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Donando il proprio corpo, dopo la morte si intende, si può aiutare la ricerca medica

La medicina ha necessità di poter avere "materiale" sul quale esercitarsi per progredire con le tecniche chirurgiche. Ecco perchè è importante lasciare il proprio corpo in eredità alla scienza. A Torino si può fare.

 

C'è chi è superstizioso e non vuol nemmeno sentir nominare l'evento, per quanto  non auspicabile e lontano, della propria morte, e chi invece si prepara scrupolosamente per tempo, mettendo nero su bianco le sue volontà.  Sicuramente l'argomento, assai antico, peraltro, della necessità di avere corpi di uomini deceduti a disposizione per indagini medico-chirurgiche, è di difficile approccio, eppure la sua valenza scientifica, nonchè etica, è molto elevata.

Rembrandt - autopsiaEcco, allora, che, mentre il Parlamento si appresta a discutere una nuova normativa che regoli la donazione del corpo post mortem alla scienza, a Torino sono già un centinaio i potenziali donatori, cittadini cioè che hanno redatto un loro testamento, indicando nel "Laboratorio per lo Studio del Cadavere" diretto da Lorenzo Varetto, il luogo di destinazione della loro salma, una volta passati a miglior vita.

Sono persone che hanno accolto l'appello, lanciato dal dott. Varetto, già da alcuni anni,  con una vera e propria campagna di reclutamento, che oggi sta dando i primi risultati. 

L'utilità dei corpi post mortem è enorme, quindi, vista la scarsità, ogni salma serve per alcune decine di interventi” di “addestramento per gli studenti”. Ma si rivolge al Laboratorio anche chi è già esperto e ha bisogno di provare un intervento delicato che farà poco dopo su vivente, o per sperimentare nuovi interventi o nuove apparecchiature.

Partito in sordina dieci anni fa, il Laboratorio è ospitato dalla struttura dell’ex obitorio comunale.  Da un massimo di un paio di cadaveri l’anno, si è passati alla possibilità di avere disponibili 4, 5 salme l’anno.  Ma sono già un centinaio le persone che hanno fatto il loro testamento per fare un ‘passaggio’ qui, prima di essere sepolti o cremati.  E ogni settimana c'è chi si informa sulle procedure da adottare per diventare donatore.

Operazione chirurgicaLa procedura del resto non è difficile: dopo il funerale i cadaveri vengono trasportati al Laboratorio. E dopo qualche settimana, o qualche mese, dipende dal tempo impiegato per organizzare le sedute chirurgiche,  il corpo viene restituito alla famiglia.  Centri simili sono attivi anche a Varese, Arezzo e Bologna

Eppure oggi l'Italia è costretta a importare cervelli sotto formalina per insegnare ai nostri chirurghi ad operare, mentre  in Francia e in Belgio, per esempio, si svolgono importanti corsi di neurochirurgia della testa dove si usano teste preparate anatomicamente.   L'autotrapianto di tessuto, che oggi viene praticato normalmente, non sarebbe stato possibile senza gli studi praticati sui cadaveri.  Per questo è importante che i cittadini vengano informati rispetto a questa possibilità di dare un proprio contributo alla ricerca scientifica, anche se come soggetti passivi.

Nessun allarme comunque da parte di chi vuole che il proprio cadavere rimanga inviolato, il centro accoglie solo chi ha fatto testamento, anche se, per le leggi in vigore attualmente, potrebbero essere consegnati per gli studi scientifici anche i cadaveri non reclamati dalle famiglie. 

 

 

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