Le cinque erano l'ora del tè, e Piera beveva tè al mandarino. Sorbire la bevanda calda e ricordare era un tutt'uno: la donna le aveva chiesto %3C%3Cquanti uomini conosci, Piera?%3E%3E. Un migliaio era stata la sua risposta. %3C%3CE di quanti ti sei innamorata?%3E%3E. Non più di due. %3C%3CA questo mondo ci sono più di due miliardi di uomini. Di conseguenza, puoi innamorarti di tre o quattro milioni di sconosciuti. Non è vero?%3E%3E.
Fino a quel giorno, il ragionamento le era sembrato folle, sconclusionato, del tutto irreale. Il dolore, la solitudine, l'abbandono avevano il potere di confondere in lei la realtà con l'irrealtà, i progetti più folli con quelli sensati. Così Piera decise di abbandonarsi alla saggezza della donna e di provare l'amore di uno sconosciuto.
Non era difficile. Bastava semplicemente sceglierne uno. Proprio lì, nel semi buio del cafè, c'erano due uomini, belli e, ai suoi occhi, attraenti. Aveva passato l'ultima ora a soppesare i loro pregi apparenti, quelli cioè che apparivano guardandoli per la prima volta, o, detto altrimenti, quelli che si possono dedurre dalla loro apparenza. Piera, come sa chiunque la conosca da qualche tempo, non riusciva a scegliere tra i due: ai suoi occhi, i pregi dell'uno controbilanciavano quelli dell'altro. Bel dilemma, per una donna che aveva deciso di innamorarsi! Ma Piera, come ben sapete ormai, trova una soluzione a tutto e quella al suo dilemma fu semplicemente: si sarebbe fatta corteggiare da chi si fosse alzato per primo, sarebbe stata sua, esclusivamente sua.
Piera attendeva, alternando le sue attenzioni, gli sguardi, l'inclinazione del capo, ora in direzione dell'uno, Franco, ora dell'altro, Flavio, mantenendosi in perfetto equilibrio, equidistante dall'uno e dall'altro. Aspettava, pronta a seguire il primo che avesse fatto cenno di alzarsi dalla sedia.
D'un tratto, i due si alzarono entrambi dalla sedia all'unisono: quale stupore, per lei, vedere materializzarsi davanti ai suoi occhi le sue incertezze, i suoi dubbi! Chiunque altra avrebbe visto svanire la soluzione e si sarebbe sentita catapultata nuovamente nel dilemma. Non Piera. Lei rimase fedele alla sua decisione, in quel momento e negli anni che seguirono. In due si alzarono per primi? Da entrambi si fece corteggiare e conquistare, esclusivamente.
Amava Franco, sapeva quando rilassarlo mettendo sul piatto un vecchio LP frusciante, così come non si negava il piacere di farsi preparare un piatto tandoori da Flavio. L'uno voleva visitare Parigi? Ci andava. L'altro sognava di tornare in quel bosco a raccogliere castagne il giorno dei morti? Era esaudito.
Piera scelse di non scegliere. Teneva a Franco come a Flavio. Amava Flavio come Franco. Ha dovuto inventare un modo di essere loro, senza che ci fosse mai un momento in cui era dell'uno, una situazione in cui era dell'altro.
Franco si riteneva abbastanza esperto da sapere che la vita di coppia è una relazione tra due persone, che non deve prevedere l'annullamento dell'una nell'altro: una certa distanza tra i due rimane - ed è bene che rimanga - in ogni situazione. Quindi apprezzava e ammirava che Piera avesse saputo, voluto e potuto vivere degli scampoli di vita sua, al di fuori della coppia - cosa che lo aveva sempre gratificato facendolo sentire compagno di una donna interessante, viva, vivace.
Flavio non era da meno: non solo non si è mai stupito a sapere che Piera non si identificava totalmente in lui; ma ai suoi occhi era, ed è, addirittura un segno della bontà della loro relazione, non certo un limite del suo amore per lui. Sul suo per lei, poi, non aveva che certezze - come le aveva su tutto, del resto. Fra tutte, la più solida è sempre stata che, quel lontano pomeriggio d'estate, quando si alzò dal suo tavolino nella penombra del bar, Piera non aveva occhi che per lui. Anche Franco sentiva di essere stato l'unico a essere guardato, allora come nei lunghi anni che seguirono.
Purtroppo, per tutto questo tempo, i due continuarono a ignorare che gli occhi sono due e in due possono vedere e guardare. Quel giorno, un unico sguardo riuscì a lanciare due occhiate, a instaurare due contatti visivi, a provocare due sensazioni (due in loro ma soprattutto, due in lei), a gettare le basi per due relazioni. Ebbene, quei due contatti visivi non si sono mai interrotti. Fedele al suo impegno di essere di chi si sarebbe alzato per primo, Piera aveva deciso che la sua vita avrebbe iniziato a ruotare intorno a entrambi gli uomini. E così ha fatto.
A saperlo, se ne stupirebbero, loro che la conoscono più a fondo e che si sentono protagonisti assoluti della vita di lei.
