La Fondazione Ariodante Fabretti é l'unica istituzione culturale in Italia la cui mission sia riflettere sul tema del morire, sul dolore connesso con la malattia e la perdita, sull'invecchiamento, sull'emarginazione di anziani, malati, poveri, morenti e persone in lutto.
La Fondazione studia mentalità, pratiche, rituali, politiche della morte nel nostro e in altri contesti culturali, con l'intento di proporre la costruzione di una cultura della morte adeguata al nostro tempo.
Il comitato scientifico è composto da: Prof. Giorgio Cosmacini, Storia della medicina (Università di Milano), Prof. Marco Marzano, Sociologia (Università di Bergamo), Prof. Francesco Remotti, Antropologia (Università di Torino), Dott. Enrico Cazzaniga (psicologo-psicoterapeuta), Dott.ssa Marina Sozzi, Tanatologia (Direttore scientifico), Prof. Alessandro Pastore, Storia moderna (Università di Verona), Prof. Gian Giuseppe Filippi, Indologia (Università di Venezia, Ca’ Foscari).
La Fondazione Fabretti è nata il 30 giugno 1999, per iniziativa dell’allora presidente della Società per la Cremazione di Torino, Luciano Scagliarini, che è riuscito a sensibilizzare enti locali e università, che sono divenuti soci fondatori dell’istituzione nascente. Alla Regione Piemonte, la Provincia, il Comune, l’Università degli Studi e la Società per la cremazione di Torino, si è successivamente aggiunta anche l’Università del Piemonte Orientale. L’istituzione ha un taglio umanistico e interdisciplinare, e costituisce in Italia un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di tematiche tanatologiche.
Gli obiettivi della Fondazione sono stati e sono, fin dalla sua costituzione, sintetizzabile in tre principali versanti di attività:
1. Ricerca: si è trattato di contribuire a rimuovere, attraverso la riflessione, le borse di studio, le pubblicazioni e gli eventi pubblici, le diffuse resistenze sociali che rendono arduo per la maggioranza dei cittadini affrontare la sola idea della morte propria e altrui, e perseguire per sé l’ottenimento di un sereno invecchiamento e una buona morte. Non ci può essere senso della responsabilità personale e della solidarietà sociale in una cultura che si nega la consapevolezza della vulnerabilità e della mortalità umana.
2. Formazione: dedicata a coloro che hanno un rapporto quotidiano con la malattia, la morte e l’estrema senilità, in ambito sanitario, socio-sanitario e funerario, pubblico e privato.
3. Sostegno al lutto: un supporto per i cittadini che devono affrontare la perdita delle persone care, basato su uno sportello d’ascolto e orientamento e la frequentazione di gruppi di auto mutuo aiuto (questo impegno risale al 2008, progetto “Un aiuto per chi rimane”).
Dal 1999 ad oggi, molti sono stati i temi affrontati dalla ricerca, tra cui, in particolare: la storia della cremazione in Italia e a Torino, soprattutto ad opera di Giovanni De Luna; i riti funebri nel mondo (e poi, in particolare, i riti del Commiato), oggetto di studio di Marina Sozzi, Francesco Remotti e di molti altri studiosi; l’invecchiamento della popolazione, con la collaborazione di Luisa Passerini; la dimensione interculturale della morte in una società sempre più abitata da cittadini di differente provenienza culturale, grazie a Alessandro Gusman e al dipartimento di Antropologia dell’Università di Torino; l’antropologia della morte e della violenza, tema coltivato da Cristina Vargas; il rapporto tra medicina e morte nel corso dei secoli (e fino ai giorni nostri), affrontato grazie alla collaborazione con Giorgio Cosmacini e Georges Vigarello (Sorbona); i cimiteri, nella loro dimensione storico-antropologica, ricerca condotta con un ampio comitato scientifico; il lutto, grazie a Cristina Vargas, Marina Sozzi e Maria Vittoria Foghino; l’eutanasia, come problema antropologico, grazie al lavoro di Federica Verga.
A partire dal 2007, la decisione della Fondazione di divenire casa editrice e di pubblicare i suoi libri ha permesso di progettare due collane di volumi che affiancano l’uscita annuale della rivista in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo) «Studi Tanatologici», l’unica rivista in Italia che tratti di tanatologia in modo interdisciplinare.
