Grande soddisfazione per gli studenti del Politecnico di Torino. Con la prima missione di VEGA, il nuovo lanciatore europeo di satelliti dell'ESA, partita il 9 febbraio dallo Spazio-porto europeo di Kourou, nella Guyana Francese, sono stati portati in orbita sei CubeSat, una classe di nano satelliti cubici delle dimensioni di 10 cm di lato e una massa di circa un chilogrammo. E uno di questi, chiamato E@STAR, è stato realizzato proprio dagli studenti dell'Ateneo torinese, primo CubeSat universitario italiano in orbita, insieme a quello dell’Università di Roma La Sapienza. A bordo della stessa missione vi sono altri 5 CubeSat realizzati da Università di altrettanti Paesi europei.
Le caratteristiche intrinseche di questi nano-satelliti hanno permesso di ridurre molto i costi e i tempi di produzione e di avvicinare anche le università allo sviluppo di satelliti come oggetti di ricerca e approfondimento didattico e tecnologico per gli studenti. Ciò nonostante, le ricadute di questi progetti di ricerca possono essere spendibili in tutto il settore aerospaziale che dispone di investimenti sempre più contenuti.
Il progetto di E-ST@R, nato nel 2009 e finanziato con i fondi per la progettualità studentesca, è stato guidato dall’ing. Sabrina Corpino dell’AeroSpace System Engineering Team (ASSET) del Politecnico, coordinato dal prof. Sergio Chiesa. In questi anni, al progetto hanno partecipato più di 100 studenti, tra gruppi di lavoro attivati durante i corsi, progetti di tesi di laurea e di dottorato.
Ora è iniziata la vera fase di test sul campo per il lavoro degli studenti: una volta intercettato il segnale del satellite e verificata la sua funzionalità, il team ha iniziato la verifica del sistema installato su E-St@r per risolvere uno dei principali problemi dei satelliti a basso costo, cioè il controllo dell’assetto.
Un sistema attivo che, se funzionante, potrà essere applicato ad altri CubeSat, perfezionando quindi questa classe di satelliti anche nell’ottica di una loro possibile applicazione industriale, che oggi fatica ad affermarsi anche per la carenza di un preciso sistema di orientamento. I risultati sui test si avranno nel giro di alcuni mesi, intanto si è verificata la ricezione del segnale dall’orbita, attraverso la Stazione dell’Associazione Radioamatori di Bra, che è diventata il quartier generale del team.
.