Le foreste italiane coprono circa 10 milioni di ettari del territorio nazionale, ovvero il 35% dell’intera superficie. Dal confronto tra i dati rilevati nei due inventari forestali del 1985 e del 2005 si è riscontrato un incremento totale del 23%, in larga parte dovuto al progressivo abbandono delle attività tipiche delle zone montane, come l’agricoltura, la selvicoltura e la pastorizia. Le regioni con superfici forestali più elevate sono la Sardegna, la Toscana, Lombardia e Piemonte.
Un dato positivo, perché più alberi significano maggiore assorbimento di carbonio (contenuto nella CO2) per le necessità metaboliche, e quindi diminuzione delle emissioni dannose. Grazie alle rilevazioni del CON.ECO.FOR. - CONtrolli ECOsistemi FORestali – Ufficio del Corpo Forestale dell Stato, l’Italia ha potuto dichiarare, nell’ambito dell’attuazione dei requisiti richiesti dal Protocollo di Kyoto, una quota assorbimento di CO2 da parte delle foreste 10 volte superiore a quello stimato precedentemente, e pari cioè a 10 Mton all’anno. Questo riveste una notevole importanza economica perchè significa un risparmio - di circa un miliardo di Euro nei prossimi 5 anni – in quote da non versare, perchè non più corrispondenti all’assegnazione fatta all’Italia nell’ambito dell’ultima Conferenza delle Parti di Nairobi (2006).
Ci sono invece preoccupazioni per gli effetti di altri inquinanti atmosferici, come le sostanze azotate e l’ozono, sulla salute dei boschi. Il ciclo dell'azoto è stato alterato in modo importante negli ultimi decenni da una serie di sostanze immesse nell'ambiente dall’uomo in seguito alle sue attività. L'allevamento, i fertilizzanti agricoli e il traffico veicolare hanno contribuito ad innalzare il tenore in atmosfera degli ossidi di azoto e dell 'ammoniaca. Le aumentate concentrazioni di ozono, fino a 60-70 parti per miliardo, sono invece legate in larga parte all'immissione nell'atmosfera di clorofluorocarburi, composti usati come refrigeranti nei condizionatori e nei frigoriferi, come propellenti per bombole di aerosol, come agenti schiumogeni e detergenti per circuiti elettronici.
Questi gas, che vanno ad inquinare anche le falde e i corsi d’acqua, stanno determinando forti danni alla vegetazione forestale e a tutte le specie vegetali, come le erbe del sottobosco, che con essa convivono. Più a lungo termine si temono conseguenze sugli ecosistemi forestali conseguenti ai cambiamenti climatici in corso, caratterizzati dalla diminuzione delle precipitazioni e dall’innalzamento delle temperature.
Per molti ecosistemi solo poche componenti, quelle animali in particolare, potranno migrare in aree più adatte ai mutati scenari climatici, mentre la maggior parte di esse, alberi e vegetali in generale ancorati al suolo, saranno destinate ad una progressiva disgregazione, che potrebbe concludersi con l’estinzione, almeno a livello locale. Tra gli ecosistemi più sensibili, quelli di alta montagna, contraddistinti da elevata biodiversità e da presenza concentrata di specie endemiche, e quindi più vulnerabili alle conseguenze di stress ambientali particolarmente consistenti alle alte quote.
Per approfondimenti:http://www2.corpoforestale.it/web/guest/serviziattivita/controlloecosistemiforestali/iniziativenazionali/foreste