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Il buco dell'ozono si restringe

Dalle osservazioni dei satelliti dell'ESA arrivano buone notizie: gli sforzi fatti per limitare l'emissione di CFC stanno dando buoni risultati.

Le immagini che arrivano dai satelliti, in particolare da MetOp, il satellite europeo dell’ESA, mostrano che in questi ultimi mesi il buco di ozono sopra la zona Antartica è il più limitato rispetto a quanto visto negli ultimi dieci anni.  Le osservazioni a lungo termine dimostrano, inoltre, che l’andamento della ricostituzione della fascia di ozono segue la messa in atto delle politiche internazionali che si sono intraprese per la protezione dell’atmosfera del nostro pianeta.

Buco ozono - iconaIl buco nell’ozono ha iniziato a svilupparsi sin dall’inizio degli anni ’80, in particolare sulla zona dell’Antartico a seguito delle emissioni di clorofluorocarburi – CFC – prodotte dalle attività umane.

La zona del Polo Sud è interessata da una mancanza  dell'ozono nell’atmosfera soprastante  più accentuato rispetto al Polo Nord;  il fenomeno è causato da vortici di aria estremamente fredda che  qui si formano a seguito dei forti venti che non trovano ostacoli da parte di catene montuose e di un terreno più collinare come, invece, avviene nell'emisfero nord.

Questo significa una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti, causa di tumori della pelle, per le popolazioni che abitano l’emisfero sud.   Questa motivazione ha indotto la comunità internazionale a cercare di fermare l’incremento della concentrazione di CFC, che è in effetti diminuita a partire dalla seconda metà degli anni ’90, in particolare a seguito del Protocollo di Montreal. 

In ogni caso il lungo periodo di vita dei CFC in atmosfera fa sì che sarà necessario arrivare sino alla metà di questo secolo perchè i valori dei cloruri nella stratosfera tornino ai livelli degli anni ’60 del secolo scorso.   

Buco ozono Antarrtico - andamento negli anniL’evoluzione della fascia di ozono è influenzata dall’intersecarsi di fenomeni chimici atmosferici e da fattori dinamici come i venti e la temperatura.  Condizioni atmosferiche inusuali possono portare contribuire alla riduzione dell’ampiezza del buco osservata nella primavera del 2011 sull’Artico e ora sull’Antartico.  

Per comprendere meglio questi processi complessi gli scienziati fanno affidamento un una serie di dati rilevati per periodi di tempo molto lunghi e su simulazioni basate su modelli complessi.

Nonostante la situazione dell’ozono sia stata osservata per decine di anni, con l’utilizzo di molteplici strumenti, combinando i risultati provenienti da numerosi sensori differenti, produrre dati omogenei e adatti all’analisi scientifica rappresenta ancora oggi un obiettivo difficile.

Grazie al progetto “Climate Change Iniziative” dell’ESA si procede a una armonizzazione dei dati sul clima e sull’andamento dell’ozono che consente agli scienziati di meglio costruire modelli sulle tempistiche  dell’andamento del buco dell’ozono.

Ed ecco la buona notizia: i modelli di previsione dicono che il buco dell’ozono sopra l’Antartico si chiuderà nei prossimi decenni.

 

 

 

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