Da alcuni anni alcune specie di alberi da frutta in Italia, soprattutto al nord, mostrano sintomi preoccupanti: la ripresa vegetativa primaverile è anticipata, le gemme sono in soprannumero, l'emissione di fiori e foglie è disordinata. Successivamente, le gemme danno origine a germogli deboli, con foglie più piccole e ingiallite, soprattutto nella zona delle nervature. Con il procedere della stagione, le foglie, che spesso diventano contorte a causa del lembo ondulato, ingialliscono completamente, arrossano e cadono prima del tempo.
La causa sempre più frequente di questi gravi stati patologici sono i fitoplasmi.
I fitoplasmi sono stati individuati grazie alle moderne tecniche di analisi molecolare. Sono microrganismi procarioti privi di parete cellulare e si pensa possano avere origine da batteri che si sono specializzati nella vita parassitaria. La loro trasmissione da un organismo vegetale all'altro avviene a causa di alcune specie di insetti succhiatori, come lo che riescono, con il loro apparato boccale molto sviluppato, a raggiungere i tessuti conduttori (floema) delle piante. I batteri entrano così in circolo e raggiungono i diversi organi, che subiscono gravi modificazioni e malformazioni. La pianta subisce un rapido deperimento generale e nel giro di pochi anni muore.
La diffusione della malattia nei nuovi frutteti può anche avvenire quando viene usato del materiale di propagazione non sano, proveniente da soggetti infetti.
Il fitoplasma agente della malattia che in generale provoca l'ingiallimento delle chiome degli alberi da frutta come il susino, l'albicocco o il pesco, è conosciuto con la sigla ESFY, abbreviazione di European stone fruit yellows. I giallumi sono patologie già ben note in molte zone viticole nel mondo. I sintomi della malattia, denominata "flavescenza dorata", furono segnalati per la prima volta in Francia a partire dal 1949, nei vigneti dell'Armagnac dove fu causa di una vera epidemia.
Poiché non esiste al momento una cura per questa malattia, l'unica strategia per evitarla nei nuovi impianti è l'uso di materiale di propagazione certificato esente da ESFY, reperibile nei vivai specializzati. Per i frutteti già impiantati, occorre osservare attentamente il comportamento degli alberi alla ripresa vegetativa e segnalare ai servizi fitosanitari pubblici la presenza di sintomi sospetti, per far eseguire analisi specifiche.
La ricerca genetica è al lavoro per trovare una soluzione al problema. Per il melo, ad esempio, vengono attualmente effettuate analisi di tolleranza in differenti genotipi in prova, operando sia in vitro, nel qual caso l'infezione viene indotta con metodologie diverse, sia in ambiente naturale, in condizioni molto favorevoli all'infezione.
Lo scopo è di selezionare genotipi resistenti o almeno ben tolleranti alla malattia in modo da poterli usare usare in incrocio con cultivar di pregio. Si tratta comunque di prove che potranno dare risultati nel solo giro di parecchi anni perché occorrono anni sia per allevare gli incroci ottenuti sia per fare delle valutazioni patologiche significative.