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Acqua ghiacciata negli anelli di Saturno

Risultati inattesi grazie alle osservazioni della sonda Cassini

Gli anelli di Saturno continuano a riservare sorprese agli astrofisici, l'ultima delle quali è la massiccia presenza in essi  di ghiaccio d'acqua.

Sonda CassiniSono stati, infatti, da poco pubblicati sulla rivista Science i risultati principali ottenuti dagli strumenti della sonda Cassini  dedicata allo studio del sistema planetario di Saturno, durante i primi 6 anni della missione. Grazie a questi è stato possibile per il team di studiosi che esamina i dati tracciare un quadro esaustivo della struttura, composizione, evoluzione e dinamica degli anelli di Saturno.

Importante il contributo italiano derivante dall'analisi delle osservazioni dello spettrometro VIMS (Visual and Infrared Mapping Spectrometer), di cui l'ASI ha fornito il canale VIS e di cui l'Istituto Nazionale di Astrofisica partecipa all’utilizzo scientifico dei dati prodotti. Da questi dati risulta che le particelle degli anelli principali denominati con le lettere “A” e “B” sono costituite per il 90-95% di ghiaccio d'acqua, mentre quelle dell'anello “C” e della Divisione di Cassini risultano essere più contaminate probabilmente da carbonio e silicati di origine meteoritica.

Uno dei principali misteri degli anelli di Saturno è la loro caratteristica spettrale: le analisi effettuate nella banda di radiazione infrarossa danno forti indicazioni che siano composti di ghiaccio d'acqua puro. Un risultato inatteso, che non rivela tracce della presenza di altri componenti in essi, come ad esempio anidride carbonica, ammoniaca o metano, che pure sono stati osservati in piccole percentuali sulle lune ghiacciate di Saturno. A infittire il mistero ci sono poi le analisi condotte nella luce visibile. Gli anelli in questa banda di radiazione appaiono decisamente “arrossati”, e quindi sensibilmente diversi dal caratteristico colore blu-bianco tipico del ghiaccio d'acqua.

Gli anelli di SaturnoDall'analisi condotta da Gianrico Filacchione (INAF-IASF Roma) sui dati di VIMS, risulta che il grado di “arrossamento” degli spettri nel visibile degli anelli di Saturno sia strettamente legato con l'intensità delle bande del ghiaccio d'acqua osservate nell'infrarosso. Poiché entrambi questi parametri aumentano con lo stesso andamento nelle regioni degli anelli più dense (anelli A e B) si può dedurre che la natura del materiale che assorbe la radiazione ultravioletta, e dunque il “responsabile” dell'arrossamento osservato, sia strettamente legata al ghiaccio d'acqua delle particelle. Un simile effetto si può ottenere mediante limitate quantità di atomi di carbonio  o di ossido di ferro.

Questi importanti risultati indicano che anche gli anelli di Saturno possono contenere particelle di elementi contaminanti, spiegando così in modo naturale un effetto altrimenti misterioso.

Con un diametro di circa 280.000 km ed uno spessore di circa 100 metri, il sistema degli anelli principali di Saturno è sicuramente l'oggetto piatto e sottile più esteso (oltre 44 miliardi di km quadrati) all'interno del Sistema solare. Fin dalla loro scoperta, avvenuta 400 anni fa, nel 1610 da parte di Galileo Galilei con il suo cannocchiale, gli anelli di Saturno hanno rivestito un ruolo fondamentale nello studio delle proprietà dinamiche, evolutive e della composizione chimica del Sistema solare esterno.


VIMS, così come gli altri strumenti realizzati dall’ASI in collaborazione con la NASA/JPL per la missione Cassini, continua dunque a lavorare perfettamente. Questo dimostra sia la qualità costruttiva degli strumenti che il livello di innovazione dei loro progetti. Infatti ad oltre 15 anni dalla loro realizzazione sono sempre in grado di fornire dati di eccezionale valore scientifico contribuendo ad incrementare ancora il numero di scoperte e la conoscenza del Sistema di Saturno.

La sonda Cassini, frutto di una cooperazione internazionale NASA-ASI-ESA, continuerà a compiere osservazioni dettagliate degli anelli di Saturno fino alla conclusione della missione,  prevista nel 2017.

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