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I meccanismi del dolore

Il dolore è un fenomeno che viene memorizzato in profondità nel nostro cervello, è sufficiente la paura del dolore per mettere in atto una risposta a livello cerebrale.

Di fronte ad una sala gremita del Circolo dei Lettori di Torino, i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino Piergiorgio Montarolo e Benedetto Sacchetti hanno cercato di far luce sui fenomeni complessi collegati al dolore e alla memoria di esso.

Dolore - quadro di Luca Morici Il dolore è un'esperienza personale sensoriale ed emozionale spiacevole associata a un danno tissutale attuale o potenziale. Proprio sulla questione del danno potenziale si è soffermato Montarolo, il cervello risponde infatti anche alla semplice paura di uno stimolo dolorifico. Si può dunque parlare di una specifica "memoria del dolore", influenzata non solo dall'intensità dello stimolo percepito, ma anche dalle conseguenze che ne sono derivate. Il ricordo del dolore può influenzare una nuova situazione dolorosa, ad esempio acuendola rispetto a quanto non sia nella realtà dei fatti, così come può determinare una sensazione dolorosa anche in assenza di uno specifico evento doloroso, con conseguenti stati ansiosi.

Del resto il ricordo del dolore è utile per l'adattamento all'ambiente in cui si vive: conoscere la relazione tra un evento e le conseguenze che ne derivano è essenziale in ambito evolutivo.

A livello clinico i fenomi più evidenti che ne derivano sono l'iperalgesia, aumento della risposta dolorosa ad uno stimolo che normalmente è doloroso, e l'allodinia, percezione dolorosa di uno stimolo che normalmente non provoca dolore. L'insieme dei due fenomeni viene solitamente descritto come "sensitizzazione".

Ma come funziona il meccanismo? Il punto nodale è la plasticità che si registra a diversi livelli del circuito neuronale. Le modificazioni che vengono instaurate possono infatti persistere per lungo tempo. Per gli esperimenti sono state utilizzate le lumache di mare, facilmente monitorabili in quanto emettono delle secrezioni quando ricevono uno stimolo doloroso. Si è così evidenziato che a livello del sistema nocicettivo, il sistema di ricezione e risposta al dolore, avvengono delle modificazioni strutturali a livello sinaptico con la creazione di nuovi contatti sinaptici e l'attivazione del meccanismo di trascrizione genica. La conoscenza degli interruttori di questo meccanismo consentirà interessanti evoluzioni a livello degli studi farmacologici.

Altro fenomeno clinico particolare è la cosìdetta "sindrome dell'arto fantasma"; persone amputate hanno percezioni dolorifiche a livello dell'arto mancante. In questo caso si è visto che le informazioni tattili dolorifiche provenienti dal nostro corpo vengono elaborate a livello di aree specifiche della corteccia cerebrale parietale e che quando una parte non viene più stimolata, ad esempio a seguito di amputazione, le aree percettive vicine invadono l'area della parte che non c'è più, di modo che al dolore nel punto fisico effettivamente stimolato si assomma anche la percezione di dolore nell'arto che in realtà non esiste più.

Cervello - sezione Ma è possibile cancellare la memoria del dolore? I ricordi spiacevoli o collegati a sensazione di dolore vengono immagazzinati in profondità nella regione del cervello denominata "amigdala" per la sua forma a mandorla. Quando viene sollecitata, l'amigdala attiva altre parti del cervello che possono provocare risposte corporee (batticuore, respirazione alterata) e risposte comportamentali (fuga, difesa, aggressione). Gli esperimenti di laboratorio dimostrano come l'amigdala si attivi anche quando viene evocato un ricordo spiacevole. Il passo successivo dei ricercatori è stato quello di cercare di modulare o bloccare l'attività dell'amigdala, con l'obiettivo di eliminare il ricordo dell'esperienza sgradevole, inibendo quindi la conseguente reazioni di risposta. Si è visto in questo modo che agendo sul cervello dei topi è possibile cancellare la paura che essi hanno per i gatti, portandoli ad avvicinarglisi con tranquillità.

Le ricerche più recenti, condotte dal gruppo del dott. Sacchetti, dimostrerebbero che vi sono altre strutture cerebrali coinvolte nei meccanismi della memoria del dolore, quali le cortecce sensoriali (uditiva, visiva, olfattiva, etc.) di ordine superiore, quelle in grado di fornire le informazioni di maggior dettaglio.

Naturalmente più ci si addentra nella scoperta delle funzioni cerebrali e nella ricerca di come sia possibile influire su di esse, maggiori sono gli interrogativi etici che sorgono. E' facile immaginare come la possibilità di agire sui ricordi, siano essi dolorosi, si presti a interventi finalizzati al benessere psico-fisico di un paziente, ma possa altresì diventare strumento di manipolazione.

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