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EveryAware, come si formano e come cambiano le nostre opinioni sulle questioni ambientali?

La Fondazione ISI – Istituto per l’Interscambio Scientifico di Torino - coordina un progetto europeo che studia la dinamica delle opinioni sull’inquinamento e la salvaguardia dell’ambiente

Come si formano le opinioni delle persone? Come sono distribuite geograficamente? E come cambiano quando intervengono nuove informazioni e conoscenze? Sono le domande a cui si propone di rispondere EveryAware, il nuovo progetto di ricerca europeo coordinato dalla Fondazione ISI – Istituto per l’Interscambio Scientifico di Torino, con un team di scienziati provenienti da Italia, Belgio, Germania e Gran Bretagna. 

Fondazione ISI - logoL’obiettivo è lo studio della dinamica delle opinioni. Il tema di riferimento: l’inquinamento e la salvaguardia dell’ambiente. La strada scelta: l’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione digitale e delle innovative pratiche di crowdsourcing mediate da Internet.

Il fulcro del progetto è la partecipazione dei cittadini”, spiega Vittorio Loreto, research scientist della Fondazione ISI e coordinatore di EveryAware. “Saranno loro stessi a raccogliere dati ambientali relativi alla zona in cui abitano, attraverso sensori di temperatura, di inquinamento acustico, elettromagnetico e nucleare e rilevatori della qualità dell’aria. Noi svilupperemo una piattaforma per la raccolta delle informazioni e la comunicazione sarà reciproca. I cittadini contribuiranno alla creazione del database e al tempo stesso saranno sempre aggiornati sulle condizioni ambientali del luogo in cui vivono”.

Tre i filoni su cui si svilupperanno i lavori di EveryAware. “Su scala locale, faremo esperimenti nell’ordine di qualche centinaia di individui, a cui forniremo tutto l’apparato di rilevamento. Si tratterà di dispositivi molto piccoli, che potranno essere portati in zaini, marsupi o giacche a vento. Questi sensori dialogheranno con i telefonini e da qui trasmetteranno i dati ai nostri server sulla rete”

Almeno all’inizio, le città interessate saranno quelle dove hanno sede gli istituti coinvolti nel progetto: Londra, Bruxelles, Torino, Roma.

Inquinamento acusticoSu una scala più grande”, spiega ancora Loreto, “utilizzeremo semplicemente i telefonini. Per rilevare i decibel, e quindi l’inquinamento acustico, in fondo basta il microfono di uno smartphone. Svilupperemo applicazioni scientifiche per iPhone, per iPad e per gli altri modelli più comuni. Anche in questo caso, sarà molto importante la geolocalizzazione del progetto: noi sapremo sempre a quale territorio si riferiscono i dati ricevuti”.

Un’ulteriore scala, ancora più estesa, coinvolge Internet. “Stiamo preparando una serie di giochi ed esperimenti per mettere alla prova le opinioni delle persone. In questo caso, nessuno dovrà rilevare alcun dato ma partecipare solo alle attività online. Questa parte del progetto è molto importante, perché offre l’opportunità di studiare le differenze tra le misure oggettive – rilevate con i sensori – e le opinioni soggettive delle persone. Differenze che sono spesso notevoli”.

Per Vittorio Loreto, il crowdsourcing e l’interazione con i cittadini attraverso Internet non sono una novità. Già il suo precedente progetto di ricerca, TAGora, era incentrato sulle dinamiche delle comunità sociali online. “Una delle sfide più importanti per EveryAware sarà proprio motivare il pubblico, spingendo il maggior numero possibile di persone a partecipare. Poi c’è la sfida tecnologica: scegliere e testare i sensori più opportuni per il monitoraggio ambientale e integrarli in una piattaforma semplice ed efficiente che dialoghi con gli smartphone e con il Web. Infine, ci sono le problematiche legate alla gestione delle informazioni, che arriveranno in modo sparso, da più zone geografiche differenti”.

Vari livelli di complessità, insomma, a cui EveryAware risponde con un team molto eterogeneo, sia per nazionalità che per competenze. Dalla Germania arrivano gli informatici della Gottfried Wihelm Leibniz Universität di Hannover. Dal Belgio, gli esperti in monitoraggio ambientale del Flemish Institute of Technological Research di Bruxelles. Dall’Inghilterra, i sociologi e geografi dell’University College di Londra. Ai fisici italiani della Fondazione ISI e del Dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma, spetterà il compito di analizzare i dati e formulare modelli e teorie.

Supponiamo di avere la possibilità di misurare la qualità dell’aria sotto casa nostra”,spiega Loreto. “E di scoprire così che nel quartiere dove viviamo è presente un alto livello di inquinamento acustico. O ancora peggio, un inquinamento atmosferico che aumenta il rischio di tumori. Conoscendo questi dati, che noi stessi abbiamo contribuito a raccogliere, come ci comportiamo? La consapevolezza ci spinge a cambiare la nostra opinione e forse anche il nostro atteggiamento? L’obiettivo del progetto è comprendere come agiscono questi meccanismi del comportamento umano”.

Operativo da inizio marzo 2011,  EveryAware è finanziato all’interno del programma STReP (Specific Targeted Research Projects) della Commissione Europea, per una durata di tre anni.

 

 

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