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Il carbone, vecchia nuova risorsa energetica

La crescente domanda energetica guidata da Cina e India rivaluta il combustibile fossile più antico. Si prospettano nuove opportunità e vecchie difficoltà.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) prevede che di qui al 2030 il consumo globale di carbone aumenterà del 74%, potendo contare sulle ingenti scorte presenti in tutti i continenti, fatto salvo l’Antartico. Gli Stati Uniti occupano il primo posto tra i detentori delle riserve mondiali, con il 27% del totale, seguiti da Russia, Cina e India. Insieme producono il 66% di tutto il carbone utilizzato nel pianeta, che viene destinato per i 2/3 a produrre energia elettrica.

La forte spinta demografica e lo sviluppo economico in atto sia in India che in Cina comporterà, nei prossimi vent’anni, una richiesta in termini di elettricità tre-quattro volte superiore a quella attuale. Si conta sul carbone per un contributo consistente per coprire questi fabbisogni impressionanti. In Cina, l’interesse per il fossile riguarda non solo la produzione di energia elettrica, ma anche di benzina sintetica, ottenuta dalla liquefazione del carbone. Centrale a carbone A fronte di una disponibilità in grado di soddisfare i consumi crescenti, resta un notevole problema di tipo ambientale : la combustione del carbone genera il 25% in più di emissioni di CO2 rispetto al petrolio e il 50% in più rispetto al gas metano. Già oggi rappresenta il 40% circa delle emissioni globali. In un simile scenario diventano indispensabili dei sistemi di cattura e di stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta che fanno ricorso ad una tecnologia che al momento non è ancora messa perfettamente a punto e che probabilmente richiederà ancora parecchi anni. Già da subito nei due Paesi asiatici è in atto un processo di ottimizzazione dei rendimenti delle centrali in funzione, mentre quelle più vecchie sono in via di dismissione. La Cina inoltre si impegna a ridurre il consumo energetico per unità di PIL (per misurare il peso del consumo energetico gli economisti calcolano un indicatore d’intensità energetica, ovvero la quantità d’energia necessaria per produrre una unità di prodotto interno lordo) e a ricorrere a fonti alternative. Ma in ogni caso occorrerà un massiccio trasferimento di tecnologia dai Paesi ricchi verso quelli emergenti, che dal canto loro non vogliono rinunciare a migliorare la loro qualità della vita in nome del riscaldamento globale. L’Unione Europea è interessata ad approfondire la ricerca sul carbone, per far fronte innanzi tutto alle proprie esigenze senza aumentare le importazioni di petrolio e gas. Oggi si sta lavorando alla messa a punto di teconologie in grado di minimizzare l’impatto ambientale, per renderlo comparabile a quello derivante da altre fonti. E’ il caso delle centrali termoelettriche « zeroemissioni », in cui la CO2 prodotta viene sequestata per via geologica e si ha anche la co-produzione di idrogeno.

Carbone a parte, per India e Cina, così come per tutti i Paesi industrializzati, la raccomandazione dell’AIE è di indirizzare le proprie politiche energetiche in modo da ridurre il ricorso alle fonti fossili disponibili ma comunque limitate, investendo nel lungo termine sull’energia nucleare e le fonti rinnovabili.

Per approfondimenti

Enel Obiettivo zero emissioni http://www.enel.it/azienda/sostenibilita/stakeholder/ambiente/zero_emiss/

Enel Carbone http://www.enel.it/attivita/ambiente/carbone/

Carbone pulito http://www.carbonepulito.it/carbone/?cat=2

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