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Figlie dei Fiori, un Convegno al femminile

Protagoniste al femminile nel campo della ricerca all’Agroselviter dell’Università di Torino. Studiano, per conservarli, i fiori, esempi di uno dei lati più affascinanti della natura.

Un’anteprima della festa della donna, per affermarne il ruolo odierno nel mondo della ricerca: il 28 febbraio scorso una sala gremita di teste femminili ma non solo ha seguito il convegno dall’insolito e accattivante titolo di sapore sessantottino, “Figlie dei Fiori”, ultimo appuntamento della 22 edizione di GiovedìScienza.

Giovanissime ma già da anni impegnate nella ricerca universitaria, con numerose e qualificanti esperienze all’estero, le relatrici hanno esposto con vivacità l’appassionante lavoro che stanno svolgendo presso il Dipartimento Agroselviter della Facoltà di Agraria di Torino, sotto la guida esperta della Professoressa Elena Accati. Un viaggio virtuale, accompagnato da diapositive e fiori in sala, nei diversi aspetti che la floricoltura moderna assume nell’economia locale, nella tutela del patrimonio storico e artistico, nella valorizzazione dell’ambiente naturale e nella salvaguardia della biodiversità.

Azalee al Parco della Burcina Il recupero delle specie ornamentali del territorio piemontese risponde a tutte queste esigenze, potendo contare su di un patrimonio botanico di rilievo. Per le cultivar di azalee e camelie, che spesso attirano lo sguardo dei frequentatori di giardini e parchi per la loro eleganza e bellezza, la ricerca effettua un lungo lavoro di identificazione delle varietà di appartenenza, che risultano da continue e meticolose attività di selezione e ibridazione. Il riconoscimento delle cultivar condotto in Agroselviter non si limita all’analisi morfologica (forma, colore, dimensioni della pianta e dei fiori) ma comprende l’analisi del DNA, con l’ausilio dei marcatori molecolari, e la valutazione agronomica, che fornisce le informazioni relative alle esigenze della pianta in coltura. La conservazione del singolo germoplasma avviene poi in appositi campi catalogo, dove le cultivar vengono mantenute e riprodotte. Completa la ricerca specifica sulle specie vegetali, l’attività di sperimentazione per nuovi substrati di coltura. La torba infatti, largamente usata sinora nel floroviviasmo, è un materiale non rinnovabile: per evitarne l’esaurimento e salvaguardare quindi l’ecosistema della torbiera, si testano substrati fatti con materiali di scarto provenienti da processi produttivi: gusci di nocciole, lolla di riso, fibra di cocco, compost.

Campanule Un altro interessante settore di attività riguarda la valorizzazione di specie floricole particolarmente abbondanti negli ambienti piemontesi, come ad esempio le campanule, al quale viene associato uno studio per ritardare la senescenza fiorale, per avere fiori in vaso belli più a lungo. Per contrastare il fitormone etilene, che nei fiori recisi causa perdita di turgore, appassimento e sensibilità agli attacchi microbici, si stanno studiando gli effetti di particolari sostanze ad effetto antietilenico, come il saccarosio in abbinamento a sostanze antimicrobiche. Per renderle meglio disponibili agli steli dei fiori sono allo studio delle nano spugne, le quali contengono al proprio interno il principio attivo antietilenico e lo rilasciano gradualmente nell’acqua, prolungando l’effetto estetico delle corolle.

Serra Margaria Castello di Racconigi Per le attività più strettamente legate alla manutenzione e valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del territorio piemontese, le ricercatrici hanno illustrato le attività che le stanno coinvolgendo al Castello di Racconigi, residenza Sabauda, e nell’area collinare del Monferrato, Roero e Langhe. Nelle serre della Margaria del Castello di Racconigi, una volta completato il lavoro di ristrutturazione dell’edificio, farà seguito l’operazione di ricostituzione delle specie un tempo contenute, basato sull’analisi della dettagliata documentazione lasciata dai giardinieri ottocenteschi. All’interno della struttura in ferro e vetro saranno ospitate tre aree climatiche distinte: quella del caldo secco, in cui saranno coltivate piante poco esigenti in acqua (xerofile) come le agavi, quella temperata , in cui troveranno posto specie autoctone o naturalizzate come gli agrumi, quella del caldo umido, adatta a felci ed orchidee.

Monferrato Per le Langhe, il Roero ed il Monferrato, lo studio svolto in Agroselviter è diretto ad eseguire una valutazione dei caratteri identificativi del paesaggio, in modo da poter disporre di una adeguata metodologia. Si tratta di uno strumento essenziale per la prevista candidatura delle Colline Centrali del Piemonte ad essere riconosciute dall’Unesco quale “bene patrimonio dell’umanità” e che risponde agli obiettivi della Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, la quale asserisce “che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica” e “che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni”.

Per approfondimenti:

http://www.agroselviter.unito.it/floric/index.html

http://www.bap.beniculturali.it/attivita/tutela_paes/convenzione.html

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