"La terra ha impiegato 500 milioni di anni per creare le sostanze che abbiamo bruciato in 200 anni": così ammonisce il geologo americano John D.Edwards riferendosi al consumo attuale di petrolio.
Poiché il petrolio è una fonte energetica non illimitata è attiva la ricerca di fonti energetiche alternative e rinnovabili.
Tra le fonti rinnovabili c'è il legno. L'attenzione per il ruolo delle foreste nella fissazione del carbonio e produzione di ossigeno ha sempre di gran lunga superato, almeno fino a tempi recenti, quella per la potenziale funzione energetica delle grandi aree boschive. Negli ultimi anni le cose sono cambiate: solo in Europa oltre metà delle fonti rinnovabili oggi è costituita dal legno, provenienti dalle foreste che occupano più di 100 milioni di ettari.
L'Austria, capofila nell'impiego della risorsa legnosa da oltre vent'anni, destina più di metà dell' energia prodotta da legno per il riscaldamento e la produzione di energia termica. Nel 2002 in Austria il 16% delle abitazioni era riscaldato con legno-energia, il 29% era riscaldato a gas, il 27% con gasolio, l'8% con elettricità, il 2% con carbone e l'1% con altri combustibili ( fonte: Aiel-Associazione Italiana Energia del Legno).
In Italia, che vanta 9,5 milioni di ettari di superficie forestale, l'energia fornita dal legno rappresenta oggi circa il 3% della domanda di energia primaria, stimata in circa 190 milioni di TEP.
Già da qualche anno in Italia, soprattutto nelle regioni dell'arco alpino, sono funzionanti impianti a biomassa. In Piemonte sono concentrati nelle province di Torino e Cuneo. Tra questi ci sono le centrali termiche a biomassa, che vengono cioè alimentate con combustibili di origine vegetale e che servono per produrre calore da riscaldamento. Per la loro costruzione le centrali usufruiscono di finanziamenti della Regione Piemonte, che rende applicative una delle misure previste del Regolamento dell'Unione Europea 2081/93 per i fondi e le finalità strutturali nella Comunità.
Le strutture si pongono l'obiettivo di funzionare con materiale proveniente dal territorio regionale: nel caso del legno, non solo i residui della lavorazione dei mobili, ma anche la legna che si può ricavare a seguito di interventi manutenzione - ringiovanimento, ripulitura e miglioramento - delle aree boschive. Uno strumento per non disperdere energia preziosa da un lato e creare nuove opportunità di lavoro per gli abitanti delle zone prealpine dall'altro.
L’attuazione dell'iniziativa non intacca patrimonio boschivo regionale, così importante per il mantenimento dell'ecosistema, ma piuttosto serve ad utilizzare al meglio i residui vegetali.
Al momento attuale il legno ricavato dai boschi o da lavori su aree verdi pubbliche rappresenta circa il 50% dell'offerta totale del combustibile, per la restante parte costituito dagli scarti di lavorazioni industriali. L'obiettivo per il futuro è quello di fornire con quantità costanti e con continuità il combustibile legnoso per alimentare le caldaie delle centrali a biomasse. Un risultato che sarà agevolato dalla creazione di una apposita filiera del legno, una attività programmata che coinvolge più operatori e che parte dalla gestione dei boschi per terminare con la consegna del combustibile alle centrali, dove già oggi si producono kilowatt a costi decisamente inferiori rispetto a quelli ottenuti da metano o gasolio.
Le difficoltà alla realizzazione dell'iniziativa non mancano perché il conferimento di legna boschiva non è un'operazione di semplice attuazione. Occorre infatti che si attivino delle organizzazioni, dei consorzi ad esempio, in grado di gestire organizzare al meglio le operazioni di pulitura dei boschi e di abbattimento degli alberi da eliminare, di trasportare il materiale a valle, ridurlo in pezzi di taglia adatta alle caldaie e consegnarlo alle centrali. A questa carenza si aggiunge poi il fatto che in montagna, così come succede per i terreni di pianura, le proprietà sono estremamente frazionate e spesso abbandonate, per cui diventa difficile ottenere l'adesione dei proprietari.