A malapena, avrebbero potuto intravedere il capolavoro d'equilibrio che Piera aveva realizzato. Era riuscita a instaurare un legame forte, vero, fondamentale con loro due, senza che l'uno sapesse dell'esistenza dell'altro. Erano sempre stati lì, l'uno al fianco dell'altro, al centro della traiettoria esistenziale percorsa dalla loro donna, in una continua alternanza di dolci avvicinamenti e lievi allontanamenti. Quando si distaccava leggermente da Franco, si dava un po' di più a Flavio. Quando riduceva la distanza da Franco, aumentava quella da Flavio. In tutto questo, Piera aveva un unico obiettivo, tenere fede alla sua decisione "di essere esclusivamente di quello che si sarebbe alzato per primo". E ha vissuto tutto questo tempo nel segno della più esclusiva fedeltà: nessun altro si è intrufolato nel suo cuore. Il suo amore per loro non ha avuto cedimenti: quello che, in un certo momento, sottraeva a Flavio, lo donava in più a Franco. Se aumentava la distanza che la separava da Franco, era solo per diminuire quella da Flavio.
La fede nella Verità, di Flavio, avrebbe oscillato se avesse saputo dell'esistenza dell'altro. Sarebbe stato per lui devastante, sapere che esisteva una persona che aveva influenzato e influenzava così pesantemente la sua vita e della quale ignorava tutto. Aveva sfiorato Franco mille volte - oltre a quella fatale al bar -; mille volte erano andati a un soffio dal rivolgersi la parola; mille volte avevano fatto la stessa identica scelta - scelta che li aveva invariabilmente tenuti l'uno distante dall'altro; mille volte, infine, avevano pensato di essere l'unica persona nella vita di Piera e che, quindi, era giusto che la loro storia non fosse una di quelle storie asfittiche nelle quali si soffocava sterilmente ogni desiderio di apertura dell'amato bene.
E con tutto questo, l'aristocratico Franco cosa aveva ottenuto? Sempre e soltanto che la distanza tra lui e Flavio, tra Flavio e lui, rimanesse immutata, costantemente uguale a se stessa. Se ogni tanto, poteva sembrare che fossero un po' più vicini, era solo perché, dal punto di vista di Piera, sembrava così. Quando si sentiva al massimo della sua vicinanza con Franco, l'immagine di questo quasi si sovrapponeva con quella di Flavio. Nei momenti, nei quali non sapeva chi prevaleva nel suo cuore,ecco che le sembravano distantissimi l'uno dall'altro. In ogni caso, però, l'amore per loro è sempre stato invariato, nella sua grandezza ed esclusività.
La rivelazione che Piera amasse, e avesse amato, anche l'altro, avrebbe avuto un effetto sconvolgente su Flavio e sulla sua sensibilità, su Franco e sul suo amor proprio: l'ego di entrambi ne sarebbe uscito ferito, ammaccato, bastonato. Ma che si mettessero a pensare, almeno per un attimo! Quante volte Piera aveva ricordato, con occhi sognanti, la prima volta in quel cafè? Quante volte aveva raccontato loro della sua incertezza, della sua titubanza, della sua incapacità a fare lei un qualsiasi gesto risolutivo? Non potrebbero non ammettere di aver sorriso, con lei e di lei, nel sentirsi dire di essere stati scelti perché si erano alzati da una sedia! In quella sua superstiziosa, fatalista incapacità di scegliere, avevano riconosciuto la Piera che amavano. Perché volevano allora prendersela e rovinare tutto per il solo fatto di non essere stati i soli ad alzarsi per primo? Il caso aveva voluto che ad alzarsi per primo fossero stati in due - e così erano stati in due a diventare l'oggetto esclusivo dell'amore di Piera.
In tutto questo tempo era mancato loro qualcosa? Si erano sentiti poco amati? Trascurati? Negletti? Ma per piacere! Se tutti i loro amici, invidiavano la donna che li amava! Se non facevano altro che vantarsi della fortuna che li aveva presi tra capo e collo! Se continuavano a sbandierare ai quattro venti la maggiore delle loro granitiche certezze: io e Piera siamo la coppia più bella del mondo!
Non avevano alternativa: dovevano ammettere che Piera nulla aveva tolto, anche quando aveva dato molto all'altro. Aveva saputo, e sapeva, mantenere il giusto equilibrio che permetteva a entrambe le storie d'amore di vivere ed evolvere. Aveva saputo, e sapeva, rispettare il duplice legame che si era trovata a vivere: l'amore per Flavio e l'amore per Franco. Una volta che i due contatti visivi erano stati attivati, quale doveva interrompere?
Piera non aveva motivo di scegliere. Ai suoi occhi la scelta, l'avevano fatta i due uomini alzandosi contemporaneamente nella penombra invernale di un bar. Lei era solo rimasta fedele alla loro inconsapevole decisione e aveva gravitato un po' più sull'uno e un po' più verso l'altro, in un continuo alternarsi di timide variazioni che non avevano causato, in loro, neppure dei piccoli spostamenti del cuore.
E allora? Allora era vero, nessuno dei due era mai stato l'unico sole attorno al quale gravitava la sua luna - ma avevano entrambi il privilegio di essere uno dei due fuochi che tenevano legata a sé l'altra metà della coppia più bella del mondo.