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Emergenza rifiuti spaziali

E' un occhio artificiale che riproduce quello della mosca a monitorare il cielo e salvaguardare la sicurezza cosmica

Non è nuovo per il nostro Paese il problema dello smaltimento dei rifiuti. Notizie allarmanti, dati preoccupanti e proposte per combattere questa emergenza si sono susseguiti negli ultimi anni su quotidiani e notiziari. Ma se questo problema da "locale" diventasse "universale", come si potrebbe combattere? Quali strategie si potrebbero adottare per mantenere pulito il nostro cielo?

Un team italiano, composto da ricercatori dell'Università di Pisa, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, dell'Istituto di Fisica Applicata del Cnr, di SpaceDyS, ha trovato la soluzione al problema, ideando un rivoluzionario telescopio a grandissimo campo, che riproduce l'architettura dell'occhio della mosca.

Detriti spazioIl problema della spazzatura cosmica nasce dal fatto che gli ultimi decenni hanno visto un forte incremento delle attività spaziali, sono divenuti indipendenti Paesi ormai evoluti come la Cina e l’India e le tecnologie, sempre più avanzate e in crescita, hanno permesso l'avvio di  sempre nuove missioni.

Se da una parte questo ha portato a nuove scoperte, fino a poco tempo fa impensabili, dall'altra sono nate nuove preoccupazioni legate ai numerosi viaggi spaziali.

Uno di questi è proprio quello legato alla pulizia dello spazio. Infatti i più di 4.000 satelliti messi in orbita fino ad oggi hanno prodotto il rilascio di centinaia di migliaia di detriti, con dimensioni che vanno da quelle di un coriandolo a quelle di un camion.

Uno Shuttle che viene lanciato nello spazio ha una probabilità di qualche decimo percento di impattare con un detrito più o meno grande e la situazione potrebbe andare fuori controllo negli anni a venire a causa della cosiddetta Sindrome di Kessler.

Lo scenario che propose il consulente NASA agli inizi degli anni '90 era quello in cui, se la concentrazione di detriti spaziali dovesse raggiungere un certo limite, un satellite che venga lanciato avrà sicuramente la certezza di essere distrutto entro qualche tempo, rilasciando a sua volta altri detriti: è ovviamente un processo a catena.

Occhio moscaLa conseguenza diretta del realizzarsi di tale scenario consiste nel fatto che il crescente numero di rifiuti in orbita renderebbe l'esplorazione spaziale, e anche l'uso dei satelliti artificiali, impossibile per molte generazioni.

Negli ultimi tempi la situazione è diventata così pericolosa che l'Esa, come molte altre agenzie spaziali mondiali, si è attivata a tale riguardo, avviando un programma per la sicurezza spaziale, lo Space Situational Awareness (SSA), che ha come obiettivo quello di fornire informazioni tempestive e accurate, dati e servizi in materia di ambiente spaziale, in particolare per quanto riguarda i rischi delle strutture in orbita e al suolo. Attraverso radar, sensori e data center si potrà monitorare lo spazio e quindi valutare la fattibilità e i pericoli che corre una missione.

Per poter tener sotto controllo il cielo, gli esperti italiani si sono ispirati agli occhi delle mosche, progettando un vero e proprio prodigio dell'ottica avanzata: il telescopio "Fly-eye".

La particolarità di questa parte del corpo dell'insetto è essere formata da tanti piccoli occhi semplici, ognuno dei quali osserva una porzione del campo visivo. Le immagini fornite da ogni occhio vengono poi composte come un puzzle, ottenendo l'immagine continua e ad altissima definizione di un campo di vista molto ampio.

Osservando così grandi porzioni di cielo (in un modo che con gli attuali telescopi è impossibile fare), si potrà dare inizio alla caccia alla spazzatura spaziale.

Si potrà poi monitorare un detrito, catalogarlo e prevedere la sua orbita, cercando in questo modo di evitare danni, che altrimenti potrebbero avere importanti conseguenze.

Per approfondimenti: http://www.esa.int/SPECIALS/SSA/index.html





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