperta e la descrizione delle specie ancora ignote è un passo fondamentale, anche per definire il sistema di aree protette. Insieme ad altri punti di azione, fra cui il monitoraggio delle malattie emergenti e dell’esportazione illegale di molte specie esso costituisce una delle sfide per il millennio in cui viviamo, durante il quale le estinzioni saranno sempre più frequenti.