La proposta formativa della Fondazione Fabretti ha toccato dapprima l’ambito funerario, grazie a un progetto europeo, e si è incentrata: sull’acquisizione di strumenti relazionali da parte degli operatori già occupati in questo settore (affinché potessero mettersi nell’ottica del loro lavoro come “relazione d’aiuto”), e sulla creazione di nuove figure professionali, in particolare quella del cerimoniere, volta a gestire cerimonie laiche e personalizzate. La ricerca e la formazione sperimentale, condotte nel 2003, hanno dato ottimi risultati, che hanno in parte già avuto, ma senz’altro avranno, rilevanti ricadute nello stile del settore funerario in Italia.
In ambito sanitario, dal 2002 la Fondazione collabora con la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta all’organizzazione e realizzazione d’iniziative sui temi dell’accompagnamento alla morte, della terminalità, del lutto, delle concezioni del corpo e della malattia, dei riti funebri, della “ferita” dell’operatore. Oggi, dopo molti anni in cui i corsi si sono tenuti soprattutto per gli operatori delle cure palliative e dell’oncologia, un nuovo progetto di formazione sul lutto è rivolto ai medici di medicina generale, i primi a entrare in contatto con l’eventuale disagio causato da una perdita.
Sul tema del lutto la fondazione riflette fin dal 2000. Ma nel 2008 tale riflessione ha condotto all’organizzazione di un servizio di sostegno gratuito, proposto per il momento a Torino e a Fossano, nell’ottica di creare una rete di supporto in tutto il Piemonte per coloro che attraversano con difficoltà l’esperienza della perdita di un congiunto. Accolto con favore da varie realtà e istituzioni, e finanziato per Torino dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il progetto si fonda su uno sportello orientativo e di ascolto, che aiuta i dolenti che si rivolgono a esso a scegliere la migliore strategia per gestire meglio il proprio dolore: i gruppi di auto mutuo aiuto, il volontariato, un’eventuale terapia individuale. Lo sportello è disponibile su appuntamento, che può essere preso tramite un numero di cellulare o un indirizzo mail. I gruppi di auto mutuo aiuto sono al momento sei a Torino e uno a Fossano.
I gruppi di auto mutuo aiuto dedicati ai problemi di elaborazione del lutto mirano ad aiutare i partecipanti al gruppo ad esprimere i propri sentimenti (dolore, nostalgia, paura, rabbia, senso di colpa, solitudine) senza il timore di essere giudicati, sviluppare la capacità di riflettere sulle proprie modalità di comportamento, soprattutto qualora siano orientate a non superare il dolore della perdita, aumentare le capacità individuali nel far fronte ai problemi (compito fondamentale per coloro che si erano appoggiati, psicologicamente o nell’organizzazione della vita quotidiana, alla persona defunta), incrementare la stima di sé, delle proprie abilità e risorse, lavorando su una maggiore consapevolezza personale, facilitare la nascita di nuove relazioni, combattendo così il senso di solitudine creato dalla perdita, ridando dignità alla sofferenza, che diviene condivisibile, e infine promuovere uno stile di vita a sostegno della salute individuale, familiare e sociale.
La Fondazione Fabretti si occupa inoltre di formazione, destinata in particolare all’ambito sanitario e funerario. I corsi sono gestiti da un’equipe di formatori con un’esperienza specifica nell’ambito del morire, dell’accompagnamento al morire, delle cure palliative, del lutto dei congiunti e degli operatori. In questa direzione la Fondazione Fabretti collabora, da vari anni, con la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, organizzando corsi a Torino e in altre città piemontesi: obiettivo di tali eventi è offrire agli operatori dell’oncologia e delle cure palliative gli strumenti per un approfondimento e una riflessione culturale sul proprio operato.
In ambito funerario, invece, la Fabretti ha collaborato con varie imprese di onoranze funebri (IOF), associazioni di categoria, cooperative che gestiscono i cimiteri, comuni italiani (Firenze, Milano, Fossano).
L’equipe impegnata in questo progetto è interdisciplinare, e comprende medici e altre professioni sanitarie, psicologi, counselor, antropologi, sociologi, bioeticisti e tanatologi, al fine di proporre una costante innovazione di metodi e contenuti formativi. Grazie al lavoro d’équipe, i formatori sono in grado di studiare una formazione ad hoc per esigenze anche molto diverse tra loro.
Dal punto di vista della metodologia, si utilizza, per ogni tema, una forma dialogica e interattiva, che garantisce l’integrazione tra i punti di vista e la visione globale dei problemi. Simulazioni, giochi di ruolo ed esercitazioni, discussioni di casi clinici affiancano alcune brevi lezioni frontali. L’articolazione per moduli, inoltre, consente la massima flessibilità, e può offrire una formazione introduttiva, o di base, oppure una formazione maggiormente approfondita sui vari temi.