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A Torino la task-force internazionale sulla Biosicurezza

Si è svolto nella nostra città il meeting per fare il punto sul tema della biosicurezza, a livello europeo a tre anni dall’avvio dei lavori del Progetto PLANTFOODSEC coordinato da Agrinnova.

Viviamo su un pianeta "a scadenza",  nel quale l'impronta ecologica, ovvero il consumo di risorse naturali da parte dell'uomo, è in costante aumento e supera ampiamente la capacità da parte della Terra di rigenerarle.

PlantfoodsecEcco perchè preservare le piante,  l'agricoltura e garantire la sicurezza dei prodotti alimentari  è oggi uno degli obiettivi principali della comunità internazionale.  Con questi obiettivi è nato il progetto Plant and Food Biosecurity - Network of Excellence, finanziato dalla Commissione Sicurezza della UE con 6 milioni di Euro, avviato nel 2011 e coordinato da Agroinnova, il Centro di Competenza per l’innovazione in campo agro-ambientale e agro-alimentare dell’Università di Torino

E' dunque un Centro di ricerca, un'eccellenza torinese, a essere leader di un network virtuale di livello Agroinnova logointernazionale formato da 13 Partner, provenienti da 8 Paesi e distribuiti in 3 continenti, che lavora per migliorare la qualità e l’impatto della ricerca e della formazione in Europa sui temi connessi alla biosicurezza e in particolare sulla gestione di emergenze causate dall’introduzione accidentale o deliberata di patogeni nelle aree coltivate.

Proprio di recente i partner del progetto si sono riuniti a Torino per fare il punto sui risultati  ottenuti a tre anni dal suo avvio ed evidenziare ancora una volta l’importanza di una ricerca trasversale multidisciplinare nel campo della biosicurezza.

Vediamo allora i principali risultati raggiunti a oggi.
Il progetto PLANTFOODSEC si è inizialmente occupato della mappatura, in ordine di priorità, delle coltivazioni maggiormente a rischio e dei patogeni potenzialmente più pericolosi; della messa a Plantfoodsec - news 2014punto di modelli efficaci di analisi del rischio e della progettazione di una piattaforma di diagnostica virtuale basata sul web per far fronte in tempi rapidi ad eventuali emergenze.  Inoltre nuovi aspetti si stanno sviluppando all’interno del progetto, in particolare sui temi della fitopatologia forense, dello studio dei patogeni umani trasmessi dalle piante e degli aspetti psico-sociologici legati alla percezione dei temi della biosicurezza e dell’agroterrorismo all’interno della comunità scientifica.

La mappatura, messa a punto sulla base di criteri di importanza collegati al ruolo economico e sociale della coltivazione, al suo consumo e al suo impatto ambientale, ha permesso di produrre una “short list” delle 20 coltivazioni più importanti del pianeta a partire da una prima selezione di 451 piante suddivise in 11 gruppi. Inoltre, sulla scorta degli esempi verificatisi anche in Europa come l’epidemia di Escherichia coli in Germania nel 2011, all’interno del progetto i ricercatori stanno approfondendo lo studio ecologico e molecolare dei patogeni pericolosi per l’uomo e veicolabili dalle piante ad oggi indicati scientificamente con l’acronimo di HPOPs (Human Pathogens On Plants).

Sulla base di questa lista sono stati elaborati degli scenari ipotetici all’interno di specifici patosistemi, ai quali applicare un’analisi che, in caso di epidemie, potrà dare un importante contributo in tempi rapidi per determinarne l’origine accidentale o dolosa.  Il primo modello sviluppato è in grado di elaborare una Progetto PLANTFOODSEC - biosicurezza, analisi di laboratoriomisura comparativa del rischio attraverso un rating che tiene conto di 15 diversi fattori, tra cui la modalità di introduzione, il clima e la vulnerabilità della pianta, il tipo di patogeno e le capacità, oltre che la motivazione, di un eventuale “malintenzionato”.  Parallelamente è stato sviluppato uno strumento decisionale denominato Crop Bioagent Introduction Intent Assessment Tool (CBIIAT) in grado di valutare la probabilità di un’introduzione intenzionale di un patogeno nelle colture utilizzando un virus del grano Wheat streak mosaic virus (WSMV) come patosistema modello. Questo approccio di indagine - che rientra nelle metodologie della Fitopatologia forense - e finalizzato a determinare l’intenzionalità dell’evento, è stato oggetto di una sperimentazione applicata al caso di epidemia di Fusariumproliferatum sulle cipolle in Israele.

E’ inoltre in via di perfezionamento il progetto di un network virtuale, battezzato con il nome di EUPFSIS (EU Plant and Food Security Information System), presentato in anteprima lo scorso agosto al Congresso Mondiale di Patologia Vegetale di Pechino. Il sistema attualmente si configura come una sorta di “database interattivo” che permetterà agli agronomi di inviare informazioni epidemiologiche in tempo reale ai laboratori internazionali più attrezzati, i quali a loro volta potranno attingere ad una enorme quantità di dati messa a disposizione dai vari Istituti sulla piattaforma ed interfacciarsi fra di loro in modo da condurre un’analisi approfondita in tempi rapidissimi e in modo coordinato. Grazie a EUPFSIS inoltre sarà possibile definire dei livelli di allarme per ciascuna emergenza (locale, regionale, nazionale, internazionale). 

Maria Lodovica Gullino - direttore di AgroinnovaE’ stato infine avviato un approfondito studio sociologico per meglio comprendere se, quanto e come i temi collegati alla biosicurezza e all’agroterrorismo siano percepiti e radicati nella comunità scientifica internazionale.

Gli interessanti risultati che stanno emergendo dal Progetto PLANTFOODSEC, ha dichiarato Maria Lodovica Gullino, Direttore di Agroinnova, confermano la necessità che da sempre ho sostenuto, di un approccio globale e sistemico ai temi della biosicurezza. Oggi più che mai l’Europa deve attrezzarsi per il futuro, un futuro che vede i prodotti agricoli, e alimentari in genere, viaggiare incessantemente da un continente all’altro e nel quale la sorveglianza e la capacità di rispondere in tempi rapidi ed efficacemente a qualunque tipo di minaccia alla sicurezza alimentare - sia essa accidentale o volontaria - non sono solo raccomandabili, ma necessarie. In questo senso non posso essere che orgogliosa del fatto che il nostro Paese sia all’avanguardia in questo settore di ricerca, e la leadership riconosciuta ad Agroinnova nell’ambito di questo progetto ne è una testimonianza concreta”.

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