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Il ghiacciaio del Monte Rosa a rischio

È quanto emerge da uno studio condotto sul Belvedere dagli esperti dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr di Torino. Probabile il nesso con l’aumento globale delle temperature

Monte Rosa - ghiacciao Belvedere Quest’estate le notizie sulle disgrazie in montagna hanno conquistato le prime pagine dei giornali e i titoli di testa nei tg. Qualcuno ha attribuito la colpa degli incidenti al turismo di massa, che ormai non risparmia neppure le vette più impervie e impegnative come l’Everest o il K2, ma indubbiamente c’entrano anche i cambiamenti climatici. Chiunque ami le passeggiate in montagna avrà avuto modo di constatare personalmente gli effetti del surriscaldamento globale. E certo non mancano le prove scientifiche. Tra le più recenti c’è quella relativa al ghiacciaio Belvedere sul Monte Rosa, che si starebbe assottigliando a ritmo impressionante. Lo studio è stato condotto per conto del Servizio delle opere pubbliche del Piemonte dai glaciologi Gianni Mortara, dell’Istituto per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Torino, e Andrea Tamburini, dell’Ima-Geo, una società spin-off dell’Università di Torino.

«A partire dal 2006», spiega Mortara, «abbiamo posizionato nei punti più significativi del ghiacciaio Belvedere a Macugnaga una rete di paline che hanno consentito di misurarne il ritmo di fusione e di spostamento. Abbiamo registrato un’ “ablazione” (cioè una rimozione di ghiaccio e/o neve dalla superficie del ghiacciaio) tra i 3 e i 6 centimetri al giorno. Ma si stanno verificando anche altri fenomeni importanti di instabilità, come crolli di seracchi e di roccia su tutta la parete orientale del Monte Rosa (dalla quale nasce il ghiacciaio) e collassi di morene (gli argini naturali che bordano il Belvedere sul fianco destro) usate spesso come sentieri. Con ogni probabilità sono la risposta al riscaldamento globale». E aggiunge: «La progressiva degradazione del permafrost, il terreno che rimane costantemente gelato per almeno 2 anni, contribuisce al radicale cambiamento della parete orientale del Monte Rosa, famosa fino a oggi proprio per il suo aspetto himalayano».

Secondo gli esperti nell’immediato non c’è pericolo per l’uomo poiché le zone interessate sono relativamente lontane dai rifugi e dai sentieri più frequentati, ma «viste le dimensioni e la frequenza che questi fenomeni stanno assumendo, nella loro evoluzione potrebbero interferire con luoghi più battuti da alpinisti ed escursionisti». Basti pensare alle possibili conseguenze dei crolli di seracchi e frane su sentieri sottostanti.

Le indagini proseguono, anche se è stata ormai superata l’emergenza delle estati 2002 e 2003, seguita alla sorprendente trasformazione subita dal ghiacciaio Belvedere a partire dal 1999. All’epoca si era verificato un impressionante aumento di spessore e di velocità rispetto alla norma, dovuto all’anomalo trasferimento di ghiaccio dalla parete del Monte Rosa. Nel 2001 era comparso anche un piccolo lago epiglaciale (alloggiato sulla superficie del ghiacciaio) che aveva avuto vita effimera, ma sufficiente a raggiungere nelle due estati successive dimensioni preoccupanti: circa 60 m di profondità, oltre 3 milioni di metri cubi di volume. Più recentemente altri due importanti fenomeni hanno riguardato la parete orientale del Monte Rosa: la grande valanga di ghiaccio dell’agosto 2005 e il crollo di roccia e ghiaccio dell’aprile 2007.

La scorsa primavera, a causa delle abbondanti piogge in quota, il lago effimero è riapparso, senza però destare preoccupazioni e ora sta lentamente calando. A documentare scientificamente la nascita e l’evoluzione di questo lago, come anche tutta la caratteristica fenomenologia in atto sul ghiacciaio, sarà una pubblicazione finanziata dalla Regione Piemonte e curata dai due glaciologi in collaborazione con l’Università di Zurigo; terrà conto anche dei contributi di altri ricercatori italiani ed europei, che dedicano numerose ricerche al Belvedere poiché gli effetti delle variazioni climatiche in atto risultano qui particolarmente evidenti.

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