Solo cinquant'anni or sono gli alberi erano presenti nei paesaggi rurali di tutta Europa: servivano da confine ai bordi dei campi o si ergevano solitari nel bel mezzo di grandi distese coltivate. Con lo sviluppo della meccanizzazione agricola, hanno sempre più rappresentato un intralcio e sono stati per la maggior parte eliminati.
Da quattro anni un gruppo di ricercatori europei lavorano al progetto SAFE che si pone come obiettivo lo studio di una nuova scienza, la cosiddetta agroforestazione. In pratica gli studiosi hanno il compito di verificare quali siano i riscontri pratici, come per esempio le rese produttive, dell'adozione in campo delle colture consociate miste, in cui cioè convivono colture erbacee e arboree. I risultati ottenuti sinora sono confortanti: le rese dell'unità di superficie nel caso di colture consociate sono maggiori, anche fino al 30%, rispetto al caso di colture specializzate, cioè coltivate in purezza - solo mais o solo grano.
Uno degli esempi forniti dal SAFE riguarda un ettaro di coltura consociata mista con pioppi e grano: la resa produttiva è equivalente alla produzione di 1,3 ettari suddivisi in due parcelle, una coltivata a grano, l'altra destinata a pioppaia. I conteggi sono stati fatti poste due condizioni: il periodo di riferimento è di vent' anni, ovvero il ciclo di vita completo dei pioppi, e la densità dei pioppi nella coltura consociata deve consentire delle rese soddisfacenti per quanto riguarda il grano.
I risultati sono tanto più interessanti se si pensa che normalmente l'adozione di nuove cultivar per le colture erbacee specializzate, come il grano, porta ad incrementi delle produzioni solo di qualche punto percentuale.
Il binomio albero e pianta annuale porta dei benefici in termini produttivi ad entrambi perché si crea una sinergia nello sfruttamento delle risorse naturali come luce, acqua e fertilità del suolo.
Il dr. Dupraz dell'INRA di Montpellier, che coordina il progetto SAFE, spiega come tra i due tipi di vegetali si instauri una specie di competizione: l'albero sviluppa una fitta rete di radici che si estende sotto lo strato più superficiale, già occupato dalla coltura erbacea con le sue radici. In questo modo utilizza l'acqua e i fattori di fertilità che sono sfuggiti alla coltura soprastante, producendo un miglioramento della produzione legnosa.
La crescita degli alberi intervallati alle colture erbacee è più veloce rispetto all'allevamento di soli alberi, come nel caso della pioppaia, perché lo spazio disponibile per ciascuno è maggiore e non si crea perciò concorrenza. Senza contare che gli alberi hanno un effetto protettivo sulle colture erbacee, riparandole da vento forte, piogge battenti o sole troppo forte.
Dal punto di vista economico, si calcola che i minori profitti immediati - nel caso della coltura consociata mista, la superficie a coltura erbacea è ridotta del 30% circa rispetto alla coltura specializzata - vengono compensati dall'accumulo di capitale rappresentato dal legno degli alberi in crescita, per i quali interventi di allevamento, come la potatura, occorrono solo per i primi dieci anni.
Le specie arboree che garantiscono i migliori risultati sono quelle con alto valore aggiunto, come il noce, l'acero, il sorbo, il pero o il ciliegio selvatico, il cui legno è ben richiesto dal mercato.
I vantaggi dell'agrosforestazione non si limitano all'agricoltura, ma si riflettono anche sull'ambiente.
A parte il miglioramento dell'aspetto puramente estetico del paesaggio dovuto alla semplice presenza degli alberi, ci sono altri benefici: le radici degli alberi consentono una efficace lotta all'erosione del suolo e ai fenomeni di ruscellamento superficiale. Riducono l'inquinamento delle falde e innalzano la quota di sostanza organica nel suolo, grazie alla decomposizione continua delle radici più piccole, che perdono negli anni la loro funzionalità.
Beneficia della presenza degli alberi anche la fauna: piccoli animali e insetti tornano a popolare aree prima abbandonate. Tra di essi, ci sono specie utili all'agricoltura, come uccelli insettivori, che si cibano di insetti dannosi, o insetti, come i silfidi, specie di ditteri le cui larve si nutrono dei temuti pidocchi delle piante.
L'aumento della biodiversità che consegue all'introduzione delle colture consociate porta con sé l'inevitabile sviluppo di tutta la fauna, compresa quella che ha effetti nocivi all'agricoltura, come roditori o lumache. Gli effetti negativi vengono adeguatamente tenuti in considerazione nella valutazione generale del metodo.
La politica agricola comune nutre forte interesse per l'agroforestazione, che può essere applicata in una grande varietà di modi - le combinazioni alberi /colture erbacee sono numerosissime - con tecniche colturali differenti in ambienti pedo climatici variegati, come quelli caratteristici degli stati membri dell'Unione Europea.
L'agroforestazione è il simbolo di un ritorno al passato. Permette di recuperare un modello di agricoltura più vicino alla natura, con un minor ricorso a macchine e ausilii chimici, come i diserbanti.
Le parole del dr. Dupraz sono estremamente chiare:" La nostra ricerca ci porta ad analizzare la struttura di modelli inventati dalla natura stessa. Quando osservate degli spazi di decine o centinaia di ettari coltivati con una sola coltura, con lo stesso genoma che si ripete all'infinito, siete di fronte all'esatto opposto di quanto succede in natura. Noi cerchiamo invece di reintrodurre la logica dell'ecosistema naturale, diversificato, nell'agrosistema coltivato. E' un modo di renderlo più stabile ed autonomo, meno aggressivo nei confronti del suolo e, paradossalmente - e questo è il risultato a cui arriviamo -più produttivo".