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Il genio italiano alla scoperta delle trappole svela-tumori

La dottoressa Alessandra Luchini e il suo team di ricerca, operante in Virginia, ha sviluppato tecniche innovative per l'individuazione dei marcatori tumorali

Alessandra Luchini al lavoro nel suo laboratorioE' italiana la dottoressa Alessandra Luchini. Ma, come tanti dei nostri migliori talenti, lavora all'estero. E', infatti, docente di microbiologia alla George Mason University in Virginia, ed è stata recentemente inserita nella lista annuale dei “Brilliant 10”, i dieci scienziati più promettenti che lavorano negli Stati Uniti,  per le sue ricerche innovative nel campo della diagnostica medica. 

Il suo team di ricerca si è concentrato sullo studio e l’individuazione dei cosiddetti biomarcatori tumorali, ossia i primissimi indicatori dell’insorgere di tumori e altre patologie, riuscendo a mettere a punto una sorta di trappola chimica composta da nanoparticelle che consente appunto di individuarli e  trattenerli.

I marcatori tumorali possono essere proteine, ormoni o altre sostanze presenti nel sangue o circolanti nell'organismo; vengono prodotti dalle cellule malate e si trovano nel nostro corpo in concentrazione bassissima molto prima che si avvertano i sintomi veri e propri della malattia. L’individuazione di queste sostanze consente di effettuare una diagnosi precoce della patologia e quindi aumenta considerevolmente le possibilità di cura.

L'obiettivo che si persegue quando si scoprono e si mettono a punto nuovi marcatori tumorali è, infatti, quello di avere a disposizione dei test semplici e non invasivi in grado di indicare il rischio di sviluppare un tumore, di effettuare una prognosi accurata in caso di tumore già presente, di predire l'efficacia di una terapia laboratorio di biologiapiuttosto che di un'altra e di aiutare il medico nella decisione circa il dosaggio del farmaco da somministrare. Vengono anche analizzati dopo la cura allo scopo di stabilire se è in atto una ripresa della malattia. 

La novità della ricerca di Alessandra Luchini e della sua squadra riguarda in primo luogo il metodo di individuazione dei biomarcatori: come ha spiegato direttamente la dottoressa, è più efficiente procedere assemblando nanoparticelle  di forma sferica, e successivamente inserire una molecola come esca per il biomarcatore, in modo che questo rimanga intrappolato, piuttosto che seguire i procedimenti tradizionali, che tentano di catturare i marcatori con anticorpi posti all’esterno della nanoparticella, rischiando che le sostanze cercate vengano distrutte prima di essere rilevate.

Lo studio e gli esperimenti si sono concentrati inizialmente su tumori alla mammella, alle ovaie, alla prostata e alla pelle. Per l’incellule tumorali dividuazione di melanomi la dottoressa e i suoi collaboratori stanno brevettando un cerotto che, applicato sopra una macchia sospetta, potrà analizzare il sudore per distinguere un semplice neo da una lesione maligna.

L'obiettivo del team di lavoro rimane quello di sviluppare prodotti che possano uscire dai laboratori di ricerca e avere un effetto sulla vita delle persone; le ricerche si stanno infatti concentrando sulla produzione e futura commercializzazione di un kit per la diagnosi contemporanea di 20 biomarcatori, che permetta non solo di rilevare cellule tumorali, ma anche di stabilire il tessuto di provenienza, il grado di malignità, la presenza o meno di processi infiammatori. Questo è lo scopo che la dottoressa si prefigge di raggiungere entro i prossimi quattro anni.

Il lavoro della professoressa Luchini rappresenta un motivo di orgoglio per il nostro paese, ma anche un'ulteriore occasione di riflessione rispetto alla fuga all'estero dei nostri migliori cervelli.

 

  

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