Personaggi

Amedeo Avogadro (09/08/1776 - 09/07/1856)

Scienziato piemontese che studiò le proprietà dei gas con l'enunciazione del principio che porta il suo nome

Amedeo Avogadro di Quaregna nasce a Torino il 9 agosto 1776 e muore, sempre a Torino, il 9 luglio 1856. Era un Fisico o un Chimico? In realtà era un Avvocato. Laureatosi in Leggi Civili ed Ecclesiastiche, trasferì con entusiasmo e totale dedizione alla Chimica e alla Fisica le capacità di studio e di interpretazione dei dati sperimentali suoi e altrui. Definito giustamente dal Guareschi «il Legislatore delle molecole», il suo grande merito sta nell'aver distinto chiaramente la natura delle particelle che costituiscono i corpi, distinguendo i concetti di atomo e molecola sino allora usati come sinonimi. Unico italiano ad avere legato il suo nome a una costante universale (il numero di Avogadro) espresse nel 1811 la sua legge fondamentale:

«A parità di condizioni di pressione e temperatura, volumi eguali di gas contengono un egual numero di molecole».

La memoria originale in cui esprime come ipotesi quella che verrà poi accettata come legge appare nel 1811, ma la sua modestia, e i tempi non maturi, ritardarono l'accettazione della legge che si verificò definitivamente solo dopo la sua morte. Basandosi sulle determinazioni dei pesi molecolari, fu il vero precursore delle moderne formule chimiche ed il primo a indicare l'acqua con la sua formula chimica corretta: H2O. Fu il palermitano Stanislao Cannizzaro, che nel Congresso di Chimica di Karlsruhe nel 1860, riprese l'ipotesi di Avogadro pervenendo con essa a quella riforma dell'atomismo chimico che chiude il periodo delle leggi quantitative. Fu Professore di «Fisica Sublime» all'Università di Torino, Autore di un Trattato di Fisica in 4 volumi e di oltre 50.000 manoscritti e di una trentina di pubblicazioni apparsi nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino.

AMEDEO AVOGADRO, ANCHE ELETTRICISTA

A cura di Sigfrido Leschiutta

La perdurante importanza di Avogadro con il suo Numero per la Fisica in tutti i suoi rami, non deve far dimenticare i contributi di Amedeo come elettricista.

Amedeo Avogadro abbinò alla sua modestia negli atteggiamenti esterni una qualità eccelsa del ricercatore, dimostrata dalla vastità, sistematicità e continuità delle informazioni, oltre che dal fatto che fu in molti campi un precursore. Del suo quasi maniaco rifuggire dalla «esposizione», ne è prova il fatto che quando venne tenuta a Torino una riunione degli Scienziati Italiani, Avogadro non vi ebbe alcun ruolo.

Avogadro si interessò di elettricismo per tutta la sua vita e si può dimostrare che anche nella nascente nuova disciplina elettrica i suoi contributi, che si estesero per quaranta anni e che sono documentati da 11 pubblicazioni, non sono trascurabili. Avogadro era un teorico, ma in elettricismo divenne anche sperimentale, costruendo uno strumento, il «voltmetro moltiplicatore» per una determinazione accurata della serie elettrochimica degli elementi: i valori trovati vennero usati in tutta Europa. Altra sua innovazione fu l’intuizione dell’esistenza dell’«aura elettrica» attorno ai corpi con cariche elettriche, che oggi chiamiamo «induzione elettrica» e che fu sviluppata da Faraday.

Insomma, come priorità e intuizioni, l’Avogadro elettricista, sia pure col senno del poi, non è molto da meno dell’Avogadro chimico.